17 dicembre 2005
Solopaca, Estetica della fede al MEG
Gigi La Monaca

 

 

MEG DI SOLOPACA

 

"ESTETICA DELLA FEDE"

ARTISTI DI RITORNO DALLA SEDE RAPPRESENTATIVA DELLA REGIONE CAMPANIA DI NEW YORK

 

Solopaca, sabato 17 Dicembre 2005, alle ore 17.00 si tiene l'evento dal titolo "Estetica della Fede", che vede protagonisti tre artisti campani: Peppe Capasso, Camillo Capolongo e Giovanni Di Capua.

L'iniziativa promossa dal dr Giovanni Pacifico, direttore marketing del Museo di Solopaca, è curata dal critico Pasquale Lettieri.

Per l'occasione saranno proiettati 2 video-arte nella sala convegni del Museo e nella costituenda pinacoteca verranno esposte le opere dei tre artisti, opere provenienti da un   iter avvincente che è culminato in un esposizione nella Sede Rappresentativa della Regione Campania di New York.

Nella occasione una deliziosa degustazione di prodotti tipici campani renderà più lieta la serata.

 

Gigi La Monaca

Addetto Stampa MEG di Solopaca

3394455829

 

 


 

 

 

Nota critica

In un tempo carico di promesse funeree, apocalittiche, scardinate dal profondo, messe in gioco con la curiosità del maltempo, ritornare su diatribe storiche, quelle stereotipate querelles mondane Arte e morte dell'Arte è operazione blanda e senza sorprese possibili. Non c'è clamore da sollevare, non c'è da aspettarsi ritrovamenti, definitivamente riportiamo le bellicosità, il quadro della società è maturato al male in   maniera apodittica. Il lavoro artistico giace ormai tra le aspettative desuete. Non c'è da aspettarsi consenso, attesa dialettica. E questo per l'incalzare di fenomenologie più forti che sbarazzano il campo, fugano le bellezze della estetica, il magico abbandonarsi alla poesia.

Resterà forse qualcosa di quell'affaccendarsi a mescolare colori, scolpire, disegnare?

Resteranno quei valori eterei, in cui riponevamo ideali, utopie, ogni bagaglio imponderabile, ogni frenesia?

Resterà quel qualcosa che potrà dare peso nuovo alla nostra operosità, al nostro vivere le faccende con spasmodica intraprendenza?

E' la resa solenne. I nostri giorni registrano per chi voglia assumersi la coscienza degli atti un panorama screanzato della realtà. E quel vuoto lasciato a reclamare dove prima insisteva la rabbia dell'Arte ora accoglie la furia della morte, quella vera, non più sopita ma schiantante.

La chiave di ogni esistenza di soluzione sta nell'esistenza della fede, di una qualche fede.

Quella specie di obnubilamento che ci fa schiavi di qualche idea, appassionati di una qualche concettualizzazione, esposti al nulla della vita con lo zaino pieno della fiducia.

In un'epoca in cui si assiste alla dissipazione dei linguaggi veraci, che troppo spesso si riflettono nei caratteri diafani che sciamano sui nostri computer, proprio in questa palude di segnali mediatici, di "improvvisazioni museali napoletane", irrompono, grazie all'impegno dell'Arte, la storia delle radici dell'uomo, il retaggio culturale cristiano e la fede.

Peppe Capasso, scultore e pittore, sperimentatore e precursore è   un esponenente dell'avanguardia napoletana. Orfano dell'11 Settembre, ricorre alla fantasia per scoprire i risvolti segreti della vita della Fede e dell'Uomo. In una lunga scia espressiva che dura dagli anni Settanta, infatti fa rivivere non di rado nelle sue opere, direi quasi in maniera ossessiva, la tragedia del Calvario, ma più che il figlio di Dio nelle sue rappresentazioni sembra crocifiggere il sangue del poeta, il suo sangue. Ricerca nella propria terra la passione delle origini, fruga nell'etnia, nelle stratificazioni antropologiche con linguaggi veementi. Un'arte che porta con sé il vessillo di una natura difficile e le stimmate della odierna sanguinarietà.

Camillo Capolongo artista poliedrico noto in ambito internazionale ci presenta una rilettura dell'iconologia sacra che accoglie e sintetizza tutte le esperienze più significative della seconda metà del Novecento artistico e   punta alla minimalizzazione del racconto, allo sfondamento della testualità, alla brevilinea rappresentazione: la sua "estetica corporale" mutua dalla vita e ne è testimone.

Giovanni Di Capua pittore e scultore acerrano con un impianto pittorico meno avanzato rispetto agli altri due compagni di viaggio offre la tragicomica possibilità di pulcinella, in una modalità nuova: cancella l'evidenza dei segni per farne deus ex machina. Immagini archetipe nella sua pittura evocano la koinè nella sua più compiaciuta etnicità.

Di Capua con le sue opere  non cerca di tracciare una planimetria del sapere teologico, ma puntellare con ironia i pilastri, i contesti e i "luoghi" dove il trascendente si materializza attraverso la mano dell'uomo.

L'archeologia sacra grazie all'iniziativa della "Estetica della fede" non viene vista più solo come oggetto di contemplazione estetica, ma come documento di una società nella sua concretezza, come un "linguaggio" attraverso il quale si sono comunicati valori ed eventi collettivi.

 

Estratto da presentazione de "L'Estetica Della Fede"

di Pasquale Lettieri


 

 

 

 Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile

     

Turismo, Enogastronomia, Arte, Spettacolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it