7 ottobre 2007
Biomasse, Visalli (ABM-VoCem) risponde a tutti
Alessandro Visalli

 

 

Facendo una ricerca nei motori su internet, ho trovato diversi interventi di Alessandro Visalli (responsabile della ditta ABM-VoCem) su vari blog o forum.

 

Poiché il nostro sito ViviTelese è molto frequentato da cittadini che sono contrari alla centrale a biomasse a San Salvatore, ci sono pochissimi interventi di persone "a favore". E' interessante leggere le risposte che il tecnico fornisce agli interlocutori.

 

Giovanni Forgione

 


 

 

Alessandro Visalli

Responsabile dello studio di impatto ambientale

per la centrale a biomasse a San Salvatore.

Responsabile della procedura per conto di ABM-VoCem

 

 


 

 

fonte: http://altocasertano.wordpress.com/2007/09/07/san-salvatore-telesinobn-l%E2%80%99inganno-nell-inganno-comunicato-da-comitato-civico-contro-l-inceneritore/

 

San Salvatore Telesino(Bn)

L'inganno nell'inganno - comitato civico contro l'inceneritore

 

-Come Comitato Civico dobbiamo chiedere scusa a tutti i lettori dei nostri comunicati per un grave equivoco creato finora anche per nostra responsabilità. Quando abbiamo scritto la lettera aperta al Presidente Nardone abbiamo sostenuto che l’impianto progettato per San Salvatore Telesino non era coerente con il Piano energetico Ambientale dato che nel PEA non erano previsti impianti a biomasse della grandezza e potenza delle due Centrali di Reino e San Salvatore Telesino. Ne è scaturito un attivo e interessante dibattito tra coloro che, come noi, hanno discusso della fondamentale assenza nella Provincia di Benevento di BIOMASSE e del rischio abbastanza concreto di camuffare nelle biomasse parte del CDR disponibile in Regione.

 

Invece la Vocem/ ABM, ad un certo punto, ha deciso di cambiare completamente richiesta di autorizzazione in nome della ” massima trasparenza” e poiché il CDR non sarebbe più stato conveniente, ha richiesto direttamente un’autorizzazione per bruciare RIFIUTI.

 

Noi lo abbiamo scoperto un po’ alla volta, ma è stato solo nello scrivere la relazione per l’Audizione alla Regione Campania che abbiamo potuto accedere a gran parte delle carte e documentarlo. Un INGANNO nell’INGANNO. A San Salvatore Telesino non c’è nessun progetto di Centrale che prevede di bruciare Biomasse. Se cosi fosse stato, come per la Centrale di Reino, l’autorizzazione sarebbe stata richiesta secondo il D.Lgs 387/03, mentre per l’impianto di San Salvatore Telesino è stata chiesta ai sensi degli artt.27 e 28 del D.Lgs 22/97 che molti ricorderanno come il Decreto Ronchi, quello sui RIFIUTI!! Non hanno bisogno di nascondersi dietro quantità di biomasse inesistenti o nella programmazione del PEA dove non sono previste grandi centrali di biomasse. Non hanno bisogno di nascondere il contenuto dei camion a controlli periodici, sono autorizzati, è un INCENERITORE autorizzato dalla legge.

 

Ieri ne abbiamo parlato a lungo con il responsabile dello studio sull’impatto ambientale della Vocem, l’architetto Visalli che ce ne ha spiegato le motivazioni economiche. A questo punto la domanda più importante è: possibile che nessuno abbia capito tutto questo? Al Consiglio Provinciale si è discusso per ore, ancora, di progetti di centrale di biomasse a San Salvatore, il Presidente Nardone ha continuato a parlare di stoppie, resti di granoturco, ramaglie da bruciare… Invece alla Regione avevamo parlato di una lista lunghissima di “Codici CER” che non sono altro che RIFIUTI. Non che la Regione non lo sapesse, le autorizzazioni vengono da li. Bene, abbiamo tutti un altro argomento su cui produrre documenti, dissertazioni e tanto altro. Per la centrale di Reino si continuerà a parlare di BIOMASSE e noi ribadiamo che non vogliamo che sia costruito neanche quello, non è un problema ideologico, è un nostro diritto opporci ad un progetto che sarebbe un disastro ecologico, e la smettano tutti coloro che vorrebbero accettare compromessi su questo argomento, le centrali a biomasse nascondono solo la realtà più che il sospetto che per biomasse vengano spacciati sempre e solo rifiuti.

 

A San Salvatore Telesino non potremo mai più parlare dell’inganno di un termovalorizzatore perché del vecchio progetto della Vocem resta solo il nome. Si chiama Inceneritore, è autorizzato a bruciare rifiuti. Svegliatevi, leggete davvero le carte, (come sempre ci consiglia il presidente Nardone) ,e adesso lottiamo solo contro un inceneritore, senza perdere tempo con tutti quelli che discutono su cosa siano le biomasse e su quante tonnellate se ne producono in Campania o nella provincia di Benevento. Non si può continuare a guardare, occorrono azioni concrete.

 

(Comunicato inviato da Referente Comitato Civico: Maria Pia Cutillo )

Pubblicato da red. prov. Alto Casertano-Matesino & dintorni

 

Risponde Alessandro Visalli

7 settembre 2007

 

Gentile signora Maria Pia Cutillo, chiaramente non possiamo vedere le cose nello stesso modo ed in questo non c’è niente di male.

Tuttavia mi vorrei permettere, proprio per il rispetto che è dovuto al diritto di mobilitazione e di difesa di quelli che si reputano essere i propri legittimi interessi e della tutela dell’ambiente e della salute, di precisare quanto segue: - la domanda di autorizzazione della ABM-Vocem (che poi sarebbe della sola Vocem, naturalmente) l’ho scritta materialmente io, quindi posso assicurare che non è mai cambiata.

