Comitato civico di Guardia Sanframondi
contro la costruzione del termovalorizzatore a
San Salvatore Telesino
Incontro pubblico
sul problema del
termovalorizzatore di San Salvatore Telesino e
delle sue conseguenze sull’ambiente e sui
prodotti tipici.
Domenica 23 settembre il Comitato civico contro
il termovalorizzatore di Guardia Sanframondi,in
collaborazione con il Circolo viticoltori, ha
organizzato un incontro con le aziende agricole,
tenuto nella Sala riunioni della Cantina Sociale
“ La Guardiense “, sui problemi dei cosiddetti
termovalorizzatori e del loro impatto
sull’ambiente .
All’incontro sono stati invitati il professore
Del Giudice, ingegnere chimico del Secondo
Ateneo dell’Università di Napoli, e il dott.
Ranaudo della Confagricoltura. L’intento era
sensibilizzare gli operatori del settore sulle
conseguenze dell’impianto previsto per San
Salvatore Telesino sull’economia di tutta la
Valle Telesina.
Sensibilizzazione che, per la verità, ci saremmo
aspettati partisse dalle aziende stesse. In un
paese basato prevalentemente sull’agricoltura,
con una cooperativa importante come La
Guardiense e con molte cantine private di
qualità, ci saremmo aspettati un impegno
maggiore in difesa dei prodotti tipici e delle
prospettive del loro sviluppo. Dalla
costituzione del nostro Comitato abbiamo notato,
invece, un certo disinteresse, al limite un
appoggio solo verbale, spesso accuse di
ideologismo e di terrorismo psicologico. Come se
la nostra opposizione si basasse solo su
allarmismo non supportato scientificamente; su
pregiudizi politici e distorsione della realtà.
E’
vero che siamo preoccupati della nostra salute
ma non siamo spinti da paure immotivate. Ci sono
molti studi di alto livello scientifico sugli
effetti patologici degli inceneritori,e, non a
caso, la Comunità europea li considera impianti
altamente inquinanti da evitare e
obbligatoriamente modificare entro il 2010.
Perché non dovremmo averne paura? Per di più in
una regione altamente inquinata come la nostra
per il fallimentare governo del territorio ed la
disastrosa gestione del ciclo dei rifiuti?
Perché ciò di cui parliamo è di trattamento dei
rifiuti mascherato da valorizzazione di
biomasse. I tanto decantati termovalorizzatori
di biomasse, per le dimensioni che hanno e per i
materiali che trattano, sono un inganno e un
affare per le società che li propongono, che non
ricevono solo finanziamenti agevolati per
costruirli, ma anche sussidi per la produzione
di energia “ da fonti alternative “, senza
troppo preoccuparsi dell’inquinamento che
causano e dell’impatto negativo sull’economia
della zona.
A
noi è sempre sembrato inconcepibile immaginare
il nostro territorio con tanto di ciminiera a
sbuffare fumi inquinanti sulle nostre
coltivazioni e 30-40 camion a transitare per
tutto il giorno vicino a campi che producono
prodotti di qualità. A partire da questa
incredulità abbiamo da subito collaborato con il
Comitato di San Salvatore Telesino che aveva
cominciato a raccogliere tutta la documentazione
necessaria per analizzare il progetto di
impianto e la sua congruenza con il Piano
energetico ambientale della provincia di
Benevento.
Forse perché, non essendoci nei nostri Comitati
persone coinvolte in amministrazioni,
l’acquisizione della documentazione è stata
lunga e faticosa, solo dopo un mese di studio si
è scoperto che le biomasse, per il progetto di
San Salvatore, erano solo una copertura. Come
una copertura è stato tutto il parlare di
tecnologie avanzate e di impatto minimo, grazie
sempre alla tanta decantata nuova tecnologia.
Non è vero: sono impianti che inquinano e quindi
incompatibili con aree agricole di pregio.
Ci
scusiamo dell’ampia premessa ma ci tenevamo a
precisare che non abbiamo mai parlato senza
cognizione di causa, e non ci limitiamo a dire
sempre e solo no.
Ritorniamo all’incontro di domenica. Dicevamo
che era rivolto alle aziende in particolare ,il
che spiega la presenza di Confagricoltura, ma
anche a tutti i cittadini convinti della
necessità e sicurezza di un impianto del genere.
Ci dispiace dire che, come temevamo, la
partecipazione delle aziende non è stata
massiccia, né tantomeno numerosa è stata la
presenza dei cittadini. Come Comitato ci siamo
sentiti veramente scoraggiati quando, alle
10,00, c’erano pochissime persone. Ci è sembrato
talmente scoraggiante che abbiamo rinunciato ad
invitare i presenti a partecipare ad un Comitato
ambientalista che si è costituito venerdì scorso
con lo scopo di migliorare e difendere la
qualità della vita nel nostro paese, a
cominciare dalla riduzione della produzione di
rifiuti, cercando di sensibilizzare e
responsabilizzare individui ed istituzioni. Ed
abbiamo rinunciato persino alla presentazione
della dott. De Blasio sulle diossine, che
avevamo previsto come introduzione alla
relazione del prof. Del Giudice, per dare
maggiore forza alla opposizione ad un impianto
che di diossina ne produce tanta.
Per fortuna, poi , qualche persona in più è
arrivata. In particolare il Presidente della “
Guardiense “, il Sindaco ed alcuni Assessori,
rappresentanti del Circolo Viticoltori, di
Cantine private di Guardia e di altri comuni, il
referente del Comitato “ Gustasannio “.
