Comitato Civico
contro la costruzione
dell'INCENERITORE
a San Salvatore Telesino e a Reino
L’ articolo
riguarda l’analisi della diossina
nel sangue umano in Campania effettuata dal
dott. Antonio Marfella, oncologo e tossicologo
presso l’ospedale Pascale di Napoli.
La
situazione é drammatica. Valori fuori della
norma.
L’allarme sanitario e ambientale é scattato. Non
c’é tempo da perdere. Bisogna correre ai ripari,
prima di assistere inermi ad un
genocidio di massa.
(
I colori in rosso e giallo nella foto 1 della
Mappa italiana, mostrano le zone più inquinate
ed altamente tossiche in Campania. Da notare
l’angolo della morte del nostro casertano e
napoletano). L’ Inquinamento UCCIDE..!!!
Corriere
del Mezzogiorno - NAPOLI
sezione: IN PRIMO PIANO
data: 2007-09-19
pag: 2 categoria: REDAZIONALE
CASO Diossina, valori
«fuori norma» nel sangue del medico che mangia
verdura coltivata accanto alle discariche
.
NAPOLI e Campania
Articolo di
FABRIZIO GEREMICCA
C’è un convitato
di pietra, alla tavola dei napoletani, ed è la
diossina,sostanza che svolge un ruolo non
secondario nell’insorgere di varie patologie:
disturbi endocrini, disfunzioni del
metabolismo, endometriosi, fino all’Alzheimer e
al cancro. Lo ha scoperto un medico
napoletano, Antonio Marfella,
il quale lavora al Pascale e si è sottoposto, a
sue spese, ai test che rilevano i livelli di
diossina nel corpo umano.
Foto
2: Inceneritore. Foto 3: l’inquinamento avvelena
i pesci nei mari.
Si è dunque rivolto al
Consorzio Interuniversitario
Nazionale
La Chimica per
l’Ambiente, che ha sede a Porto Marghera, e, per
le controanalisi, ai
Pacific Rim Laboratories,
in Canada.
Gli strumenti hanno riscontrato 74 picogrammi di diossina per grammo, oltre 7 volte
il livello base di riferimento in città
industriali, che è di 10 picogrammi per grammo.
I valori delle analisi di Marfella sono peggiori
perfino rispetto a quelli che i 2 laboratori
hanno riscontrato negli organismi di
Giampiero Angeli e di Mario
Cannavacciuolo, gli altri due uomini
cavia che si sono sottoposti all’indagine: 45
picogrammi per grammo nel primo caso, 47 nel
secondo caso.
Angeli vive a Castelvolturno, a
mezzo chilometro dal luogo in cui, come ha
accertato una inchiesta del procuratore
Donato Ceglie, sono stati illegalmente
sversati e sepolti i fanghi tossici provenienti
dagli impianti industriali di Porto
Marghera.
Cannavacciuolo è un pastore di
Acerra e risiede in località
Pantano, a un passo dal costruendo inceneritore,
in quegli ettari di terreno avvelenati dagli
sversamenti abusivi di diossina effettuati dalla
Pellini e dagli scarichi incontrollati della
Enichem. E’ il fratello di Vincenzo, il pastore
ucciso da un tumore sei mesi fa, dopo che
centinaia di pecore del suo gregge, avvelenate
dalla diossina accumulata in anni di pascolo sui
terreni acerrani, sono morte o sono state
abbattute. Nel sangue di Vincenzo Cannavacciuolo,
prelevato poco prima che morisse e pure inviato
per le analisi a Porto Marghera ed in Canada,
sono stati riscontrati valori di diossina pari a
255 picogrammi per grammo.
«Se i risultati relativi ai
Cannavacciuolo e al colonnello Angeli, per
quanto preoccupantissimi, erano in un certo qual
modo attesi - ragiona Marfella - il dato della
diossina presente nel mio organismo è
inaspettato. Quando, ad aprile, la Protezione
Civile presentò lo studio sulla correlazione tra
sversamento incontrollato dei rifiuti e
mortalità - suddividendo i comuni campani per
classi di rischio - il capoluogo regionale fu
infatti inserita nella fascia ad allarme meno
elevato.
Il motivo è evidente: chi vive in
città -in particolare io abito nel centro storico
- non coabita con discariche illegali, come chi
risieda ad Acerra, a Giugliano, a Villaricca o a
Castelvolturno».
Proprio a Napoli, invece,
sembrerebbe che il rischio diossina sia più
elevato che altrove. Un paradosso solo
apparente, ragiona il medico-cavia. Spiega,
infatti: «Stiamo parlando di una
sostanza liposolubile e persistente, assunta per
il 90% tramite la catena alimentare.
Napoli si approvvigiona di frutta
e verdura esattamente in quelle zone, un tempo
agricole, ora non saprei come definirle, che
sono state prescelte dalle ecomafie per sversare
i rifiuti o dove sono state aperte discariche
legali e mal gestite. Che la diossina ci arrivi
direttamente in tavola, lo si poteva immaginare.
Le mie analisi non fanno che dare sostegno a
questa ipotesi. Si aggiunga che vivere in una
metropoli espone in misura particolarmente
elevata anche ad altre forme di inquinamento da
diossina, traffico automobilistico in primis, ed
ecco che il pericolo a Napoli è più che mai
grave».
Non solo nella metropoli,
peraltro. Calcolando la media dei valori
riscontrati nei quattro soggetti che hanno
effettuato le analisi - Marfella, Angeli,
Vincenzo e Mario Cannavacciuolo - risultano 105
picogrammi di diossina per grammo, valore dieci
volte superiore alla soglia di riferimento.
Essendo prelievi effettuati su persone che
abitano in comuni differenti della regione -
Napoli, Acerra, Castelvolturno - appare chiaro
che l’emergenza riguarda sia chi vive ad un
passo dagli sversatoi, sia chi consuma i
prodotti coltivati nei campi limitrofi alle
discariche illegali, a quelle mai bonificate e a
quelle utilizzate dalle ecomafie.
Marfella lancia perciò un
appello: «Urgono interventi radicali.
Penso alle bonifiche, ovviamente, al
monitoraggio puntuale del territorio per
impedire i traffici dei rifiuti, ma anche a
programmi di screening della popolazione che
verifichino su campioni significativi i livelli
di diossina accumulati da chi vive in Campania».
Eppure, ancora oggi, non un solo laboratorio in
regione è attrezzato per testare la diossina
nell’ambiente, men che meno nell’uomo. I tre
volontari - cavia, infatti , sono stati
costretti a rivolgersi altrove ed hanno speso
per ogni analisi circa 1600 euro. Ad Agnano c’è
un centro di analisi dell’Arpac, con strumenti
idonei per misurare le diossine nelle matrici
ambientali. Non è ancora entrato in funzione.
Luciano Capobianco, il direttore dell’Agenzia
per la protezione dell’ambiente, garantisce però
che bisognerà attendere ancora poco: «Stiamo
collaudando i macchinari, entro due o tre mesi
andremo a regime». Alla luce dell’emergenza
campana, secondo Marfella, sarebbe opportuno che
fosse attrezzato anche per misurare la diossina
nell’uomo.
(Articolo
di Fabrizio Geremicca,
Corriere del Mezzogiorno)
Referente comitato civico
Maria Pia Cutillo
comitatocivicotm@libero.it
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