 

In essa si è sempre fatta richiesta di rifiuti rappresentati esclusivamente dai pochi codici CER (classificazione europea di specifici rifiuti distinti per provenienza e tipologia)in essa indicati; tutti, come mi sembra sia stato riconosciuto da tutti, riconducibili a scarti ligneo-cellulosici (legno e carta e suoi derivati)provenienti solo dai cicli produttivi; non ci sono mai stati e non ci sono rifiuti urbani, non c’è CDR, “eco-BALLE” e quanto altro ci si voglia inventare per nascondere le oltre 3.500.000 di tonnellate che ogni anno produciamo; - ciò significa sostanzialmente che la ditta -se autorizzata- potrà ritirare secondo la legge (in questo ha ragione ma spero che almeno questa non sia una critica) gli scarti che ha richiesto (e solo quelli) e, naturalmente, quanti materiali vergini -che in quanto “non rifiuti” non sono soggetti a limitazioni ma sono merci- vorrà; - segnalo anche che non c’è contraddizione tra dire che è una “centrale a biomasse” e ritirare QUESTI scarti (o rifiuti); infatti la definizione di “biomasse” ammessa dalla legge (proprio nella “387″) include la parte biodegradabile dei rifiuti e solo quella. Il legno e la carta sono biodegradabili.

 

Che il CDR non sia conveniente (a causa dell’esclusione operata dalla finanziaria nel 2006, e quindi oltre un anno dopo la presentazione dell’unica domanda ad oggi fatta dalla società) è la mia opinione che confermo.

Non per difendere il Presidente Nardone che secondo me lo merita (su questo) ma naturalmente voi potete dissentire anche con ragioni migliori delle mie, dato che io non vivo nel vostro territorio, ma “stoppie, resti di granoturco, ramaglie da bruciare” sono “biomasse” E RIFIUTI. Sono, precisamente, alcuni dei codici che abbiamo richiesto. Oltre a queste pensiamo a rifiuti della produzione alimentare (i gusci di noccioline, anche se costano abbastanza, sono un bellissimo combustibile, quelli di pomodori vanno essiccati ma dopo sono ottimi, etc.) e ad alcuni flussi di materiali che non sono pericolosi e oggi vanno inutilmente in discarica. Penso, da persona che da più di dieci anni si occupa di ambiente e non glielo ha ordinato il medico, che sia meglio almeno recuperare l’energia -e quindi risparmare altrove gas e petrolio- che portarla in discarica, “dimenticarla” o bruciarla all’aria aperta.

Del resto è tutto scritto nello Studio di Impatto Ambientale presentato nel 2005.

 

Ma pensiamo anche a materiali vergini, abbiamo infatti bisogno di fare un mix corretto per produrre energia elettrica in modo costante che è l’unico obiettivo dell’impianto.

 

I materiali vergini l’impianto li comprerà sul territorio pagandoli il giusto prezzo, naturalmente da centri di prelavorazione e preparazione che qualche imprenditore o cooperativa locale (speriamo) farà.

 

Il progetto, quindi, non è mai cambiato. In nessuna delle sue parti. Come non è cambiata la domanda di autorizzazione o la procedura.

 

Credo che questo comportamento, pur nelle differenze di posizione e obiettivi, debba essere riconosciuto come coerente e trasparente. Non penso sia equo parlare di inganno. E’ vero che la centrale non dovrà nascondere i camion a controlli, perchè ha rispettato in pieno la legge. Casomai, la invito a riflettere gentile signora, è chi propone la “387″ che quando stocca biomasse anche classificate come rifiuti (una delle vituperate “D” che abbiamo chiesto) ha qualcosa di problematico. Proprio per evitare qualsiasi ambiguità ed il rischio di operare ai limiti della legge che la ABM (che è azienda pubblica) ha accettato la MIA PROPOSTA di fare la procedura ambientale -più garantista- e non quella della ‘387 che per le biomasse è -a mio modesto parere- troppo ambigua.

 

Naturalmente, atteso che “biomasse” significa materiale organico biodegradabile vergine e di scarto, quindi significa anche rifiuti, “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani” (cfr http://www.impattoambientale.it/definizioni.htm), discutere di quante ce ne siano in Provincia di Benevento e nel resto della Regione è pertinente allo scopo di minimizzare i trasporti.

 

Dalla definzione che ho ripreso dalla legge e che legge sopra, gentile signora, la invito anzi a notare che la Vocem -che non ha fatto la ‘387 - paradossalmente potrà prendere MENO rifiuti (ma in modo più corretto legalmente secondo me); infatti l’impianto potrà ritirare solo i codici richiesti (che sono sostanzialmente legno e carta)e materiale vergime, mentre chi sta alla definizione ed ha fatto la ‘387 che la contiene può prendere anche la parte organica dei rifiuti urbani (prima del 2006 poteva prendere anche il CDR, noi no).

 

Vi ringrazio per la pazienza e mi scuso se, per la delicatezza ed il carattere specialistico di qualche passaggio non sono stato capace di farmi capire.

Alessandro Visalli (naturalmente quando intervengo lo faccio a titolo personale assumendomene la responsabilità)

 


 

fonte: http://altocasertano.wordpress.com/2007/08/29/napoli-dott-marfella-a-difesa-dei-comitati-contro-il-termovalorizzatorecaro-presidente-nardone-ascolti-la-sua-gente/

 

Il dottor “Antonio Marfella”, noto tossicologo e oncologo dell’ ospedale Pascale di Napoli, impegnato nei comitati civici contro i rifiuti e i veleni tossici in Campania, in merito ad articolo pubblicato in data 28 Agosto sul quotidiano Repubblica di Napoli ed in relazione alla polemica innescata sugli inceneritori a biomasse di S. Salvatore Telesino e Reino, ha inviato presso la redazione del nostro portale una rilfessione tecnica sull’ argomento, che volentieri pubblichiamo. Di seguito l’articolo del dott. Marfella:

 

LETTERA APERTA:

Napoli 28 Agosto- “Caro presidente Nardone, non pensi a Zanotelli ma ascolti la sua gente e protegga il territorio. Alcune precisazioni d’obbligo anche in risposta alla lettera apparsa oggi su LA REPUBBLICA:

 

1) se i rifiuti solidi urbani non attengono alle “piccole” centrali a “biomasse” di S.Salvatore Telesino e Reino perche’ questi “piccoli impianti” sono destinati a bruciare in totale circa e non meno di 250.000 tonnellate di “biomasse” ?

