30 luglio 2005
Cerreto, parco eolico? No, grazie
Lorenzo Morone

 

 

Parco eolico?: no, grazie. La Cerreto che vogliamo merita qualcosa in più!.

 

Oggi, si sa, tutti cercano di puntare al meglio, in ogni campo, sfruttando (nel senso di far fruttare, non di abusare…) ciò che ha.   Non ci sono dubbi che Cerreto ha delle peculiarità uniche, su cui puntare ad occhi chiusi, come ben ci ha ricordato un “vecchio” assessore alla cultura: l’urbanistica, la ceramica e…aggiungo io, l’ambiente di cui fa parte  la Parata. Puntare su queste peculiarità, pur nella diversità dei metodi, è stata la scelta vincente delle Istituzioni cerretesi da lungo tempo. Far progredire una comunità, infatti,  significa capire la vocazione della zona, studiarne le caratteristiche per esaltarle con un giusto “progetto”, come del resto  si legge nel programma elettorale datato 23 maggio 2004 e firmato Antonio Barbieri.. “…Cerreto ha bisogno, infatti, di un “progetto” attorno al quale costruire il suo futuro...” Giusto!

Che però il progetto (cioè il futuro) di Cerreto fossero i pali Eolici, dopo aver puntato sulla città museo, sull’artigianato di qualità, sul turismo culturale come punti di forza della nostra economia, nessuno se lo aspettava. Penso nemmeno i consiglieri di maggioranza, visto che non ne hanno mai parlato in campagna elettorale, quando si dice tutto e di più e il progetto “Cerreto” seguiva…altre strade. Evidentemente c’è stata una variante…in corso d’opera. Ma qual è l’inghippo di una scelta già fatta in altre zone soprattutto dell’Italia Meridionale?  Semplice: è evidente che lo sviluppo di Cerreto passa attraverso la crescita dei succitati  settori  trainanti, in sinergia tra loro e senza conflittualità.  Che c’entrano infatti i parchi Eolici col turismo di qualità, con l’artigianato, con la Bandiera Arancione del Touring Club? Nulla. Penso proprio che nessun Turista sarà invogliato a venire a Cerreto per visitare, mangiare, dormire o spendere  perché attirato…dai Pali Eolici. Ci pensino, e bene, i Ristoratori, gli albergatori, i ceramisti  e quanti altri traggono o vogliono trarre dal flusso turistico una parte del loro reddito.  Questa iniziativa, che potrebbe andar bene altrove, a Cerreto fa a cazzotti con le altre. E non la penso così solo io, ma anche la Provincia, la Regione, lo Stato, la Comunità Europea che, attraverso strumenti legislativi, ci hanno indirizzato verso la qualità ed il rispetto di quelle caratteristiche che hanno fatto la fortuna di tante zone dell’Italia che, seppur “ventilate”, hanno dirottato altrove i Mulini a Vento: non  mi pare di aver mai visto tanti parchi eolici come al Sud sulle Alpi o a Trieste, in Toscana o in Umbria.  Non voglio più annoiare con l’ Urbanistica e la Ceramica: se ne è parlato abbastanza, e sono settori di “qualità eccellente” capaci, da qualche tempo, e per meriti equamente divisi tra tante persone, di avviare un discorso di “sano”sfruttamento, con qualche grave, proprio grave caduta di stile: la Tinta, la Biennale,Cerreto Vecchia. Questa volta prendo lo spunto dal proposto parco Eolico da realizzare sulla Parata  per fare qualche considerazione diversa ma  interessante. Lo sfruttamento della Parata, sito paesaggistico di estrema bellezza, DEVE giocare in sintonia con gli altri settori se vogliamo raggiungere un traguardo, proprio come in una squadra di calcio: difesa, centrocampo ed attacco devono essere in sintonia, complementari tra loro, altrimenti salta tutto e, anche con i grandi nomi (ceramica e Centro storico) si perdono le gare e poi si retrocede.

 Il nostro Campionato, la nostra sfida per il futuro, la possiamo vincere se facciamo dialogare tra loro Agricoltura ( e allevamenti), artigianato e turismo, se tutti di qualità e se inseriti in un discorso comune, come il progetto del Maggio  gastronomico cercava di fare.  Non fa a cazzotti con le altre vocazioni, infatti, la utilizzazione razionale della parata come prima tappa della filiera alimentare che va dagli allevamenti, alla macellazione, alla vendita e alla ristorazione di qualità. Partiamo un po’ da lontano.

Nel 1982 per iniziativa di un gruppo di produttori, con lo scopo di tutelare e promuovere la commercializzazione delle carni derivate dai bovini delle cinque razze italiane pregiate (Chianina, Marchigiana, Romagnola, Maremmana e Podolica), nacque il C.C.B.I. (Consorzio Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze Italiane).

