Intervento riferito a: Telese, ritrovamento di documento storico

 

 

26 aprile 2007
Telese, Bove scrive a Selvaggio
Emilio Bove

 

 

Cari amici di ViviTelese,

si tratta di un documento originale contenente un "contratto preliminare" di matrimonio (promessa di matrimonio) siglato con il Vescovo Vincenzo Lupoli.

Non sono ancora riuscito a datarlo. Da notare che l'intestazione riporta: "EPISCOPUS THELESINUS", quindi non S. Agata e non Cerreto (anche se la firma appare posta, alla fine, proprio a Cerreto) che in genere appaiono insieme all'indicazione della nostra cittadina.

Molto bello il simbolo vescovile in testa al documento.

Michele Selvaggio


Caro Michele,

leggo sempre con interesse le tue “scoperte”. Per quanto mi è possibile ti fornisco qualche ulteriore informazione per collocare il documento entro limiti temporali.

Alla morte di Mons. Filiberto Pascale, Vescovo Telesino ordinato nel 1771 e morto in seguito ad un’epidemia influenzale il 26 ottobre del 1787, la cattedra telesina rimase priva di una guida fino al 1791 quando, per volere di papa Pio VI, fu nominato Vincenzo Lupoli, che può essere considerato il 54° vescovo di Telese.

 

 

 

 

 

Qualche breve cenno biografico: 

 

Mons. Vincenzo Lupoli nacque a Frattamaggiore il 7 novembre 1723 da don Silvestro e donna Alessandra Spena, una famiglia ricca e blasonata che avviò il giovane primogenito agli studi letterari. Fu educato nel seminario arcivescovile di Aversa dove conseguì la laurea in teologia e filosofia.

 

Ciò si evince anche dalla “carta intestata” che tu mostri in foto ove vengono riportati i suoi titoli: «Theologus Civitatis Neapolitanae, Sacrae Teologia Magister».

 

Insegnò nello stesso istituto fino al 1764 anno in cui si trasferì a Roma dove nel 1774 insegnò Diritto Civile presso la Regia Università degli Studi. Diede alle stampe anche alcune pubblicazioni di Diritto Canonico e di Diritto Civile.

 

Nel 1784 fu nominato Teologo della città di Napoli; perfezionò i suoi studi classici specializzandosi in Epigrafia latina e nel 1789 ebbe l’incarico di tradurre in latino le «Leggi Ferdinandee» destinate al Regolamento della «Colonia Reale di S. Leucio».

 

Intrattenne rapporti cordiali con il Re Ferdinando I di Borbone. Pare che il 23 aprile 1791 il Re, di ritorno dalla Germania, chiese udienza al pontefice Pio VI per sottoporgli le problematiche relative ad alcune sedi vescovili del Regno di Napoli rimaste vacanti. In quella occasione caldeggiò il nome di Mons. Lupoli per la Cattedra telesina. Il 3 giugno 1791 il papa nominò Lupoli a Telese ed altri 13 vescovi in tutto il Regno borbonico.

 

Il vescovo, dimorante a Roma, prese possesso della sua chiesa il 19 marzo 1792 e si recò per la prima volta a Cerreto il 3 aprile successivo. Si preoccupò subito di dare nuovo impulso al seminario telesino chiamando dal Seminario di Aversa e di Capua persone idonee all’insegnamento ed alla conduzione della Diocesi.

 

Fece traslare presso la Chiesa Cattedrale di Cerreto Sannita le reliquie di S. Palerio e di S. Equizio, dono dell’arcivescovo beneventano Cardinale Banditi (trattasi di due clavicole ritrovate casualmente in una teca sotto le macerie di una chiesa abbandonata posta nel territorio del comune di San Martino). La solenne cerimonia si tenne il 5 novembre 1797.

 

Mons. Lupoli governò la chiesa telesina fino al 1799 quando, per ragioni di salute, fu costretto a tornare a Roma. Morì il giorno 8 gennaio 1800 alla veneranda età di 76 anni. La chiesa telesina rimase priva di vescovi per altri 18 anni.

 

 

Breve digressione:

S. Palerio fu vescovo di Telese nel IX secolo e S. Equizio, suo diacono, lo seguì fino alla morte. Palerio visse l’epoca tragica del saccheggio di Telesia ad opera dei saraceni al comando dell’emiro Abu Mashar che, nel 876, bruciò l’antica città romana e disperse i suoi abitanti. In tale occasione anche il Vescovo fu costretto a fuggire riparando sui monti irpini. Le sue spoglie mortali furono ritrovate casualmente (nel 1712) tra le macerie di un antico luogo di culto nel comune di San Martino Valle Caudina e furono traslate presso la chiesa metropolita di Benevento dove il Cardinale Orsini ne decretò l’autenticità.

 

 

Ciao, Emilio.

 

 

 

 

 

     

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