 

La produzione di biomassa d.o.c. stimata per la sola provincia di Benevento assomma a non piu’ di 15.000 tonnellate/anno, e a circa 60.000 tonnellate/anno per tutta la Regione Campania (prima degli incendi di questa estate…….) .Il resto delle molte migliaia di tonnellate di materiale da incenerire, da dove proverrebbero? Per una popolazione infatti di circa 287.000 abitanti della provincia di Benevento Nardone propone due “piccoli” impianti che, sommati, dovrebbero bruciare anche piu’ dell’ormai famoso inceneritore di Vienna che serve invece circa due milioni di persone e non funziona a biomasse ma a rifiuti solidi urbani (CDR, quelli veri…..).

 

In tutto il resto della civile Austria esistono circa 300 impianti d.o.c. a biomasse con portata di poche tonnellate/anno ciascuno per lo piu’ per il riscaldamento dei paesini di montagna. Se questi impianti a biomasse d.oc. dovessero avere ciascuno la portata che Nardone invece propone per la sola provincia di Benevento, essi dovrebbero bruciare non meno di 30 milioni di tonnellate l’anno di biomasse……….pressocche’ le intere foreste Europee! Nella zona del Chianti, altre volte citata, infatti, la portata annua delle biomasse da utilizzare per tale impianto non supera le 14.000 tonnellate/anno. Quanti miliardi di tonnellate/anno di vino Solopaca pensano di produrre per garantire biomasse d.o.c. per 230.000 tonnellate/anno da bruciare a Reino e S. Salvatore Telesino? Io sono del tutto contrario alla politica dell’ incenerimento , ma la prima cosa che non io, ma i concittadini di Nardone e numerosi sindaci (Telese, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Puglianello, Faicchio, e numerosi altri), sotto la spinta dei numerosi comitati civici, hanno notato, è la assoluta e violenta discrepanza nel sovradimensionamento di impianti che di biomassa d.o.c. non impiegheranno piu’ del 20 % della loro portata complessiva.

 

Se Nardone stesso indica nella dissociazione molecolare il destino dei rifiuti di Benevento, cosa e da dove verranno le altre migliaia di tonnellate/anno necessarie per fare funzionare quegli impianti?

 

2) ne discende quindi che l’unico a fare confusione tra i veri e “piccoli” impianti a biomasse che in tutta Italia hanno una portata media di 20.000 tonnellate/anno pare sia proprio l’On. Nardone, e lasci in pace il buon Padre Alex che non ha vocazione per la politica, almeno per quella cui lui appartiene. E’ mai possibile che ogni volta che un cittadino esprime un parere, come nel caso di padre Zanotelli, debba ricevere l’invito a candidarsi…?

 

In troppi cominciano a pensare che soltanto agli eletti è permesso parlare, esprimere valutazioni. E’ questa una ben strana concezione della democrazia e del rispetto che si deve alle idee, ai cittadini; è una strana concezione che l’eletto ha del suo dovere di rappresentare gli elettori! I suoi concittadini lo hanno eletto con larga maggioranza anche e soprattutto per quella tutela del territorio che, nonostante tutte le imprecisioni e le inesattezze fatte comparire sui giornali, gli chiedono con insistenza di continuare a perseguire anche bocciando, senza se e senza ma, i due mega-impianti proposti.

 

Nardone non pensi a Padre Zanotelli, ma ascolti con attenzione i suoi concittadini, già suoi elettori, e faccia intelligentemente il dovuto e necessario passo indietro abiurando questi maxi-impianti che di biomasse d.o.c. non bruceranno piu’ del 20% della loro portata, e dedichi il resto del suo mandato e delle sue energie al controllo di un territorio che, tra inceneritori e incendi, di biomasse utilizzabili, tra poco, non avrà più nulla da bruciare e allora brucerà le cosiddette “biomasse assimilate” e cioe’ rifiuti, e neanche provenienti dalla Campania.

 

La Campania infatti produce ogni anno circa 2.500.000 tonnellate di rifuti solidi urbani e ora sappiamo, dalle indagini della Magistratura, che a questi vanno ad aggiungersi non meno di un milione di rifiuti tossici industriali provenienti per lo piu’ dal Nord. Utilizzando tutte le discariche legali e illegali, ora sappiamo sin troppo bene quali catastrofici effetti sono già stati raggiunti sulla salute del nostro popolo da questo “affare” che va avanti da oltre venti anni e che non pare finire. Pare però che finalmente anche la Camorra cominci a capire che avvelenando il territorio avvelena se stessa.

 

Se passasse in Campania il piano sciagurato di produzione di energia attraverso la termovalorizzazione e non il recupero e riciclo, secondo la filosofia, dall’on Nardone evidentemente condivisa, di costruzione di mega-impianti di incenerimento e di mega-impianti a cosiddette “biomasse” , in Campania ci troveremmo ad avere maxi- inceneritori (Acerra, S. Maria La Fossa, Salerno) da non meno di due milioni di tonnellate/anno complessivi, cui dovrebbero aggiungersi non meno di 600.000 tonnellate/anno da almeno 5 “piccoli” ma in realtà maxi impianti a cosiddette “biomasse” .

 

Se in Campania quindi, finalmente, riuscissimo a raggiungere la quota di legge del minimo del 35% di raccolta differenziata e compostaggio, avremmo alla fine una totalità di impianti che, per funzionare a regime, dovrebbero aggiungere non meno di un milione di tonnellate/anno di materiale da incenerire (rifiuti?) .

 

L’onorevole Nardone si ponga la semplice domanda, come un qualunque cittadino di questa martoriata Regione: da dove verranno, cosa saranno, e chi li gestirà? Alla sua coscienza la sin troppo ovvia risposta”.

