LETTERA DI MARFELLA A NARDONE
Il
dott. Antonio Marfella, tossicologo oncologo
della Fondazione G. Pascale di Napoli, che ha
partecipato al Convegno “Le Ragioni del NO al
Termovalorizzatore” tenutosi nella Sala dei
Congressi delle Terme di Telese sabato 25 agosto
2007 ed organizzato dal Comitato “Terra Mia”, ha
scritto una lettera aperta al Presidente della
Provincia di Benevento on. Nardone che
pubblichiamo integralmente.
(Fonte: La Repubblica, 28 agosto 2007)
Caro presidente Nardone,
non pensi a Zanotelli ma ascolti la sua gente e
protegga il territorio. Alcune precisazioni
d’obbligo anche in risposta alla lettera apparsa
oggi su «La Repubblica»:
1)
se i rifiuti solidi urbani non attengono alle
“piccole” centrali a “biomasse” di San Salvatore
Telesino e Reino perché questi “piccoli
impianti” sono destinati a bruciare in totale
circa e non meno di 250.000 tonnellate di
“biomasse”? La produzione di biomassa d.o.c.
stimata per la sola provincia di Benevento
assomma a non più di 15.000 tonnellate/anno, e a
circa 60.000 tonnellate/anno per tutta la
Regione Campania (prima degli incendi di questa
estate…….). Il resto delle molte migliaia di
tonnellate di materiale da incenerire, da dove
proverrebbero? Per una popolazione infatti di
circa 287.000 abitanti della provincia di
Benevento Nardone propone due “piccoli” impianti
che, sommati, dovrebbero bruciare anche più
dell’ormai famoso inceneritore di Vienna che
serve invece circa due milioni di persone e non
funziona a biomasse ma a rifiuti solidi urbani (CDR,
quelli veri…..).
In
tutto il resto della civile Austria esistono
circa 300 impianti d.o.c. a biomasse con portata
di poche tonnellate/anno ciascuno per lo più per
il riscaldamento dei paesini di montagna. Se
questi impianti a biomasse d.o.c. dovessero
avere ciascuno la portata che Nardone invece
propone per la sola provincia di Benevento, essi
dovrebbero bruciare non meno di 30 milioni di
tonnellate l’anno di biomasse... pressocché le
intere foreste Europee! Nella zona del Chianti,
altre volte citata, infatti, la portata annua
delle biomasse da utilizzare per tale impianto
non supera le 14.000 tonnellate/anno. Quanti
miliardi di tonnellate/anno di vino Solopaca
pensano di produrre per garantire biomasse
d.o.c. per 230.000 tonnellate/anno da bruciare a
Reino e San Salvatore Telesino?
Io
sono del tutto contrario alla politica
dell’incenerimento, ma la prima cosa che non io,
ma i concittadini di Nardone e numerosi sindaci
(Telese, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte,
Puglianello, Faicchio, e numerosi altri), sotto
la spinta dei numerosi comitati civici, hanno
notato, è la assoluta e violenta discrepanza nel
sovradimensionamento di impianti che di biomassa
d.o.c. non impiegheranno più del 20% della loro
portata complessiva. Se Nardone stesso indica
nella dissociazione molecolare il destino dei
rifiuti di Benevento, cosa e da dove verranno le
altre migliaia di tonnellate/anno necessarie per
fare funzionare quegli impianti?
2)
ne discende quindi che l’unico a fare confusione
tra i veri e “piccoli” impianti a biomasse che
in tutta Italia hanno una portata media di
20.000 tonnellate/anno pare sia proprio l’On.
Nardone, e lasci in pace il buon Padre Alex che
non ha vocazione per la politica, almeno per
quella cui lui appartiene. E’ mai possibile che
ogni volta che un cittadino esprime un parere,
come nel caso di padre Zanotelli, debba ricevere
l’invito a candidarsi…? In troppi cominciano a
pensare che soltanto agli eletti è permesso
parlare, esprimere valutazioni. E’ questa una
ben strana concezione della democrazia e del
rispetto che si deve alle idee, ai cittadini; è
una strana concezione che l’eletto ha del suo
dovere di rappresentare gli elettori!
I
suoi concittadini lo hanno eletto con larga
maggioranza anche e soprattutto per quella
tutela del territorio che, nonostante tutte le
imprecisioni e le inesattezze fatte comparire
sui giornali, gli chiedono con insistenza di
continuare a perseguire anche bocciando, senza
se e senza ma, i due mega-impianti proposti.
Nardone non pensi a Padre Zanotelli, ma ascolti
con attenzione i suoi concittadini, già suoi
elettori, e faccia intelligentemente il dovuto e
necessario passo indietro abiurando questi
maxi-impianti che di biomasse d.o.c. non
bruceranno più del 20% della loro portata, e
dedichi il resto del suo mandato e delle sue
energie al controllo di un territorio che, tra
inceneritori e incendi, di biomasse
utilizzabili, tra poco, non avrà più nulla da
bruciare e allora brucerà le cosiddette
“biomasse assimilate” e cioè rifiuti, e neanche
provenienti dalla Campania.
La
Campania infatti produce ogni anno circa
2.500.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani e
ora sappiamo, dalle indagini della Magistratura,
che a questi vanno ad aggiungersi non meno di un
milione di rifiuti tossici industriali
provenienti per lo più dal Nord. Utilizzando
tutte le discariche legali e illegali, ora
sappiamo sin troppo bene quali catastrofici
effetti sono già stati raggiunti sulla salute
del nostro popolo da questo “affare” che va
avanti da oltre venti anni e che non pare
finire.
Pare però che finalmente anche la Camorra
cominci a capire che avvelenando il territorio
avvelena se stessa. Se passasse in Campania il
piano sciagurato di produzione di energia
attraverso la termosvalorizzazione e non il
recupero e riciclo, secondo la filosofia,
dall’on Nardone evidentemente condivisa, di
costruzione di mega-impianti di incenerimento e
di mega-impianti a cosiddette “biomasse”, in
Campania ci troveremmo ad avere
maxi-inceneritori (Acerra, S. Maria La Fossa,
Salerno) da non meno di due milioni di
tonnellate/anno complessivi, cui dovrebbero
aggiungersi non meno di 600.000 tonnellate/anno
da almeno 5 “piccoli” ma in realtà maxi impianti
a cosiddette “biomasse”.
Se
in Campania quindi, finalmente, riuscissimo a
raggiungere la quota di legge del minimo del 35%
di raccolta differenziata e compostaggio,
avremmo alla fine una totalità di impianti che,
per funzionare a regime, dovrebbero aggiungere
non meno di un milione di tonnellate/anno di
materiale da incenerire (rifiuti?).
L’onorevole Nardone si ponga la semplice
domanda, come un qualunque cittadino di questa
martoriata Regione: da dove verranno, cosa
saranno, e chi li gestirà? Alla sua coscienza la
sin troppo ovvia risposta.
Napoli, 28 agosto 2007
dott. Antonio Marfella Tossicologo Oncologo
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