Parco eolico?: no, grazie. La Cerreto che
vogliamo merita qualcosa in più!.
Oggi, si sa,
tutti cercano di puntare al meglio, in ogni
campo, sfruttando (nel senso di far fruttare,
non di abusare…) ciò che ha. Non ci sono dubbi
che Cerreto ha delle peculiarità uniche, su cui
puntare ad occhi chiusi, come ben ci ha
ricordato un “vecchio” assessore alla cultura:
l’urbanistica, la ceramica e…aggiungo io,
l’ambiente di cui fa parte la Parata. Puntare
su queste peculiarità, pur nella diversità dei
metodi, è stata la scelta vincente delle
Istituzioni cerretesi da lungo tempo. Far
progredire una comunità, infatti, significa
capire la vocazione della zona, studiarne le
caratteristiche per esaltarle con un giusto
“progetto”, come del resto si legge nel
programma elettorale datato 23 maggio 2004 e
firmato Antonio Barbieri.. “…Cerreto ha bisogno,
infatti, di un “progetto” attorno al quale
costruire il suo futuro...” Giusto!
Che però il
progetto (cioè il futuro) di Cerreto fossero i
pali Eolici, dopo aver puntato sulla città
museo, sull’artigianato di qualità, sul turismo
culturale come punti di forza della nostra
economia, nessuno se lo aspettava. Penso nemmeno
i consiglieri di maggioranza, visto che non ne
hanno mai parlato in campagna elettorale, quando
si dice tutto e di più e il progetto “Cerreto”
seguiva…altre strade. Evidentemente c’è stata
una variante…in corso d’opera. Ma qual è
l’inghippo di una scelta già fatta in altre zone
soprattutto dell’Italia Meridionale? Semplice:
è evidente che lo sviluppo di Cerreto passa
attraverso la crescita dei succitati settori
trainanti, in sinergia tra loro e senza
conflittualità. Che c’entrano infatti i parchi
Eolici col turismo di qualità, con
l’artigianato, con la Bandiera Arancione del
Touring Club? Nulla. Penso proprio che nessun
Turista sarà invogliato a venire a Cerreto per
visitare, mangiare, dormire o spendere perché
attirato…dai Pali Eolici. Ci pensino, e bene, i
Ristoratori, gli albergatori, i ceramisti e
quanti altri traggono o vogliono trarre dal
flusso turistico una parte del loro reddito.
Questa iniziativa, che potrebbe andar bene
altrove, a Cerreto fa a cazzotti con le altre. E
non la penso così solo io, ma anche la
Provincia, la Regione, lo Stato, la Comunità
Europea che, attraverso strumenti legislativi,
ci hanno indirizzato verso la qualità ed il
rispetto di quelle caratteristiche che hanno
fatto la fortuna di tante zone dell’Italia che,
seppur “ventilate”, hanno dirottato altrove i
Mulini a Vento: non mi pare di aver mai visto
tanti parchi eolici come al Sud sulle Alpi o a
Trieste, in Toscana o in Umbria. Non voglio più
annoiare con l’ Urbanistica e la Ceramica: se ne
è parlato abbastanza, e sono settori di “qualità
eccellente” capaci, da qualche tempo, e per
meriti equamente divisi tra tante persone, di
avviare un discorso di “sano”sfruttamento, con
qualche grave, proprio grave caduta di stile: la
Tinta, la Biennale,Cerreto Vecchia. Questa volta
prendo lo spunto dal proposto parco Eolico da
realizzare sulla Parata per fare qualche
considerazione diversa ma interessante. Lo
sfruttamento della Parata, sito paesaggistico di
estrema bellezza, DEVE giocare in sintonia con
gli altri settori se vogliamo raggiungere un
traguardo, proprio come in una squadra di
calcio: difesa, centrocampo ed attacco devono
essere in sintonia, complementari tra loro,
altrimenti salta tutto e, anche con i grandi
nomi (ceramica e Centro storico) si perdono le
gare e poi si retrocede.
Il nostro
Campionato, la nostra sfida per il futuro, la
possiamo vincere se facciamo dialogare tra loro
Agricoltura ( e allevamenti), artigianato e
turismo, se tutti di qualità e se inseriti in un
discorso comune, come il progetto del Maggio
gastronomico cercava di fare. Non fa a cazzotti
con le altre vocazioni, infatti, la
utilizzazione razionale della parata come prima
tappa della filiera alimentare che va dagli
allevamenti, alla macellazione, alla vendita e
alla ristorazione di qualità. Partiamo un po’ da
lontano.
Nel 1982 per
iniziativa di un gruppo di produttori, con lo
scopo di tutelare e promuovere la
commercializzazione delle carni derivate dai
bovini delle cinque razze italiane pregiate
(Chianina, Marchigiana, Romagnola, Maremmana e
Podolica), nacque il C.C.B.I. (Consorzio
Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze
Italiane).