 

dott. Antonio Marfella, Tossicologo Oncologo. Napoli 28 Agosto 2007

 

 

Pubblicato da red. “Alto Casertano-Matesino & dintorni” * Per la diffusione e la pubblicazione degli articoli pubblicati sul nostro portale, si prega di riportare in chiaro le fonti, compresa quella del portale. Grazie!

 

 

Risponde Alessandro Visalli

8 settembre 2007

 

Esimio dott. Marfella,

Dopo aver avuto il piacere di parlare con Lei in occasione dell’audizione delle Commissioni Consiliari a Napoli, provo ad iniziare a ripondere alle sue argomentate obiezioni all’impianti a biomasse in provincia di Benevento. Come Le ho detto non ho conoscenza dell’impianto di Reino ma posso dire qualcosa su quello di San Salvatore.

Lei affronta sostanzialmente quattro questioni:
1- dimensionamento e disponibilità di materiale in Regione Campania,
2- taglia media degli impianti a biomassa,
3- questione della democrazia,
4- politica dei rifiuti.

Vorrei rispondere su questi ma devo fare una premessa:
- gli impianti citati non sono promossi da Nardone, i soldi con i quali verranno realizzati (per San Salvatore ca. 110 miliardi di vecchie lire) non sono suoi; sono privati, salvo per il 20 % che sono finanziamenti ordinari;
- si tratta dunque di iniziative private di produzione (stabilimenti industriali che producono energia, non impianti pubblici) condotte secondo la legge ed i regolamenti;
- la Regione Campania, torno a dire nel caso di san salvatore, lo ha già definito compatibile con la programmazione due volte, nel decretare la compatibilità ambientale e nel dichiarare parere positivo da parte dell’assessorato all’industria ed agricoltura;
- l’ordinamento prevede, infatti, che la materia della produzione enrgetica -liberalizzata da anni- sia sottoposta a pianificazione di scala nazionale e regionale; il piano provinciale è un documento importante ed ammirabile, ma non può avere effetti “conformativi” ma solo di “indirizzo” (si tratta di una distinzione chiave della disciplina della programmazione del territorio).

1- Ciò detto, Lei afferma che in Regione Campania sarebbero disponibili solo 60.000 t/a di “biomassa d.o.c.”. Mi piacerebbe capire che cosa intende per “biomassa d.o.c.” e quale è la fonte dei suoi dati.
Infatti, da una parte, la “biomassa” è quella definita dalla legge e quindi: “la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”. (Definizione Europea inclusa nella 387/03 sull’incentivazione delle fonti rinnovabili, cfr.
http://www.impattoambientale.it/definizioni.htm).
D’altra parte, si tratta di stime molto specialistiche e difficili.
Per la parte che è legno appositamente prodotto (es. in colture a rapida rotazione, certo non tagliando le foreste che è proibito), la domanda stimolerà l’offerta e quindi, in assenza di questa è normale non ce ne sia.
Per la parte che è scarto (per la legge “rifiuto”) di attività in corso bisogna considerare che, come si vede sempre nel settore, l’assenza di destinazioni rende i flussi difficilmente registrabili. Spesso chi ha del materiale, visto che non interessa a nessuno lo “dimentica”, lo brucia all’aperto etc.

La Regione Campania,nelle sue più recenti valutazioni, (cfr. http://www.det.cnr.it/materiale/Di%20Santo.pdf) non sembra dello stesso avviso. La Regione indica in ben 1.500.000 t/a le biomasse al netto delle utilizzazioni attuali delle quali il 40 % per impianti da 10 MW elettrici. Può darsi sia esagerato ma la distanza è molta.

2- Riguardo alla taglia media degli impianti, le devo una risposta articolata, ma può vedere che la stessa regione chiama impianti da 10 MW “piccoli” (come sa un impianto è molto grande quando è da 1.600 MW -es. carbone-, grande quando è da 800 MW -es. turbogas-, medio quando è da 400 MW -”piccola turbogas”-). Dai dati che normalmente raccogliamo e che Le sto facendo aggiornare ad oggi, a me sembra che la taglia media nazionale -degli impianti a legna, non di quelli a biogas che sono diversi- è 10 MWe.

3- Sulla questione che il Presidente Nardone non avrebbe rispetto della democrazia perchè non ascolta e si adegua ai suoi cittadini le ricordo che il “vincolo di mandato” (noto istituto politologico sovietico) non è applicato nelle democrazie occidentali nelle quali vige il principio della rappresentanza e della divisione di ruoli e funzioni. Le amministrazioni, nella loro articolazione territoriale e funzionale (io, personalmente, mi sento rappresentato su piani diversi dal mio sindaco, dal presidente della mia provincia e regione, dal presidente del consiglio e dal capo delo Stato e dal Presidente della Commissione europea) funzionano sulla base di un madato ricevuto anche per prendere decisioni che talvolta scontentano qualcuno. Se si dovessero piegare sempre alla volontà dei comitati, Lei capisce saremmo in una ben preoccupante direzione. Da almeno due millenni il tema -chiaramente controverso- è quello del rischio dei demagoghi, o -se preferisce- della emotività. Il principio è che le decisioni devono essere razionali ed informate, il dialogo deve formarsi senza pressioni e violenza (ce ne sono molte forme), le competenze devono essere in grado di esercitarsi. Quando mio padre si è ammalato di cancro si è fatto operare a Milano all’IEO e non ha indetto un referendum tra i parenti per scegliere la cura. Pensavamo, scusi, che i medici ne sapessero più di noi e ci siamo fidati (avevamo ragione).

Perdoni il tono, non è mia intenzione essere polemico soprattutto con una persona intelligente e disponibile come Le, ma cerco di essere colorito per farmi capire.

4- Ultima e più delicata questione, i rifiuti. Lei sembra alludere a che gli impianti prenderanno rifiuti urbani o CDR (cioè eco-BALLE).
Richiamo la definizione di cui sopra di “biomasse”. In essa ci sono a pieno titolo i rifiuti (la frazione biodegradabile, quindi non il metallo, gli inerti e la plastica).

