11 marzo 2006
'Nu guaglione chiamato Terremoto
Riccardo Affinito

 

 

Amici di ViviTelese, vi invio un racconto di un mio amico che vive in Canada ove è caporedattore sportivo di un giornale di Toronto.

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Nicola Sparano, detto "'o pistolero", è un caro amico con il quale abbiamo condiviso quasi tutte le attività tipicamente giovanili: pallone, pesca subaquea, bocce, biliardo, quadrigliato ecc. Risiede dagli inizi degli anni 70 a Toronto in Canada e legge ViviTelese. Mi ha chiesto di ospitare nella mia rubrica il pezzo che segue dedicato ad un nostro carissimo amico, "Toniniello 'e Meza". Naturalmente sono felice ed onorato di ospitare questo racconto e qualunque altra cosa Nicola volesse inviarci.


 

'Nu guaglione chiamato Terremoto.

Toniniello Di Mezza, detto Terremoto, a Telese ne ha combinate 'nu sacco e 'na sporta. Cominciò quando aveva sei-sette anni. Seguiva come 'nu cacciuttiello, la banda di dodicenni scatenati della zona ncoppa i bagni-acquafetente: Felippiello, Smith (Eduardo), 'Ndonio 'O capacchione, Nduniuccio, Bruno Napulione, 'U Pistolero (Nicola) e qualche altro. Si giocava con spade di legno e non vi dico le mazzate che ci davamo. Il luogo delle battaglie erano i muri della clinica San Francesco che restò a mezza cottura, pardon in costruzione, per anni. Una volta ci corse appresso il custode, un tizio che girava in Lambretta. Noi grandi ce la fujemmo saltando da una finestra, si era al terzo piano, attraverso un palo che distava mezzo metro. A Toniniello dicemmo: tu fattacchiappa’, si piccirillo e non te fanno niente. Ma Toniniello essendo gia’ terremoto, disse si’ e si butto’ come facevamo noi. Cadde e lo trovammo quasi morto sul mucchio di rena che era sotto il palo. Ci prese la fifa, l’aimmo acciso, gridammo, scappànno sulla pineta.

Seguendo i sentieri dei cacciatori scendemmo dall’altra parte, a Grassano e decidemmo di andare a costituirci dai carabineri. Ma all’improvviso chi compare?: Terremoto che passeggiava con una mano al collo (si era appena slogato un braccio) ma leccando un gelato che il custode gli aveva comprato per placarne le urla da dannato che levava al cielo. Un’altra volta, anni dopo, stavamo facendo Pasquetta a Grassano, quando era ancora Grassano. Noi grandi ci stavamo abbuffando in pace, quando lui comincio’ a tirare le pietre nell’acqua per schizzarci. Terremò, falla furnuta. Ma chillo cuntinuava. Alla fine gli dissi: mo t’ammollo nu papagno. E lui rispose: famme vede se tine o coraggio. Nun l’avesse mai detto perché subito dopo stava affogando nel torrente dove c’era piombato sulla spinta del papagnone.

Terremoto, da bamboccio, andava sempre a sfottere il cane lupo che la Marsiglia teneva chiuso in giardino. Una volta che il cancello era aperto, Terremoto fece appena in tempo a saltare su un muro, ma non prima che il cane gli desse tre o quattro mozzicatine al… fondo della schiena. Ci fu una volta che avevamo bisogno di vino per una cenetta. Era notte, tutti dormivano e Terremoto disse: mo sveglio la nonna. Provo’ a farlo tirando sassolini alla finestra ma la poveretta non si svegliava, allora lui prese un sasso che era quasi un chiancone e sfondò i vetri, facendo venire un colpo alla vecchiarella. Noi, detto per inciso, quella sera non bevemmo.

Terremoto sarebbe stato un grande calciatore se avesse avuto la testa a posto. Con il senno di poi si può dire che era la copia anticipata di Schizzo Tardelli. Ma essendo Terremoto, fini’ per essere squalificato a vita. Io che lo conoscevo cercavo di stare sempre tra di lui e l’arbitro di turno. Una volta che ero lontano lo assali’: mentre gli rompeva una spalla a cazzotti trovò anche il modo di staccarli a morsi mezzo orecchio. Il precursore di Mike Tyson fu squalificato a vita, mentre a me che avevo la colpa di essere capitano, toccarono sei mesi. Lui fu perdonato nel 70 quando ci fu l’amnistia per il secondo posto del Messico. Ma io a quei tempi ero già dove sono ora.

Terremoto era piccolo quando Goffredo Gadagno venne a Telese per far vincere il campionato di calcio al suo Castelvenere. Goffredo ci offri’ un ingaggio principesco: niente, nada manco 'nu centesimo. Affascinati dalla sfida,e 'nu poco impauriti dalle mani formato extralarge di Goffredo, andammo a giocare per Castelvenere in cinque: l’elegante Ettore Cuccillato, il goleador dagli alluci (ditoni) lunghissimi Pasquale Ricci, il mancino italo-inglese Smith-Eduardo Presutti, Nicola Sparano tuttofare 'o Pistolero e Riccardo Affinito che allora il Cantastorie lo faceva sull’ala rimbambendo di finte i terzini .

Rgazzi, che campionato fu quel campionato! Che vincemmo, naturalmente.

I telesini di allora, infatti, vincevano sempre. O quasi.

Nicola Sparano

 

 

     

  Il Cantastorie  Riccardo Affinito


Per intervenire: invia@vivitelese.it