La
relazione di un professore universitario,
ingegnere chimico, da anni impegnato nella
ricerca di impianti alternativi agli
inceneritori, ci sembrava un modo per
contraddire chi ancora difende questo tipo di
tecnologia, in nome della fiducia nelle
conoscenze scientifiche e nella lungimiranza dei
nostri politici. Rilievi al progetto sono stati
fatti anche dagli ingegneri del Comitato di San
Salvatore Telesino, ma ignorati dal Presidente
della Provincia in quanto non al livello dei
suoi tecnici universitari. Ebbene, il professore
Del Giudice è uno dei molti tecnici, con tanto
di curriculum, spesso non ascoltati, chissà
perché, dai politici. Ci teniamo a precisare che
il nostro Comitato non ha invitato il professore
Del Giudice perché ne sposa le soluzioni.
Abbiamo da tempo imparato ad informarci prima di
sposare qualsiasi causa. La sua presenza è stata
la dimostrazione che sono i nostri politici a
sposare, senza cognizione di causa, soluzioni
tecniche già superate dalla ricerca. Secondo Del
Giudice la tecnologia di questo impianto non è
affatto innovativa e sicura. Questo impianto
inquina per il tipo di materiale che andrà a
bruciare ( il potere calorifero previsto per
l’impianto non è compatibile con il potere
calorifero prodotto dagli scarti agricoli )e per
la tecnologia usata, che è una di quelle che
producono più diossina. ma, guarda caso, non ne
prevede la misurazione. La cosa strana, secondo
il professore, è che sia stato autorizzato un
impianto che non prevede nessun controllo della
diossina.
Ricordate le affermazioni di Nardone, e di
qualche ministro, sull’ignoranza dei Comitati?
Come rispondono a questo?
Se
l’inceneritore sarà costruito ci ritroveremo con
livelli di diossina elevati, con grave pericolo
per la nostra salute e a tutto svantaggio dei
nostri prodotti agricoli. E’ possibile un vino
DOC alla diossina? A questo proposito il
professore ha citato il caso del Trentino, dove
sono state le aziende agricole ad insorgere
contro questo tipo di impianti, evidentemente
incompatibili con aree a vocazione agricola.
Concetto ribadito anche dal rappresentante della
Confagricoltura, che ha sottolineato la
necessità di contestare gli impianti in base
alle normative, che esistono, e che garantiscono
la sicurezza dell’ambiente e la salvaguardia
delle attività agricole, per bloccarne la
costruzione, evitando così danni all’ambiente ed
all’economia di tutta la zona.
A
proposito, Ranaudo ha ricordato l’assenza dei
politici nel famoso workshop per il varo del
Piano energetico citato più volte da Nardone per
accusare consiglieri provinciali e comunali di
incoerenza nel voto contro gli impianti. Non si
è trattato di incoerenza, ma di ignoranza e
incuria. L’autorizzazione di un impianto
nonostante le molte pecche deriva dagli stessi
comportamenti alla Regione?
Tutti i presenti hanno concordato che è vitale
difendere la vocazione agricola della Valle
Telesina, la tipicità dei suoi prodotti ed il
suo ambiente ancora sano, ed hanno auspicato
l’impegno della politica per impedire la
realizzazione di un impianto così devastante per
il nostro territorio. Purtroppo permane il
timore che le soluzioni politiche, prospettate
ormai da due mesi e mai attuate, siano solo
dichiarazioni di principio. Ciò che noi
percepiamo è che la procedura non è ancora stata
bloccata realmente, e non lo sarà se non si
mettono in campo azioni decise e forti tipo un
ricorso al TAR, come da più parti annunciato ma,
a quanto ci risulta, mai avviato. E ci sarebbero
anche le condizioni per un ricorso per danno
temuto, basato su rigorosi rilievi tecnici alle
approssimazioni e grossolanità del progetto,
come suggerito dai relatori, e come non escluso
dai presenti.
Abbiamo apprezzato la sensibilità degli
Amministratori e delle aziende presenti e le
loro dichiarazioni, che hanno attenuato un po’
la nostra delusione per una partecipazione al di
sotto delle nostre aspettative, e che ci fanno
sperare che l’incontro sia stato un passo
importante per l’avvio di una discussione più
serena nel nostro paese, meno basata su
posizioni di schieramento e più tesa alla
ricerca di strumenti efficaci per impedire
scelte non idonee alla natura del nostro
territorio, evitandone lo scempio.
Chiudiamo con le parole di un viticoltore che ci
hanno molto colpito e che riassumono la
preoccupazione di noi tutti. “ Nardone ci faccia
sapere presto che idea di sviluppo ha per il
nostro territorio; se vuole valorizzare la
viticoltura od affossarla. Non possiamo
aspettare molto per decidere se continuare nel
nostro impegno o vendere tutto e cercare altrove
qualcosa da fare. Una viticoltura di qualità
richiede impegno e investimenti continui. Ci
conviene continuare a farli se poi ci
ritroveremo con una zona destinata a diventare
una specie di discarica e terra di conquista da
parte di società estranee e indifferenti alle
sorti della nostra economia?”
Nell’incontro tutti hanno dichiarato di non
volere che questo accada.
Ci
auguriamo che insieme riusciremo a trovare il
modo per difendere la nostra salute e la nostra
economia, optando e premendo per scelte volte a
valorizzare le nostre produzioni, la nostra
tradizione di sviluppo sostenibile nel rispetto
dell’ambiente, le nostre condizioni di vita, il
nostro futuro. |