Ma i rifiuti non sono solo quelli urbani. Se consulta in rete i rapporti APAT vedrà che ci sono:
- diciamo 3.000.000 t/a di rifiuti urbani,
- ca. 1.800.000 t/a di rifiuti speciali non pericolosi,
- ca. 200.000 t/a di rifiuti speciali pericosi,
- ca. 2.000.000 t/a di rifiuti inerti,
- ca. 3.500.000 t/a di fanghi di depurazione.

Nella definizione di “biomasse” entrano:
- la parte biodegradabile degli RSU (anche da raccolta differenziata),
- i rifiuti speciali non pericolosi biodegradabili (legno, carta, tessuti vegetali di scarto),
- i fanghi di depurazione se essiccati.

Come vede, non c’è bisogno di andare fuori regione.

L’impianto di Vocem di tutto ciò -ed esplicitamente- chiede di essere valutato per ritirare solo 100.000 t/a di rifiuti speciali non pericolosi di matrice ligneo-cellulosica. Si tratta dei dieci codici che sono stati letti e solo di quelli.
NON AVENDO FATTO LA 387 NON PUO’PRENDERE ALTRO.

E’, casomai, chi ha chiesto la ‘387 che può chiedere tutta la lista, purchè biodegradabile.

Io capisco che la vicenda rifiuti urbani campana è una tale tragedia e vergogna che “ipnotizza” tutti. Ma ci sono anche altre realtà tra l’altro non inferiori in termini dimensionali.

L’impianto, per concludere, come è scritto in tutti i documenti della ditta, è programmato per ritirare 1/3 di biomasse vergini appositamente prodotte (da qualche agricoltore e imprenditore telesino, non certo dai bergamaschi) e 2/3 di scarti o “rifiuti” ligneo-cellulosici accuratamente individuati ed elencati. Tra questi ultimi, mi creda, è come navigare nel mare, ce ne sono quanti se ne vuole. Credo che produrre energia elettrica (e cosa che piu conta lo crede la UE) sia meglio che inviarli in discarica (passando per l’autostrada per Bari) o “dimenticarli”.

Spero potremo continuare il dialogo anche da vicino o in altre occasioni,

saluti
alessandro visalli

 


 

fonte: http://ingeambiente.freewordpress.it/2007/07/26/biomasse-nella-valle-telesina-la-posizione-di-legambiente/

 

 

Biomasse, la posizione di Legambiente

Legambiente Valle Telesina

Impianto a biomasse di San Salvatore Telesino

Dalla lettura della documentazione da noi visionata relativa alla “Centrale per la produzione di energia elettrica con termovalorizzazione di biomasse”da realizzarsi nella zona PIP del comune di san Salvatore Telesino, ai confini con i comuni di Amorosi e Puglianello, troppe domande sono ancora inevase. Le caratteristiche salienti dell’impianto a biomasse da realizzarsi a San Salvatore Telesino desunte dallo “Studio di Impatto Ambientale-Sintesi in Linguaggio non Tecnico”, e dalla comunicazione in data 3 luglio 2007 della società VO.CEM. S.r.l. alla Conferenza dei Servizi, sono: produzione di 10 MWe; utilizzo di 110.000 t/anno di combustibile; produzione di circa 50 t/ora di vapore surriscaldato; una capacità di stoccaggio di circa 12.000 m3; due linee di processo a griglie mobili raffreddate ad acqua; approvvigionamento di acqua direttamente dalla falda ammontante a 3 l/s; l’energia elettrica prodotta verrà convogliata alla sottostazione di Telese Terme con un cavidotto; realizzazione di un accesso diretto alla strada statale “Fondo Valle Isclero”, infrastrutturata dall’Ente Comunale; afflusso veicolare all’impianto previsto di 30 camion e 15 auto al giorno, con sosta prolungata anche notturna davanti allo slargo dell’impianto.

La prima, e più importante, le autorizzazioni non sono state richieste all’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, trattandosi di agroenergie, ma all’Assessorato all’Ambiente, che si occupa di autorizzazioni per trattamento di rifiuti, quindi l’impianto verrebbe autorizzato come impianto per il trattamento di rifiuti speciali, e non comprendiamo perché la società VOCEM si ostina a non voler cambiare orientamento, pur essendo stata sollecitata in tal senso. Le autorizzazioni all’esercizio sono state richieste ai sensi dell’ex art. 28 del Decreto legislativo 22/97 (Decreto Ronchi) sui rifiuti. D’altra parte, dalla stampa locale bergamasca si apprende che proprio la modifica del Piano industriale apportato da Abm, multiutility della Provincia di Bergamo, starebbe alla base del mancato accordo con AceaElectrabel per la cessione del 51% della società. Dallo Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) in linguaggio non tecnico la Vocem prevede di trattare il 30% da rifiuti della lavorazione del legno, il 20% di scarti agricoli, il 40% di scarti forestali e il 10% di pellet, e, dalla nota del 3 luglio 2007 in seguito alla Conferenza dei Servizi del 25 giugno 2007, si prevede a regime un approvvigionamento di 40 t/a , pari al 35% , da colture dedicate nel territorio regionale, per il quale adesso, si dice, ”… tale contributo non è stato stimato…” Ci chiediamo, come si prevede di arrivare al 35% di colture dedicate? Quali tempi si prevedono per andare “a regime”, con un approvvigionamento di 40.000 t/a da colture dedicate?

Secondariamente, non comprendiamo qual ‘è la reale filiera all’impianto previsto dal progetto della Vocem? Ci sono gli accordi con i produttori? Dalla nota del 3 luglio 2007 in seguito alla Conferenza dei Servizi, la Vocem dichiara che “…Le valutazione sul mercato di conferimento sono state condotte…su stime o interviste dirette agli operatori…” e che “…sono stati consultati documenti ufficiali aggiornati, quali il Piano Energetico della Provincia di Benevento e il Piano Stralcio Regionale per i rifiuti speciali…”. Il dimensionamento è stato fatto sulla base di una analisi inestimabile di materiali da bruciare. Manca uno studio sull’approvvigionamento.

