11 novembre
2006
TELESE TERME
/I manufatti risalgono al 1000 -1180
Resti
dell’antico borgo longobardo rinvenuti in
via Roma
di Gino Di Vico
Riportate alla
luce, in occasione di scavi per lavori in corso
lungo via Roma la strada principale che
attraversa e taglia in due la cittadina di
Telese Terme, tracce di manufatti
presumibilmente riconducibili all’epoca della
Torre Longobarda/ Normanna (1000-1100) situata
non distante dal luogo dei ritrovamenti.
Parte di resti
già apparsi, a memoria dei più anziani, circa
trenta anni addietro in occasione, anche allora,
di altri scavi per la realizzazione, della
vicina centrale Enel, e che ora riemergono
nuovamente sotto il manto della prospiciente
strada. Con molta probabilità resti del borgo
abitato che doveva
sorgere intorno
alla cattedrale vescovile, di cui la torre
faceva parte, e che con essa formava la
cittadina medioevale distrutta dal terremoto del
1349 che provocò una tale catastrofe da
costringere, anche a seguito della successiva
fuoriuscita delle maleodoranti polle di acqua
solfurea, gli abitanti e la stessa Curia alla
diaspora nei comuni vicini.
Foto di Giuseppe Grimaldi
Una suggestiva tesi dell’archeologo Carlo
Franciosa che negli anni 70 intraprese una serie
di scavi nell'area telesina e in particolar modo
della torre, vedeva il nucleo principale della
Telese medioevale situarsi proprio a ridosso
della cattedrale dove sorgevano annessi alla
costruzione arcivescovile le abitazioni dei
prelati.
A sostegno della
tesi c'erano i corsi d'acqua del Grassano e del
Seneta che cingono l'area delimitandola che
dovettero servire alla cittadinanza per gli usi
civici e per l'agricoltura e che potevano anche
essere indicati come confini naturali
all'interno dei quali sorgeva la cittadella che
si apriva verso l'odierno abitato attraverso una
porta distrutta nel corso del ventennio fascista
per lasciar passare le nuove autovetture, più
ingombranti, che non superavano per dimensione
l'angusto spazio dell' ingresso, porta che che
guardava sul borgo denominato delle "Potechelle"
ovvero le botteguccie ad indicare la zona come
l'area delle attività artigianali abitata dal
popolo minuto.
Ricerche e studi
che però non proseguirono, anche per le
difficoltà incontrate sul campo dal "povero"
archeologo che lasciò a Telese non solo gli
esiti delle sue ricerche che trovarono un degno
coronamento in una mostra allestita nell'allora
centro culturale sito su viale Minieri, ma anche
parte della sua fluente barba e criniera che
alcune donne del luogo, poco interessate alla
storia degli avi, vollero accaparrarsi come
monito affinché lo stesso non facesse più
ritorno sulle loro terre a scavare "inutili"
buche. Per intanto gli scavi proseguono sotto la
supervisione della Sovrintendenza Archeologica
di Salerno che hanno recintato l'area per
studiare i reperti; però apportano disagio alla
circolazione automobilistica a causa della
strettoia che si è creata all'altezza degli
scavi e che per molti, incuranti del valore
documentale degli stessi, sarebbe utile
ricoprire al più presto onde ripristinare la
scorrevolezza del traffico.
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