22 novembre 2006
Telese, mulino, intervista a Nardone
da Il Mattino    19-11-06

 

 

L’INTERVISTA

«La nostra strategia è quella di recuperare immobili a scopo culturale»

GIANNI DE BLASIO

Ha evitato di commentare a caldo la vicenda di Telese. Mai accaduto che gli impedissero di parlare. Ma è un Nardone risollevato rispetto al presidente della Provincia contestato, fischiato, persino insultato, in occasione della presentazione del progetto di recupero dell’ex Mulino Capasso, laddove si vorrebbe allocare una scuola.
 
Carmine Nardone è in partenza per Taranto, dove l’hanno chiamato a presentare ”Osso e Fame”, il libro che gli sta dando tante soddisfazioni e che presenterà poco prima di Natale a Napoli, con Gerardo Marotta ed Aldo Masullo.
 
Presidente, a Telese è stato pesantemente contestato quando ha presentato il progetto di ristrutturazione del Mulino Capasso in sede di istituto scolastico.
«La devo correggere: io non ho potuto presentare alcunché. Nella mia vita politica ho vissuto situazioni sociali e politiche delicate e difficili: ad Ottaviano, quando regnava Cutolo, o a Bergamo con i leghisti in piazza per le quote latte; mai però ho vissuto una situazione di tale virulenza sul piano personale. E, dunque, ancora mi chiedo cosa significhi. Sono tanti i perché senza risposta. Perché gli insulti preventivi?»
 
Lei però è al governo della Provincia dal 1998 e da tempo, quindi, ha sul suo tavolo questa emergenza.
«È da tempo che la Provincia ha come sua priorità questo problema. In nessun angolo del territorio abbiamo incontrato micidiali ed incomprensibili ostacoli locali. Io mi assumo tutte le mie responsabilità istituzionali, come ho sempre fatto: e, proprio a ragione di tanto, avevo ipotizzato una strategia di massima condivisione (protocollo d’intesa) in base alle regole che governano questo Paese».
 
Che non è stata accettata, però…
«Ma non è questo che mi ferisce: quello che mi indigna sono le allusioni e gli insulti; le campagne di disinformazione e l’accusa di essermela andata a cercare. Quest’ultimo è, tra tutti gli attacchi, il più inaudito: come se fosse legittimo impedire di parlare. Gli spazi della democrazia non possono essere negati a nessuno, tanto meno al presidente della Provincia nell’esercizio legittimo delle sue funzioni. Non posso parlare nella mia terra? Da una parte si invocavano le risposte; dall’altra mi si è impedito di darle».
 
Lei però è stato censurato anche dal suo partito.
«La domanda deve essere rivolta ai dirigenti locali e provinciali dei Ds. Registro solo, con una certa sorpresa, che di recente i partiti tentano di svolgere anche improprie funzioni immobiliari».
 
Però anche l’Udeur l’ha contestata.
«Devo ringraziare il vice presidente Pasquale Grimaldi, esponente dell’Udeur, per il lavoro che ha fatto e continua a fare con rigore e trasparenza».
 
Sì, ma da piazza Bissolati è partito un documento nient’affatto tenero con la Provincia.
«Io non l’ho mai visto e nei luoghi deputati al confronto democratico non ho mai registrato una contrarietà formale da parte dell’Udeur».
 
Anche in Consiglio provinciale la decisione non è stata presa.
«Questa è un’altra storia: io ho semplicemente chiesto al Consiglio, secondo le norme, di assumere una decisione su questa vicenda. Nessuno ha obbligato chicchessia a decidere a favore di questa o quella ipotesi. All’ordine del giorno c’era solo la richiesta di prendere una decisione rapida e precisa».
 
Ma perché lei si ostina a recuperare il Mulino Capasso?
«Ci siamo dati una strategia: quella del recupero dei beni immobiliari abbandonati nei nostri centri, per farli rivivere, eliminando il contesto di degrado in cui si inseriscono. Gli esempi sono molti: Palazzo Cutillo di Solopaca; Piano Cappelle, la Colonia agricola, via Tiengo, l’ex Caserma Guidoni e li stessi Sotterranei di via Borgia di Benevento; il Paleolab di Pietraroja; la Manifattura Tabacchi di San Giorgio del Sannio; l’ex Sie di Sant’Agata de’ Goti; la Scuola orafa a Pontelandolfo: abbiamo, cioè, effettuato interventi per cancellare veri e propri ecomostri e trasformarli in centri di eccellenza. E tutto questo in un quadro di compatibilità economica».
 
Però, autorevolmente è stato sostenuto che lei abbia dato letteralmente i numeri circa gli stanziamenti a sua disposizione per la scuola.
«Non mi è mai capitato di leggere tante inesattezze e depistaggi! Ci sono i documenti agli atti che parlano per me: i trasferimenti dello Stato per gli investimenti in edilizia scolastica previsti dal DPCM del Fabbisogno 2000 sono sempre stati risibili: il massimo stanziamento, avuto proprio con l’ultima annualità 2006, è stato di 1.030,77 Euro, cioè un nemmeno un paio di milioni di vecchie lire. Altra cosa è la disponibilità delle legge 23 del 1996 che però riguarda solo l’adeguamento della sicurezza. Si possono fare tutte le ironie di questo mondo, come ho letto in questi giorni; la cosa non cambia. L’unica manovra che abbiamo potuto fare è stata quella di riconvertitre in mutui i fitti passivi: in questi anni abbiamo per questo conseguito un risparmio di oltre 500.000 Euro, cioè oltre un miliardo di vecchie lire».
 
Ma quali sono i suoi progetti per questa vicenda?
«Io vedo che molti non riescono a ragionare in una logica di rete e di sinergia culturale e produttiva: a Solopaca c’è il Museo enogastronomico; a Castelvenere c’è una attiva Scuola alberghiera; prestigiosi sono i riferimenti per l’artigianato d’arte a Cerreto e San Lorenzello; straordinario è il giacimento di Pietraroja; le bellezze paesaggistiche, artistiche e culturali di tutto il comprensorio telesino si prestano in maniera egregia a fare sistema il cui baricentro potrebbe essere in un polo di eccellenza formativo a rete. Ogni comune, una specializzazione! Marketing territoriale, enogastronomia, energia, servizi satellitari, etc. …».

 

D’accordo, ma per la scuola di Telese Terme come se ne esce?
«Innanzitutto l’impegno a effettuare immediatamente dei sopralluoghi per cancellare la vergogna di aule inadatte per i nostri studenti. Inoltre, stiamo pensando ad una soluzione prefabbricata per la palestra e verificheremo in zona come garantire la normale prosecuzione delle attività didattiche, considerato anche il grande patrimonio immobiliare disponibile della Provincia. Si provvederà anche per le aule di emergenza ad un bando pubblico».

 

 

 

 

     

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