26 settembre 2007
Inceneritore NO, convegno a Guardia
Maria Mucci

 

 

Comitato civico di Guardia Sanframondi

 contro la costruzione del termovalorizzatore a San Salvatore Telesino

 

Incontro pubblico sul problema del termovalorizzatore di San Salvatore Telesino e delle sue conseguenze sull’ambiente e sui prodotti tipici.

 

Domenica 23 settembre il Comitato civico contro il termovalorizzatore di Guardia Sanframondi,in collaborazione con il Circolo viticoltori, ha organizzato un incontro con le aziende agricole, tenuto nella Sala riunioni della Cantina Sociale “ La Guardiense “, sui problemi dei cosiddetti termovalorizzatori e del loro impatto sull’ambiente .

All’incontro sono stati invitati il professore Del Giudice, ingegnere chimico del Secondo Ateneo dell’Università di Napoli, e il dott. Ranaudo della Confagricoltura. L’intento era sensibilizzare gli operatori del settore sulle conseguenze dell’impianto previsto per San Salvatore Telesino sull’economia di tutta la Valle Telesina.

Sensibilizzazione che, per la verità, ci saremmo aspettati partisse dalle aziende stesse. In un paese basato prevalentemente sull’agricoltura, con una cooperativa importante come La Guardiense e con molte cantine private di qualità, ci saremmo aspettati un impegno maggiore in difesa dei prodotti tipici e delle prospettive del loro sviluppo. Dalla costituzione del nostro Comitato abbiamo notato, invece, un certo disinteresse, al limite un appoggio solo verbale, spesso accuse di ideologismo e di terrorismo psicologico. Come se la nostra opposizione si basasse solo su allarmismo non supportato scientificamente; su pregiudizi politici e distorsione della realtà.

E’ vero che siamo preoccupati della nostra salute ma non siamo spinti da paure immotivate. Ci sono molti studi di alto livello scientifico sugli effetti patologici degli inceneritori,e, non a caso, la Comunità europea li considera impianti altamente inquinanti da evitare e obbligatoriamente modificare entro il 2010. Perché non dovremmo averne paura? Per di più in una regione altamente inquinata come la nostra per il fallimentare governo del territorio ed la disastrosa gestione del ciclo dei rifiuti?

Perché ciò di cui parliamo è di trattamento dei rifiuti mascherato da valorizzazione di biomasse. I tanto decantati termovalorizzatori di biomasse, per le dimensioni che hanno e per i materiali che trattano, sono un inganno e un affare per le società che li propongono, che non ricevono solo finanziamenti agevolati per costruirli, ma anche sussidi per la produzione di energia “ da fonti alternative “, senza troppo preoccuparsi dell’inquinamento che causano e dell’impatto negativo sull’economia della zona.

A noi è sempre sembrato inconcepibile immaginare il nostro territorio con tanto di ciminiera a sbuffare fumi inquinanti sulle nostre coltivazioni e 30-40 camion a transitare per tutto il giorno vicino a campi che producono prodotti di qualità. A partire da questa incredulità abbiamo da subito collaborato con il Comitato di San Salvatore Telesino che aveva cominciato a raccogliere tutta la documentazione necessaria per analizzare il progetto di impianto e la sua congruenza con il Piano energetico ambientale della provincia di Benevento.

Forse perché, non essendoci nei nostri Comitati persone coinvolte in amministrazioni, l’acquisizione della documentazione è stata lunga e faticosa, solo dopo un mese di studio si è scoperto che le biomasse, per il progetto di San Salvatore, erano solo una copertura. Come una copertura è stato tutto il parlare di tecnologie avanzate e di impatto minimo, grazie sempre alla tanta decantata nuova tecnologia. Non è vero: sono impianti che inquinano e quindi incompatibili con aree agricole di pregio.

Ci scusiamo dell’ampia premessa ma ci tenevamo a precisare che non abbiamo mai parlato senza cognizione di causa, e non ci limitiamo a dire sempre e solo no.

Ritorniamo all’incontro di domenica. Dicevamo che era rivolto alle aziende in particolare ,il che spiega la presenza di Confagricoltura, ma anche a tutti i cittadini convinti della necessità e sicurezza di un impianto del genere. Ci dispiace dire che, come temevamo, la partecipazione delle aziende non è stata massiccia, né tantomeno numerosa è stata la presenza dei cittadini. Come Comitato ci siamo sentiti veramente scoraggiati quando, alle 10,00, c’erano pochissime persone. Ci è sembrato talmente scoraggiante che abbiamo rinunciato ad invitare i presenti a partecipare ad un Comitato ambientalista che si è costituito venerdì scorso con lo scopo di migliorare e difendere la qualità della vita nel nostro paese, a cominciare dalla riduzione della produzione di rifiuti, cercando di sensibilizzare e responsabilizzare individui ed istituzioni. Ed abbiamo rinunciato persino alla presentazione della dott. De Blasio sulle diossine, che avevamo previsto come introduzione alla relazione del prof. Del Giudice, per dare maggiore forza alla opposizione ad un impianto che di diossina ne produce tanta.

Per fortuna, poi , qualche persona in più è arrivata. In particolare il Presidente della “ Guardiense “, il Sindaco ed alcuni Assessori, rappresentanti del Circolo Viticoltori, di Cantine private di Guardia e di altri comuni, il referente del Comitato “ Gustasannio “.