Inoltre, se ci sono i presupposti per la cogenerazione, perché questa non viene prevista nel Quadro Progettuale? Perché non si prevede di studiare le condizioni per una piccola rete di teleriscaldamento attraverso un accordo con l’Amministrazione comunale di San Salvatore Telesino? Nella nota n. 3.001.CR.013 del 28.06.2007 il presidente del Cda della Vocem indica tra i vantaggi per il territorio la “ fornitura di energia termica a tariffe agevolate…” . Qual’ è la verità, se nel progetto non si fa riferimento a produzione di calore da distribuire? E le alterazioni al microclima apportate dalle variazioni termiche legate alle attività dell’impianto?

“Chiediamo alla società VOCEM di voler chiarire questi dubbi, in un incontro da prevedersi prima della convocazione della prossima Conferenza dei Servizi– afferma Grazia Fasano, presidente di Legambiente Valle Telesina - .” “Legambiente Valle Telesina ha finora chiesto (circa due anni fa) a referenti della Provincia di Bergamo alcune garanzie prioritarie: la prima, che non si prevedesse di bruciare rifiuti, e la seconda , che la filiera fosse corta, affinché i trasporti non incidessero negativamente sul bilancio ambientale complessivo. Dopo le rassicurazioni di massima, è da due anni che attendiamo un incontro pubblico di informazione. La prima perplessità che ho avuto nel leggere la documentazione dell’impianto, è che la filiera dell’approvvigionamento che lo alimenterà, a due anni di distanza, non è tuttora definita a livello progettuale. Finora siamo stati fiduciosi perché gli impianti a biomasse, che utilizzano legno e altre biomasse ( paglia, ecc.) sono una fonte energetica rinnovabile importante per raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto e ridurre di circa il 20% le emissioni di CO2 entro il 2012 e di incrementare l’uso delle energie rinnovabili del 20% entro il 2020.

“Ma cosa diversa è ciò che si evince dal piano industriale della Società Vocem che, ai sensi della legge n. 152/2006 ha chiesto l’autorizzazione per codici di rifiuti speciali e poi in modo sibillino ha proposto di poter essere autorizzato a termovalorizzare anche Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR).

Questi sono impianti che a noi non piacciono, perché non hanno una dimensione “locale, utilizzando solo in piccola parte le biomasse locali e senza recupero di calore. In questo senso condividiamo le preoccupazioni espresse dai cittadini e dalle amministrazioni.”. Il problema è quindi a nostro avviso che la VOCEM faccia fino in fondo chiarezza, recuperando anche la carenza di comunicazione fin qui avuta.

La proposta di Legambiente a livello nazionale, per un’agricoltura che può contribuire attivamente agli obiettivi di Kyoto, è di realizzare le filiere agroenergetiche a biomasse a bilancio energetico positivo, ecosostenibili e solo con l’utilizzazione integrale del vegetale messo a coltura. Legambiente propone un progetto sistemico in agricoltura, per “raggiungere Kyoto”, che si può realizzare a partire dai territori rappresentati dalle PROVINCE, dove le filiere agroenergetiche rispettose delle caratteristiche agronomiche dei siti, la dimensione flessibile e piccolo-media degli impianti si integrino e siano funzionali con le altre filiere di vocazione locale, realizzando la filiera corta energetica per l’impiego, il più efficiente possibile, di tutta l’energia prodotta.

L’attività di start up è rappresentata da un Protocollo di Intesa, che costituisce un intervento propedeutico, necessario e strategico, condiviso con tutti gli attori pubblici e privati del territorio, sia per la tutela del settore agricolo, sia per l’occupazione. Il Protocollo di Intesa deve avvenire nel rispetto dei PSR e del Piano Energetico Ambientale Regionali e provinciali. C’è il tempo per rivalutare la vicenda nel suo complesso e ripartire dal Piano Energetico Provinciale? Per la nostra provincia, a vocazione agricola e naturalistico-ambientale, pensiamo che si debbano prevedere solo impianti di produzione a impatto zero, preferendo la generazione distribuita. In questa ottica, proponiamo che si avvii uno studio per verificare una possibile filiera corta per l’uso di biomasse locali.”

I dati, le esperienze positive e negative in Italia sulle Biomasse: La produzione totale di energia da fonti rinnovabili in Italia oggi è pari al 7% della produzione totale di energia primaria, corrispondente a 16,5 megatep, di cui solo i 4 da biomasse. Eppure sono in crescita i Comuni italiani che utilizzano impianti a biomasse. Oggi grazie a impianti che utilizzano legno e biomasse (e non rifiuti come purtroppo considera la normativa italiana) si produce elettricità pari a 1.981GWh per un fabbisogno di 792mila famiglie. Sono in rapida diffusione esperienze locali virtuose di impianti capaci di utilizzare biomasse locali che producono elettricità ma soprattutto calore che grazie a una rete di teleriscaldamento permette di riscaldare case (come a Brunico e Tirano), scuole e edifici pubblici (come a Camporgiano e Casole D’Elsa).

In negativo segnaliamo le centrali a biomassa di Crotone e Strongoli, rispettivamente da 22MW e 40 MW, che rappresentano un chiaro esempio di ciò che Legambiente intende per centrale a biomassa non sostenibile. Le due centrali in questione infatti utilizzano la biomassa solo per la produzione di energia elettrica, disperdendo nell’ambiente tutto il calore prodotto che potrebbe soddisfare una buona percentuale di fabbisogno di acqua calda sanitaria delle utenze dei due Comuni. Inoltre le due centrali richiedono per il loro funzionamento circa 700 mila tonnellate di biomassa, che in buona parte non è reperibile a livello locale e dunque viene importata via mare dal Brasile, dal Centro America e dal Portogallo.