Il Consorzio
tutela la produzione della maggioranza degli
allevatori bovini delle razze pregiate italiane
da carne e controlla la distribuzione attraverso
macellerie convenzionate dislocate nell'Italia
centro meridionale.
La carne viene
seguita da quando…pascola a quando viene
consumata, con enorme soddisfazione economica
per gli allevatori e i macellai, gustativa per i
consumatori. I bovini utilizzati per la
produzione delle carni IGP, devono rispondere
alle condizioni ed ai requisiti stabiliti in un
apposito Disciplinare. In particolare il
Disciplinare di produzione prevede che gli
animali vengano allattati naturalmente dalle
madri fino al momento dello svezzamento.
Successivamente la base alimentare deve essere
rappresentata da foraggi freschi o conservati
provenienti da coltivazioni erbacee tipiche
della zona di allevamento (l'Appennino, come la
NOSTRA Parata) all'interno della quale deve
avvenire anche l'ingrasso e, successivamente,
il trasporto, la macellazione, la refrigerazione
ed infine la frollatura della carne.
Per frollatura,
in particolare, si intende quel processo post
mortale che conferisce al muscolo scheletrico
le caratteristiche che vengono considerate
tipiche della carne: tenerezza, succulenza e
sapore.
E’
chiaro che una carne così ottenuta, oltre ad
essere molto più buona, rappresenta un sicuro
investimento per allevatori, macellai e
ristoratori: a fronte dello stesso lavoro, ma
con più professionalità, tutto ha più valore
economico.
Ci
rendiamo conto cosa significhi questo discorso
per i nostri allevatori, per le Macellerie, per
i Ristoranti? Oggi i nostri allevatori sono
costretti a vendere le proprie bestie, a prezzi
scontati, ad allevatori consorziati del
Valfortore che, dopo un opportuno periodo,
possono rivendere col marchio IGP ed a prezzo
superiore le vacche che poi vengono macellate a
Benevento, ove è possibile la frollatura. Se
invece aiutassimo i nostri allevatori ad aderire
al Consorzio, concedendo loro i pascoli della
parata migliorati come da disciplinare, se
adeguassimo il nostro macello (Non come la
Scuola Elementare, per favore!), se
coinvolgessimo in modo adeguato le altre
categorie interessate (rivenditori, ristoratori,
consumatori), probabilmente il ritorno economico
dello sfruttamento della Parata sarà consistente
per tutti, senza alterazioni dell’ambiente e
senza ostacolare così le aspettative del
“TURISTA DI QUALITA’ ” che vogliamo venga a
Cerreto. Il turista colto, che cammina con gli
occhi aperti e la guida in mano, è colto anche a
tavola. E noi, proprio noi, dove andremmo in
vacanze: in un parco naturale o in un parco
eolico?
Allora, di cosa ha bisogno il “progetto
Cerreto”, di Pali Eolici o di allevamenti di
qualità?
E
noi cerretesi preferiamo vedere Monte Coppe così
com’è, o coronato di enormi mulini a vento, con
una scelta che, alla lunga, è anche
antieconomica, come ha dimostrato chiaramente il
Consigliere Regionale di F.I. Luca Colasanto?
E che dire poi di ciò che ha
pubblicato il più influente e letto settimanale
tedesco, Der Spiegel, che nel numero del
31.03.04, con un’inchiesta di quindici pagine,
ha strappato la maschera virtuosa all’Eolico,
definendolo “la distruzione del paesaggio
altamente sovvenzionata”. Questa
clamorosa inchiesta in Germania, il paese che
più di ogni altro al mondo ha puntato con 15.387
torri eoliche installate su questa forma di
energia, impone un ripensamento a tutte le
esperienze in corso in Europa che dopo quella
tedesca si sono moltiplicate. “La modestia
dei risultati energetici dell’eolico
intermittente e costosissimo per il vortice di
incentivi e contributi a fondo perduto di cui ha
bisogno, provoca lo scempio del paesaggio e non
risolve l’obiettivo di sostituire la energie
prodotte con combustibili fossili e emissioni di
gas ad effetto serra“ dice Ripa di Meana,
Presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio”
la rinuncia del Comune di Perugia ad
installare due centrali di 22 torri alle porte
della città, sul Monte Tezio; la moratoria sulle
centrali progettate in Basilicata imposta dal
Presidente della Regione Filippo Bubbico; il
pronunciamento drasticamente negativo del
candidato Presidente per la Sardegna, Renato
Soru (poi eletto!);
la richiesta del Consiglio Nazionale di Italia
Nostra di una moratoria nazionale per l’eolico
in Italia, fanno di questo mese di marzo del
2004 il mese della riscossa della ragione
contro il bieco affarismo che tentava l’en plein
del business eolico nel Bel Paese.”
Cerreto vorrà ancora far parte del Bel Paese? La
scelta dipende da tutti noi. Facciamola subito.
Domani potrebbe essere troppo tardi.
Arch. Lorenzo Morone-Capogruppo Blocco per
Cerreto
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