Si
racconta che un giorno il figlio di un noto
professionista di Telese, tornando da scuola,
confidò al papà che non aveva ben compreso il
significato dell’avverbio
“
contemporaneamente”, così come gli era stato
spiegato dalla sua maestra.
Allora il papà per aiutarlo a
comprendere gli spiegava
”quanno uno fa na’ cosa e n’ato,
“contemporaneamente”, ne fa n’ata”.
Ma purtroppo il ragazzo
continuava a non capire finché il papà, un po’
spazientito, esclamò: “
aggia capito và, facimmo n’esempio pratico”.
“Si na’ sera torno a casa e trovo a màmmeta
dint’’o lietto cu’ n’ato, i’ che só?”
“Papà, sì curnuto!”
“
E tu, “contemporaneamente”, sì figli’‘e
puttana!”
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