Guardia Sanframondi, 30 settembre 2005
La
mia presa di posizione sull’assenza di
iniziative per rievocare la figura di Alfredo
Parente ha avuto un’eco che non mi sarei
aspettato e suscitato reazioni in grandissima
parte positive, nonostante il pessimismo
espresso da alcuni amici convinti che ci
troviamo in uno stato di coma irreversibile per
cui trovano inutile qualsiasi tentativo, per
quanto giusto e motivato, per venirne fuori.
C’è stato pure qualcuno, che ha ritenuto il mio
intervento una indebita interferenza in cose che
non dovrebbero riguardarmi per chissà quali
motivi.
Tutto questo, a parte il disgusto che provo
verso coloro che sono sempre alla ricerca
esasperata di presunte occulte motivazioni che
si nasconderebbero dietro le azioni o le parole
altrui, mi induce a fare qualche pubblica
riflessione nella remota speranza di far
comprendere che, parafrasando le parole del
profeta Isaia, per amore del nostro popolo non
possiamo tacere.
Non sono poche a Guardia persone sinceramente e
profondamente amanti della nostra terra e della
sua gente, che hanno il culto delle nostre
glorie passate, che desiderano un futuro degno
della nostra storia.
A costoro soprattutto vorrei
ricordare una frase di Don Ribaldi : “L’amore
non ama assistere passivo a chi si ama”, ed
è “testimonianza di
amore far notare le cose sbagliate, sollecitare
e invitare a operare per il bene comune.
Oggi... pare proprio che tale
atteggiamento non sia più di moda. Si ha come
paura di creare inimicizia anche solo facendo
capire che si sta sbagliando. Questo,
dice ancora don Ribaldi,
è davvero un grave atteggiamento contro
l'amore, che dovrebbe invece dare una mano a chi
sta perdendosi.
Se
non si reagisce, si è altrettanto responsabili
come quelli che operano male.
In Ezechiele si legge
(Ez.33,7-8): “Se tu
non parli per distogliere l'empio dalla sua
condotta….ne chiederò conto anche a te”
Nella Bibbia, troviamo che i Profeti non avevano
alcuna paura, di rimproverare duramente
Israele, non guardando in faccia ad alcuno, dai
re, ai giudici, ai sacerdoti, ai falsi profeti,
ai falsi maestri, fino a rischiare con le loro
parole la stessa morte.
Gesù stesso, non ebbe davvero paura di usare la
frusta quando occorreva sradicare il male dalle
radici..
Anche l'insegnamento della dottrina sociale
della Chiesa ci richiede di esercitare il
servizio "profetico" di critica dei mali del
sistema sociale.
Forse non siamo ancora abbastanza sensibili a
questo aspetto dell'impegno della Chiesa.
Temiamo che si finisca in politica.
Preferiamo il comodo silenzio per non avere
fastidi...
Ci
vuole coraggio. Il coraggio di volere il bene al
nostro paese nonostante tutto. Il coraggio di
chiamare male ciò che è male e bene ciò che
invece è bene. Il coraggio di lottare
soprattutto contro l’indifferenza che forse non
è meno rischioso della lotta contro la
criminalità.
Bisogna ritrovare il coraggio di rischiare.
Non è nella natura del cristiano vedere gli
errori e fare nulla per correggerli.
Prof. Vincenzo Di Crosta
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