PAOLO RUSSO
AMOROSI - Festa, farina e bagliori di
antiche guerre. Il vecchio campanile domina un
paesino mite e accogliente, anche se qui, per
per mille anni, ai banchetti si sono alternate
le battaglie. I marchesi contro i loro coloni. I
baroni contro i capipopolo, fino all´ultimo
colpo d´archibugio. La pace la portavano le
stagioni ricche di grano e di vino. A luglio e a
novembre il raccolto e il mosto placavano ogni
ardore almeno fino al Carnevale successivo,
giorno di penitenza, ma come un esorcismo della
natura, anche di liberazione e quindi, di festa.
Piccolo e placido, anche se un tempo sfrenato,
Amorosi anche quest´anno si trasforma in paese
dei balocchi. E si mette in maschera con 12
carri allegorici che sfilano tra vecchi granai,
nella grande piazza che raccoglie in un pugno
tutti i vicoli che sfiorano le case basse dai
tetti in cotto. C´è ancora molto di quanto
accadeva mille anni fa. Di sicuro la festa del
Carnevale, che con orgoglio qui dicono «è il più
bello e importante del Sannio», riporta Amorosi
indietro di secoli, e offre uno spettacolo che
val la pena scoprire. Da domani a martedì.
La storia del paese. L'amore non c'entra.
Amorosi è il sigillo di una famiglia longobarda,
che ebbe in possesso un territorio chiamato
prima «casalis Amorusii», poi «castrum Amorusii»,
infine Amorosi. Data di nascita intorno all´anno
mille. Il paese fu «proprietà» di principi,
marchesi e baroni. Nel 1734 vi si fermò, ospite
dei Caracciolo, Carlo di Borbone, che veniva
alla conquista del Regno di Napoli. Il principe
vi ricevette la promessa di fedeltà e di resa
dal legale rappresentante della città di Napoli.
La città-mercato. Nella seconda metà
dell´Ottocento, con l´abbattimento di buona
parte dell´antico borgo feudale e la costruzione
di una bella, ampia e simmetrica piazza, oggi
alberata, Amorosi assunse un aspetto più aperto
e moderno. Un monsignore dell´epoca non esitò a
chiamarla «commerciante cittaduzza». Da allora
divenne infatti un grande mercato, sede di fiere
stagionali e di baratti. Senza intermediari, in
una filiera «biologica» che ancora oggi non si è
spezzata: direttamente dai campi alla tavola i
prodotti dei campi, il vino e l´olio.
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