 

Risponde Alessandro Visalli

4 settembre 2007

provo a fornire qualche risposta. Dato lo spazio limitato sarò breve.
sull’argomentata e ben costruita posizione della Lega Ambiente Telesina posso dire intanto che se vogliono lo Studio completo è a disposizione basta chiederlo o andarlo a visionare (presente in Provincia, Comune, Regione, ben diciannove enti). In esso lo studio sull’approvvigionamento è presente. Anche sulla base di esso è stato espresso parere positivo. Comunque in sostanza bisogna comprendere che l’impianto non è esso stesso filiera. si candida come terminale, ma la filiera la dovranno fare gli operatori sanniti non i bergamaschi. Questi ultimi si limiteranno a comprare il materiale. In incontri con i consiglieri (riferimento a partito politico censurato per rispettare l’apoliticità del blog, ndr) nel 2004-2005 è stato detto dalla ditta di essere disponibile a fornire supporto, nessuno si è fatto avanti.
In effetti si tratta di mestieri diversi.
ma quello di un’azienda che vuole produrre energia non è illegale.

Per il calore bisogna dire che è un’effettiva carenza. Purtroppo una rete di distribuzione costa molti milioni di euro, non è detto si ripaghi con i soli soldi privati (le banche hanno il vizietto di chiedere i conti).
Occorrerebbe lo sforzo anche della amministrazione/i o dele forze locali. Anche qui silenzio.

la filiera corta. Se ne parla molto, ma poi dove si fa? In Italia nel 2003 (dati disponibili Itabia) solo 4 impianti su 34 sono sotto i tre MW elettrici. Sarà perchè non si ripagano?

Per fare un impianto qualcuno deve investire e l’investimento deve essere competitivo altrimenti non è (perchè le banche si defilano). Quindi la teoria della filiera corta è bella ma poco realizzabile.

Facciamo “filera media”, allora; ma da qualche parte bisogna partire. In un settore dove, come si vede, si parte con tutti gli accordi e dopo due anni di procedure tutti iniziano a protestare 8anche i protagonisti della prima ora) vi sembra singolare che qualcuno voglia prima vedere se viene autorizzato? A fare qualcosa di previsto da tutte le norme?

Voi dite “l’impiego più efficiente possibile”. Pienamente daccordo. Ma “possibile” significa fattibile, tecnicamente, economicamente e normativamente. se non è possibile economicamente una cosa non è. Se non vogliamo che tutto sia fatto con i soldi pubblici (e pagare le corrispettive tasse) deve essere così.

Dove, scusate, sconfinate nella demagogia è quanto dite “solo impianti di produzione a impatto zero, preferendo la generazione distribuita”. Premesso che Rifkin l’ho letto e sentito (è meglio leggerlo) anche io, “impatto zero” non esiste. MAI.
(tra parentesi neppure le società preindustriali alle quali evidentemente molti vogliono tornare erano a impatto zero, anzi.)

Infine, brutta cosa (e stupida) le biomasse dal Brasile, ma 700.000?! Qui si tratta di trovarne nella regione più popolosa d’Italia 100.000.

Circa il commento. Scusate, le analisi strumentali condotte indicano il dato di 12 mc /h compatibile (nella misura di 1/3) con la capacità di rigenerazione della falda nel mese di agosto. Per farle sono stati fatti pozzi, messi misuratori, validati dati con perizie giurate. Voi?
Comunque per questo l’autorità di bacino ha le sue valutazioni e dirà se è compatibile.

Il vapore surriscaldato viene ricircolato e recuperato per salvaguardare la risorsa idrica. Anche qui, quali sono i calcoli?

grazie, veramente. E’ bello un intervento nel merito.

Alessandro Visalli

on 05 Set 2007 at 14:42 3.Ing&Amb ha scritto …

Gentile sig. Visalli la ringraziamo per aver visitato e partecipato attivamente alla vita del nostro blog, con il suo intervento spero si siano chiariti alcuni dei dubbi espressi dalla sezione telesina di Legambiente .

Riguardo il nostro commento le possiamo dire che il dubbio sulla capacità di ricarica della falda è nato semplicemente dalla costatazione della grande portata emunta, ma come giustamente lei afferma solo l’autorità di bacino ha gli strumenti per dichiararne la compatibilità.

 Da iniziali notizie sull’impianto avevamo appreso che il vapore veniva immesso direttamente nell’ambiente, inoltre sul sito www.vivitelese.it abbiamo appreso da un’intervista ad un professore esperto di salvaguardia delle acque che l’impianto sverserà acque di scarico non depurate in un vallone vicino compromettendo la falda superficiale e l’equilibrio idrogeologico locale.

Detto ciò volevamo chiarire che in qualità di futuri ingegneri per l’ambiente non abbiamo nessuna intenzione di fomentare falsi allarmi ambientali, ma nemmeno appoggiare impianti il cui impatto sia insostenibile specie in zone molto sensibili sul profilo ambientale.

 L’errore che si è commesso a San Salvatore e che si continua a commettere in altre regioni d’Italia è quello di avvisare la popolazione sempre alla fine di un certo processo decisionale, una struttura del genere deve essere accettata prima dalla popolazione e poi da industriali e imprenditori, in sede di conferenza dei servizi bisognerebbe invitare rappresentanti civici e di associazioni ambientali in modo da informarli in anticipo su quello che si vuole fare a casa loro…se ciò avviene alla fine la frittata è già fatta, viene meno la fiducia tra le parti e con essa l’eventuale futuro rapporto di collaborazione.
Su una cosa comunque siamo completamente d’accordo, sull’esigenza di confrontarsi e discutere civilmente.
Grazie dell’intervento e buon lavoro.

 

 

Risponde Alessandro Visalli

6 settembre 2007

Vi ringrazio per la cortesia.

Io sono l’estensore della valutazione di Impatto Ambientale (che naturalmente ha visto coinvolti numerosi esperti e l’Università di Napoli)ed ho seguito il proggetto se non proprio dall’inizio almeno dal maggio 2005.