Il Consorzio tutela la produzione della maggioranza degli allevatori bovini delle razze pregiate italiane da carne e controlla la distribuzione attraverso macellerie convenzionate dislocate nell'Italia centro meridionale.

La carne viene seguita da quando…pascola a quando viene consumata, con enorme soddisfazione economica per gli allevatori e i macellai, gustativa per i consumatori. I bovini utilizzati per la produzione delle carni IGP, devono rispondere alle condizioni ed ai requisiti stabiliti in un apposito Disciplinare. In particolare il Disciplinare di produzione prevede che gli animali vengano allattati naturalmente dalle madri fino al momento dello svezzamento. Successivamente la base alimentare deve essere rappresentata da foraggi freschi o conservati provenienti da coltivazioni erbacee tipiche della zona di allevamento (l'Appennino, come la NOSTRA Parata) all'interno della quale deve avvenire anche l'ingrasso e, successivamente,  il trasporto, la macellazione, la refrigerazione ed infine la frollatura della carne.

Per frollatura, in particolare, si intende quel processo post mortale che conferisce al muscolo scheletrico  le caratteristiche che vengono considerate tipiche della carne: tenerezza, succulenza e sapore.

E’ chiaro che una carne così ottenuta, oltre ad essere molto più buona, rappresenta un sicuro investimento per allevatori, macellai e ristoratori: a fronte dello stesso lavoro, ma con più professionalità, tutto ha più valore economico.

Ci rendiamo conto cosa significhi questo discorso per i nostri allevatori, per le Macellerie, per i Ristoranti?   Oggi  i nostri allevatori sono costretti a vendere le proprie bestie, a prezzi scontati, ad allevatori consorziati del Valfortore che, dopo un opportuno periodo, possono rivendere col marchio IGP ed a prezzo superiore le vacche che poi vengono macellate a Benevento, ove è possibile la frollatura. Se invece aiutassimo i nostri allevatori ad aderire al Consorzio, concedendo loro i pascoli della parata migliorati come da disciplinare, se adeguassimo il nostro macello (Non come la Scuola Elementare, per favore!),  se coinvolgessimo in modo adeguato  le altre categorie interessate (rivenditori, ristoratori, consumatori), probabilmente il ritorno economico dello sfruttamento della Parata sarà consistente per tutti, senza alterazioni dell’ambiente e senza ostacolare così le aspettative del “TURISTA  DI QUALITA’ ” che vogliamo venga a Cerreto. Il turista colto, che cammina con gli occhi aperti e la guida in mano, è colto anche a tavola. E noi, proprio noi, dove andremmo in vacanze: in un parco naturale o in un parco eolico?

 Allora, di cosa ha bisogno il “progetto Cerreto”, di Pali Eolici o di allevamenti di qualità?

E noi cerretesi preferiamo vedere Monte Coppe così com’è, o coronato di enormi mulini a vento, con una scelta che, alla lunga, è anche antieconomica, come ha dimostrato chiaramente il Consigliere Regionale di F.I. Luca Colasanto?

E che dire poi di ciò che ha pubblicato il più influente e letto settimanale tedesco, Der Spiegel, che nel numero del 31.03.04, con un’inchiesta di quindici pagine, ha strappato la maschera virtuosa all’Eolico, definendolo la distruzione del paesaggio altamente sovvenzionata”. Questa clamorosa inchiesta in Germania, il paese che più di ogni altro al mondo ha puntato con 15.387 torri eoliche installate su questa forma di energia, impone un ripensamento a tutte le esperienze in corso in Europa che dopo quella tedesca si sono moltiplicate. “La modestia dei risultati energetici dell’eolico intermittente e costosissimo per il vortice di incentivi e contributi a fondo perduto di cui ha bisogno, provoca lo scempio del paesaggio e non risolve l’obiettivo di sostituire la energie prodotte con combustibili fossili e emissioni di gas ad effetto serra“  dice Ripa di Meana, Presidente del Comitato Nazionale del Paesaggio” la rinuncia del Comune di Perugia ad installare due centrali di 22 torri alle porte della città, sul Monte Tezio; la moratoria sulle centrali progettate in Basilicata imposta dal Presidente della Regione Filippo Bubbico; il pronunciamento drasticamente negativo del candidato Presidente per la Sardegna, Renato Soru (poi eletto!); la richiesta del Consiglio Nazionale di Italia Nostra di una moratoria nazionale per l’eolico in Italia, fanno di questo mese di marzo del 2004 il mese della riscossa della ragione contro il bieco affarismo che tentava l’en plein del business eolico nel Bel Paese.”

Cerreto vorrà ancora far parte del Bel Paese? La scelta dipende da tutti noi. Facciamola subito. Domani potrebbe essere troppo tardi.

 

Arch. Lorenzo Morone-Capogruppo Blocco per Cerreto

 

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