12 settembre 2006
Telese, lettera aperta ad una panchina
Aldo Maturo

 

 

LETTERA APERTA A UNA…VECCHIA PANCHINA

 

Aldo Maturo

 

 

lo so, hai ragione, è inutile che ora io ti riappaia all’improvviso e ti chieda scusa per non essermi fatto vivo per tanto tempo mentre tu lì, tutta soletta, te ne sei stata per tanti anni al sole, al vento ed alla pioggia a farti sbriciolare e spietruzzare giorno per giorno sempre pronta ad ospitare, come una bella donna, chi ti vedeva libera e disponibile. Eri bella, originale, con quel tuo vestitino piastrellato, l’aspetto da matrona, quella forma sinuosa capace di accoglierci  per ore ed ascoltare con infinita discrezione i sogni di noi ragazzi  borbottando quando,  per eccessiva confidenza, scambiavamo la tua rotonda spalliera per il sedile.

 

Sono passato a trovarti e non c’eri più. Al tuo posto una panchina fiammante,   tutta impettita con le sue stecche in ferro verde oliva, di quelle che ti “firmano” il passaggio sul fondo del pantalone e la schiena anche  per il tempo di una sola sigaretta. Ho chiesto di te a lungo, ti ho cercata ed infine ti ho trovata, laggiù in fondo al paese, lontana dalla vita, nel cimitero delle cose perdute, fra  arbusti incolti e mille altri oggetti del passato.  Che pena mi hai fatto, con la schiena a pezzi, le costole arrugginite ed i piedi distrutti affondati nel fango e le sterpaglie.

 

Ti volevo raccontare tante cose, sai, ma credo che forse non ti interessano più. Vorrei che tu potessi rinascere per vedere quante cose sono successe da quando ti hanno mandata in pensione. Tu eri abituata al silenzio, all’intimità, alla nebbiolina di novembre, alle prime effusioni di tanti innamorati, ai racconti  di tante avventure inventate ed inesistenti. Sei stata testimone delle nostre vite, di tutti i travagli e i passeggi del Viale, quello di una volta, con la sua chioma ombrosa rifugio di mille e mille rondini. Hai resistito per un pezzo anche dopo, alle tante auto e allo smog che ti prendeva alla gola. E’ tutto cambiato, cara amica mia. Dovresti vederlo il tuo vecchio  viale dopo il restilyng del chirurgo plastico! Spazi enormi piastrellati, isole pedonali, aiuole polifunzionali, policromia di colori, luci dappertutto.  Un vero salotto, come dicono, visibile anche on line.

 

Sta zitta, lo so quello che pensi, è vero, non è dappertutto così. Ma tu lo sai come vanno queste cose. Succede in tutte le città. E’ un po’ come nelle  famiglie:  si sacrificano  le zone d’ombra della casa per comprare il salotto buono, quello dove si ricevono gli ospiti e fare bella figura. In fondo gli ospiti mica si portano in giro a vedere  le camere in disordine! Lo sai che in questo mondo l’apparire è più importante dell’essere. Tranquilla allora, abbi fiducia,  prima o poi  un papà premuroso   cambierà un po’ alla volta tutti i mobili di casa e non ci saranno più zone da nascondere.

        

Non borbottare, non essere pessimista, tanto per te  comunque non ci sarebbe stato più il posto, né in salotto né in soffitta. Resta con i tuoi ricordi, piccola cenerentola del tempo che fu.

 

Affettuosamente

 Aldo Maturo

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it