La relazione di un professore universitario, ingegnere chimico, da anni impegnato nella ricerca di impianti alternativi agli inceneritori, ci sembrava un modo per contraddire chi ancora difende questo tipo di tecnologia, in nome della fiducia nelle conoscenze scientifiche e nella lungimiranza dei nostri politici. Rilievi al progetto sono stati fatti anche dagli ingegneri del Comitato di San Salvatore Telesino, ma ignorati dal Presidente della Provincia in quanto non al livello dei suoi tecnici universitari. Ebbene, il professore Del Giudice è uno dei molti tecnici, con tanto di curriculum, spesso non ascoltati, chissà perché, dai politici. Ci teniamo a precisare che il nostro Comitato non ha invitato il professore Del Giudice perché ne sposa le soluzioni.

Abbiamo da tempo imparato ad informarci prima di sposare qualsiasi causa. La sua presenza è stata la dimostrazione che sono i nostri politici a sposare, senza cognizione di causa, soluzioni tecniche già superate dalla ricerca. Secondo Del Giudice la tecnologia di questo impianto non è affatto innovativa e sicura. Questo impianto inquina per il tipo di materiale che andrà a bruciare ( il potere calorifero previsto per l’impianto non è compatibile con il potere calorifero prodotto dagli scarti agricoli )e per la tecnologia usata, che è una di quelle che producono più diossina. ma, guarda caso, non ne prevede la misurazione. La cosa strana, secondo il professore, è che sia stato autorizzato un impianto che non prevede nessun controllo della diossina.

Ricordate le affermazioni di Nardone, e di qualche ministro, sull’ignoranza dei Comitati? Come rispondono a questo?

Se l’inceneritore sarà costruito ci ritroveremo con livelli di diossina elevati, con grave pericolo per la nostra salute e a tutto svantaggio dei nostri prodotti agricoli. E’ possibile un vino DOC alla diossina? A questo proposito il professore ha citato il caso del Trentino, dove sono state le aziende agricole ad insorgere contro questo tipo di impianti, evidentemente incompatibili con aree a vocazione agricola. Concetto ribadito anche dal rappresentante della Confagricoltura, che ha sottolineato la necessità di contestare gli impianti in base alle normative, che esistono, e che garantiscono la sicurezza dell’ambiente e la salvaguardia delle attività agricole, per bloccarne la costruzione, evitando così danni all’ambiente ed all’economia di tutta la zona.

A proposito, Ranaudo ha ricordato l’assenza dei politici nel famoso workshop per il varo del Piano energetico citato più volte da Nardone per accusare consiglieri provinciali e comunali di incoerenza nel voto contro gli impianti. Non si è trattato di incoerenza, ma di ignoranza e incuria. L’autorizzazione di un impianto nonostante le molte pecche deriva dagli stessi comportamenti alla Regione?

Tutti i presenti hanno concordato che è vitale difendere la vocazione agricola della Valle Telesina, la tipicità dei suoi prodotti ed il suo ambiente ancora sano, ed hanno auspicato l’impegno della politica per impedire la realizzazione di un impianto così devastante per il nostro territorio. Purtroppo permane il timore che le soluzioni politiche, prospettate ormai da due mesi e mai attuate, siano solo dichiarazioni di principio. Ciò che noi percepiamo è che la procedura non è ancora stata bloccata realmente, e non lo sarà se non si mettono in campo azioni decise e forti tipo un ricorso al TAR, come da più parti annunciato ma, a quanto ci risulta, mai avviato. E ci sarebbero anche le condizioni per un ricorso per danno temuto, basato su rigorosi rilievi tecnici alle approssimazioni e grossolanità del progetto, come suggerito dai relatori, e come non escluso dai presenti.

Abbiamo apprezzato la sensibilità degli Amministratori e delle aziende presenti e le loro dichiarazioni, che hanno attenuato un po’ la nostra delusione per una partecipazione al di sotto delle nostre aspettative, e che ci fanno sperare che l’incontro sia stato un passo importante per l’avvio di una discussione più serena nel nostro paese, meno basata su posizioni di schieramento e più tesa alla ricerca di strumenti efficaci per impedire scelte non idonee alla natura del nostro territorio, evitandone lo scempio.

Chiudiamo con le parole di un viticoltore che ci hanno molto colpito e che riassumono la preoccupazione di noi tutti. “ Nardone ci faccia sapere presto che idea di sviluppo ha per il nostro territorio; se vuole valorizzare la viticoltura od affossarla. Non possiamo aspettare molto per decidere se continuare nel nostro impegno o vendere tutto e cercare altrove qualcosa da fare. Una viticoltura di qualità richiede impegno e investimenti continui. Ci conviene continuare a farli se poi ci ritroveremo con una zona destinata a diventare una specie di discarica e terra di conquista da parte di società estranee e indifferenti alle sorti della nostra economia?”

Nell’incontro tutti hanno dichiarato di non volere che questo accada.

Ci auguriamo che insieme riusciremo a trovare il modo per difendere la nostra salute e la nostra economia, optando e premendo per scelte volte a valorizzare le nostre produzioni, la nostra tradizione di sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente, le nostre condizioni di vita, il nostro futuro.

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it