Posso dire in tutta sincerità che per comunicare ai cittadini la natura e le condizioni del progetto si doveva fare molto di più. Ciò è stato sempre programmato ma mai attuato. Cioò che (ma dal 2005) è stato fatto è incontrare le amministrazioni, i consiglieri, gli assessori.

E’ chiaro che non basta. Ma per una serie di motivi sempre diversi sembra che non fosse mai il momento buono.

Comunque, visto che anche se tardi adesso il canale di comunicazione è aperto io sarei per parlare.

saluti
alessandro visalli

on 06 Set 2007 at 14:59 5.Ing&Amb ha scritto …

Potreste cominciare riallacciando i rapporti con la sezione di Legambiente e con i comitati civici intercomunali costituiti, in ogni caso il nostro blog è disponibile per pubblicare ulteriori sviluppi della vicenda e per ospitare eventuali scambi di opinione di entrambe le parti. Buon lavoro a tutti!!

 

Risponde Alessandro Visalli

7 settembre 2007

A titolo personale sono disponibile a dialogare con chiunque ed ho, in tal senso, già iniziato a parlare con i cittadini ed i membri dei comitati che mi hanno voluto ascoltare e che ho ascoltato.

Per incontri ufficiali, naturalmente, è la ditta che deve esprimersi ma sono convinto che sarà disponibile.

grazie
alessandro visalli

 

 

 


 

 

Curriculum

Arch. Alessandro Visalli

Napoli

fonte:http://www.ecopraxis.it/curriculum/06.06.26%20Curriculum%20Visalli.pdf
 

 

Titoli di Studio:

 

- luglio 1998, conseguimento del titolo di dottore di ricerca in Pianificazione Territoriale ed Urbanistica, giudizio finale: ottimo. Discussione di una tesi di dottorato dal titolo “Proposta di principi per una <<base di dialogo>> come interazione regolata tra strumenti indirizzanti ed obbliganti”. La tesi discute, a partire dal caso della pianificazione strategica e intorno ad alcune recenti proposte di riforma degli strumenti urbanistici, della possibilità di ripensare la strumentazione urbanistica enfatizzando la valutazione di variazioni anziché il progetto del futuro ottimo.

 

- marzo 1992, laurea in architettura, Università degli Studi di Napoli, punteggio 110/110 e lode. Discussione della tesi di laurea, dal titolo: “Lo spazio del tempo libero. Un parco urbano allo Scudillo”. Nell'ambito del lavoro di tesi svolgimento di una ricerca sulle tecniche, e lecorrispondenti logiche, di rappresentazione in ambiente urbano, e conseguente redazione diuna relazione dal titolo: "Linee di indirizzo per una rappresentazione urbana".

 

Appartenenza ad organizzazioni:

 

- dall’aprile 2006, Consigliere di Amministrazione della società Depurazioni Industriali S.p.a. (mista tra il Consorzio ACSA di Caserta e alcuni privati selezionati a mezzo di gara pubblica).

 

- dal gennaio 2004 al marzo 2005, Vicepresidente del Consorzio STA. Sviluppo Tecnologie Industriali.

 

- Dal luglio 2003 al giugno 2005, Amministratore Unico della società informatica Kappasystem S.r.l.

 

- dal novembre 1998, socio ed Amministratore Unico della società

Ecopraxis Networking S.r.l. svolgendo anche le funzioni di responsabile tecnico:  La società si occupa di consulenza ambientale, assistenza procedimentale e localizzativa ed attività di servizio nel campo della gestione del ciclo dei rifiuti sia speciali sia solidi urbani; in particolare è impegnata nella promozione di progetti per la realizzazione di impianti di trattamento rifiuti speciali, coordinando più iniziative già presenti nel settore.

 

In tal senso è stato sviluppato:

  • attività di intermediazione rifiuti senza detenzione con riferimento a rifiuti di provenienza industriale e da attività del piccolo commercio e terziario; attività media annuale intorno alle 30-50 operazioni; invio a impianti di recupero, discarica e incenerimento.

  • assistenza alla bonifica industriale di attrezzature presso lo stabilimento della Pirelli a Pozzuoli;

  • bonifica da amianto presso la scuola della NATO della Isola della Maddalena (Sardegna);

  • assistenza localizzativa per la Federindustria Campania (ricerca sito per la Piattaforma Polifunzionale per il trattamento dei rifiuti industriali);-assistenza alla procedura autorizzativa per la società Piattaforma S.p.a. (un impianto polifunzionale e due discariche);

  • assistenza alla comunicazione sul territorio e con le istituzioni; -assistenza alla procedura autorizzativa per la società Campania Ambiente S.r.l. (inceneritore “riposizionabile”);

  • Studio di Impatto Ambientale ed assistenza ai procedimenti autorizzativi della società Vocem S.r.l. per un impianto a Biomasse presso San Salvatore Telesino (BN);

 

 

Tra le altre attività può essere ricordato:

 

-indagine sui rifiuti da imballaggio in Campania su commissione del CONAI e del COREPLA;

 

-progettazione esecutiva ed assistenza alla realizzazione del Sistema di Aiuto alle Decisioni e di alcuni servizi del Portale del Sistema SIRENETTA del Commissariato di Governo per l’Emergenza Rifiuti (Monitoraggio siti ed automezzi di trasporto rifiuti in Campania).

 

- dal novembre 1998, iscritto all’ordine degli architetti.

 

- dal 1993 al 2000 socio dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).

 

Incarichi:

 

- novembre 2001, partecipazione alla ricerca MURST 40 % sugli Standard Urbanistici. Nell’ambito della ricerca è stata sviluppata una riflessione sui concetti di Interesse Pubblico e Valori Collettivi.

 

- settembre-ottobre 1991 partecipazione ad una ricerca, coordinata dal Prof. arch. Giovanni Cerami, dal titolo “Parchi urbani recenti esperienze tipologiche e gestionali”, relativa alla redazione di una monografia concernente studi e proposte per la sistemazione di parchi naturali ed urbani.

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it