1 ottobre 2005
Ritrovare il coraggio di rischiare
Vincenzo Di Crosta

 

 

Guardia Sanframondi, 30 settembre 2005

 

 

 

La mia presa di posizione sull’assenza di iniziative per rievocare la figura di Alfredo Parente ha avuto un’eco che non mi sarei aspettato e suscitato reazioni in grandissima parte positive, nonostante il pessimismo espresso da alcuni amici convinti che ci troviamo in uno stato di coma irreversibile per cui trovano inutile qualsiasi tentativo, per quanto giusto e motivato, per venirne fuori.

 

C’è stato pure qualcuno, che ha ritenuto il mio intervento una indebita interferenza in cose che non dovrebbero riguardarmi per chissà quali motivi.

 

Tutto questo, a parte il disgusto che provo verso coloro che sono sempre alla ricerca esasperata di presunte occulte motivazioni che si nasconderebbero dietro le azioni o le parole  altrui, mi induce a fare qualche pubblica riflessione nella remota speranza di far comprendere che, parafrasando le parole del profeta Isaia, per amore del nostro popolo non possiamo tacere.

Non sono poche a Guardia persone sinceramente e profondamente amanti della nostra terra  e della sua gente, che hanno il culto delle nostre glorie passate, che desiderano un futuro degno della nostra storia.

 

A costoro soprattutto vorrei ricordare una frase di Don Ribaldi : “L’amore non ama assistere passivo a chi si ama”, ed è  “testimonianza di amore far notare le cose sbagliate, sollecitare e invitare a operare per il bene comune.

 

Oggi... pare proprio che tale atteggiamento non sia più di moda. Si ha come paura di creare inimicizia   anche solo facendo capire che si sta sbagliando.   Questo, dice ancora don Ribaldi,   è davvero un grave  atteggiamento contro l'amore, che dovrebbe invece dare una mano a chi sta       perdendosi.

 

Se non si reagisce, si è altrettanto responsabili come quelli che operano male.

In Ezechiele si legge (Ez.33,7-8): “Se tu non parli per distogliere   l'empio dalla sua condotta….ne chiederò conto anche a te”

 

Nella Bibbia, troviamo che i Profeti non avevano alcuna paura, di rimproverare  duramente Israele, non guardando in faccia ad alcuno, dai re, ai giudici, ai sacerdoti, ai falsi profeti, ai falsi maestri, fino a   rischiare con le loro parole la stessa morte.

 

Gesù stesso, non ebbe davvero paura di usare la frusta quando occorreva sradicare il male dalle radici..    

 

Anche l'insegnamento della dottrina sociale  della Chiesa ci richiede di esercitare il servizio "profetico" di critica dei mali del   sistema sociale.

 

Forse non siamo ancora abbastanza sensibili a questo aspetto dell'impegno della Chiesa.  Temiamo       che si finisca in politica. Preferiamo il comodo silenzio per non avere fastidi...

Ci vuole coraggio. Il coraggio di volere il bene al nostro paese nonostante tutto. Il  coraggio di chiamare male ciò che è male e bene ciò che invece è bene. Il coraggio di lottare soprattutto contro l’indifferenza che forse non è meno rischioso della lotta contro la criminalità.

Bisogna ritrovare il coraggio di rischiare.

                                                                               

Non è nella natura del cristiano vedere gli  errori e fare nulla per correggerli.

 

Prof. Vincenzo Di Crosta

 

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