(anve)
Giovanni Tommaselli, presidente di
An, reduce dal lavoro per la
soluzione della crisi
amministrativa, si sofferma sulla
sua evoluzione in questa intervista.
Tommaselli, An l’ha
spuntata nella crisi amministrativa.
La ritiene una vittoria per il suo
partito?
“Nessuna vittoria, ma
quello che spettava legittimamente
ad Alleanza Nazionale. I patti
preelettorali, prevedevano che ogni
partito avesse la propria
rappresentanza in seno
all’esecutivo. Noi l’abbiamo
rivendicata”.
Uscire dalla
maggioranza… poi rientrare non
appena si è offerta la possibilità
del posto in giunta. Non teme che l’
atteggiamento abbia sminuito una
posizione politica che alla base del
partito era piaciuta?
“La base del partito era a
conoscenza delle richieste
(legittime, lo ripeto) che non
prevedevano solo il posto in giunta,
ma anche un programma politico di
rilancio di questa amministrazione.
Quindi la scelta di tornare al
tavolo del confronto, è stata
condivisa. Debbo dirle che in una
prima fase la posizione a cui lei fa
riferimento, aveva un certo seguito.
Ma con l’evoluzione della crisi,
posso assicurare che il partito ha
raggiunto l’unanimità sulle scelte
compiute”.
Anche la doppia fedeltà al gruppo
alleatino e a quello della
maggioranza è stata facilmente
digerita dagli iscritti? In altre
parole ha senso tenere ancora in
piedi il gruppo consiliare alleatino?
“Il gruppo di An è parte integrante
di questa maggioranza, ma conserva
la sua identità. Guardi, le sembrerà
strano, ma le due cose sono
possibili soprattutto quando gli
obiettivi di partito coincidono con
quelli più generali della gestione
pubblica”.
Insomma An non ottiene vittorie, non
rinnega se stessa, né l’appartenenza
al gruppo di maggioranza. Cosa si
propone?
“Dare il nostro
contributo come consiglieri eletti
in questa coalizione. Come partito
vogliamo essere propositivi, certi
che con il tesseramento di tanti
giovani e donne e la nuova
definizione del direttivo, ci
presentiamo come forza rinnovata con
tanta voglia di fare”.
Caso Fuschini. Da An all’Udeur. Che
idea si è fatto? Erano un pretesto
le critiche mosse al suo partito per
abbandonarlo e farsi accogliere dai
mastelliani?
“Indubbiamente è un
bel salto: la cosa non ci ha
stupito: i segnali erano evidenti e
credo che anche chi, nel nostro
partito, magari in buona fede, ha
parlato di disattenzione verso l’ex
alleatino, ora deve ricredersi. Di
fronte all’applicazione del
carontismo non credo ci sia molto da
dire. Mi piace però rimarcare che la
visibilità non è funzione solo del
consenso conquistato, ma anche della
fedeltà ad un’idea, della
perseveranza politica senza
contropartita. Chi fa il contrario,
evidentemente – quello sì – è il
destinatario della massima di Totò:
“siamo uomini o caporali”. Credo che
Fuschini darà lustro e fedeltà al
suo nuovo partito esattamente come
lo ha dato ad An”.
Ironia a parte. Con Fuschini, in
ogni caso, si troverà a collaborare
in amministrazione…
“…Esiste un percorso
comune che ormai si è interrotto. Ne
inizia un altro distinto
politicamente ma convergente sugli
interessi della collettività. Noi ci
adopereremo per questo obiettivo”.