Fuschini accusa il commissario del circolo di
puntare sul cugino consigliere per un posto in
Giunta
L’assessore spiega le ragioni che lo hanno
indotto a lasciare il gruppo consiliare e
conferma: esco dalla formazione
di
Antonio Vecchiarelli
Vincenzo Fuschini, l’assessore fuoriuscito dal
gruppo consiliare di An, ha deciso di rompere il
silenzio. Si tratta solo di una parentesi,
avverte, sull’argomento non tornerà più. E non è
tenero nei confronti del gruppo dirigente del
suo ormai ex partito. “Finalmente il mio caso –
esordisce - ha fatto venire alla luce un partito
che per anni era rimasto nell’oblio. Che la
forza politica, poi, avesse anche un
commissario, lo si è appreso solo a seguito di
questa vicenda. Così questi, evidenziando una
posizione di parte (e non poteva essere
diversamente) ha espresso il Verrillo-pensiero.
Perché di questo si tratta, visto che
sull’intera questione gli iscritti non sono
stati minimamente interpellati”.
Se
l’aspettava Fuschini: “le mie posizioni sono
state subito strumentalizzate per estromettermi
dal partito e, quindi, lasciare un vuoto che
qualcuno ha pensato subito di colmare per il
tramite del commissario che già sta tentando di
porre un ultimatum al sindaco. D’altronde questo
aut aut – insiste l’assessore - era già stato
posto prima dell’insediamento
dell’amministrazione allorquando si voleva
portare il partito su posizioni strettamente
personali. Gli obiettivi e le strategie sono
state smascherate, dunque”. Decide di essere
ancora più circostanziato Fuschini: “nel giugno
2004 la richiesta di assessorato al consigliere
Salvatore Verrillo, era il veto alla sua
presenza al primo consiglio comunale della
legislatura. La posizione fu mitigata
dall’intervento di numerosi iscritti che pur non
ricoprendo un ruolo di primo piano, riuscirono a
spuntare per An un assessorato, due presenze nel
consorzio idrotermale, tre nelle commissioni e
due deleghe a ciascun consigliere escluso dalla
giunta. Ma questo evidentemente non bastava.
Ciò che si chiedeva esplicitamente, non era un
assessorato ad An, ma un assessorato alla
persona. L’obiettivo venne alla luce ancora nel
novembre 2004, quando il circolo votò il nuovo
presidente cittadino. Anche in quella sede le
posizioni personali divennero chiare. Il ritorno
alla presidenza del partito (il riferimento è al
consigliere Verrillo, ndr) doveva servire a
condizionare l’amministrazione per ottenere
l’incarico in giunta. Ma anche quella volta andò
a buca perché il circolo votò Malgieri, non
senza dissidi e lacerazioni. Ricordo che le
ingerenze provinciali e dell’attuale commissario
non furono tanto velate in suo favore”.
La
strategia di ricatto al sindaco, secondo
Fuschini, si sarebbe concretizzata con la nomina
del commissario Verrillo, cugino del
consigliere, dopo le dimissioni del presidente
Malgieri. Nomina che è stata comunicata
attraverso la stampa, ricorda l’assessore.
Aspetto, questo, che gli consente una stoccata:
“Del buonsenso a cui qualcuno si erge a
paladino, non ve n’è traccia – dichiara -
nonostante le mie dimissioni dal gruppo
consiliare siano state formalmente comunicate al
presidente provinciale”.
Nell’affrontare questo specifico aspetto della
questione, il componente della giunta Capasso,
riferisce: “Non mi aspettavo un plauso verso la
mia posizione, ma che si aprisse un dibattito
interno con i vertici e, soprattutto, con gli
iscritti. Invece l’obiettivo che si voleva
perseguire non era il coinvolgimento della base,
ma l’ottenimento di un nuovo assessorato non al
partito ma alla persona. Ritengo che se questo
avverrà, il presidente provinciale e il
commissario in carica si guarderanno bene dal
riunire gli iscritti perché il nome è già dato,
ovviamente dimenticandosi che esiste anche il
consigliere Tommaselli che per quanto sta dando
all’amministrazione meriterebbe la nomina in
giunta.
Non ero d’accordo sulla costituzione di un
gruppo autonomo – insiste - perché, questo, in
una lista civica, poteva comportare attriti con
gli altri amici della maggioranza che non si
riconoscono nel centrodestra: trattatasi di una
questione di bon ton sulla quale, però, ho
dovuto fare retromarcia per un diktat del
partito: se non avessi aderito ero fuori dallo
stesso”. Il gruppo consiliare, poi, e il
partito, secondo l’assessore, non si sarebbero
mai occupati delle vicende amministrative, né
avrebbero tentato di portare il loro contributo
in termini di idee e di proposte per discuterlo
con gli alleati. “Negli ultimi tre mesi –
precisa - su questioni che interessano il vivere
quotidiano dei cittadini, ho più volte
sollecitato il gruppo a prendere posizioni, ma
più volte mi è stato risposto che queste erano
questioni personali.
Oggi, pubblicamente mi chiedo: in che si
sostanzia l’operato di un partito se non in
quello di indirizzare la politica
dell’amministrazione?” Infine i suoi rapporti
con An. “Oggi il mio contributo – dichiara - lo
porto direttamente all’interno del gruppo “Per
Telese per il Sannio”, restituendo la tessera al
partito che ritiene, nell’economia globale, di
perdere un consigliere che è stato il quarto tra
gli eletti. Chi ha voluto fare della becera
speculazione politica resterà a bocca asciutta
perché checché ne voglia dire il commissario
Verrillo in questo partito a Telese sono gli
uomini che restano ma il partito passa, anche
quando i risultati elettorali non li vedono
premiati”.
|