Intervento riferito a: Inceneritore, lettera per Visalli...e non solo

 

 

21 ottobre 2007
Biomasse, Visalli replica a Pascale
Alessandro Visalli

 

 

Rispondo alla interessante lettera del sig. Pascale il cui tema primario mi sembra quello dello sfruttamento "irreversibile" dei beni comuni e della, conseguente, insostenibilità delle pratiche di valorizzazione energetica delle biomasse di scarto.

 

Apro un piccolo inciso, come ho ripetuto molte volte, almeno a partire dalla fase nella quale il progetto è stato definitivamente progettato -e quindi proposto per le autorizzazioni (metà 2005)- l'impianto di San Salvatore Telesino (che è progettato in due linee da 5 MW ciascuna) è dedicato esclusivamente a biomasse sia vergini sia di scarto ma solo ligneo-cellulosiche. La ipotesi, peraltro immediatamente scartata, di dedicare una linea (facendo un "letto fluido") ad altra destinazione non è andata mai oltre una semplice -peraltro incongrua da molti punti di vista- lettera.

 

L'unico progetto sul tavolo, l'unico che ha avuto la valutazione di impatto ambientale positiva (quindi per il quale è stato decretata la compatibilità -e quindi sostenibilità- ambientale), è dedicato ai codici rifiuti elencati e solo a quelli. Quindi il dott. Avitabile ha ragione nel dire che l'amministrazione sapeva tutto, e ha diritto di opporsi al progetto, ma lo prego di prendere atto che non si tratta di rifiuti urbani.

 

Quindi, piccola notazione tecnica, non l'impianto è soggetto alla programmazione pubblica nè del/i piani rifiuti urbani (provinciale o regionale) nè ricade nella responsabilità dell'ATO (quindi nella provincializzazione).

 

Tornando al suo articolo, sig. Pascale, debbo dirle che non ritengo lo sviluppo (a maggior ragione se calcolato con il rozzo strumento del PIL) metro unico di valutazione della qualità della vita o addirittura del "ben-essere" che ha profonde implicazioni ed ha a che fare, casomai, con la "buona vita", degna e profonda, con la saggezza personale e collettiva, appunto con l'essere e non con i beni di cui si gode. Se esiste una "tale schiera" non sento di farne parte.

Non credo che, in generale, sia una "necessità ineludibile" costruire centrali a biomasse o inceneritori, ma credo che i problemi debbano trovare soluzioni e non essere ignorati.

 

Il tema è complesso, ma proverò a riassumerlo anche in base ai suoi stimoli:

- lo sfruttamento dei beni comuni è un tema estremamente serio, l'umanità lo ha sempre fatto e lo fa sempre. In un certo senso non si può fare a meno di farlo, almeno sino a che si resta vivi. Il tema è se questo sfruttamento (brutta parola) è, e in che misura, "irreversibile". Poi se questo sfruttamento è legittimo. Sotto il primo profilo è irreversibile sicuramente lo sfruttamento di fonti energetiche fossili (almeno sul metro della vita della specie) e dei suoi derivati (energia elettrica, calore da riscaldamento della casa o della pentola con metano, plastiche, energia per autotrazione, ...); quindi quello di materie prime difficilmente, e non indefinitamente, sostituibili anche a causa dei consumi energetici necessari per produrli etc. (metallo, cemento, pietra, ...). E' sfruttamento dei beni comuni anche il danno ambientale conseguente alla produzione di energia, al trasporto, a moltissime pratiche agricole, a quasi tutte le forme di allevamento e sicuramente quelle intensive, etc. Non continuo perchè l'esercizio è troppo facile.

 

Vorrei solo avanzare il dubbio che la valorizzazione energetica di biomasse (vergini, cioè naturalmente cresciute sul territorio) o di scarto (cioè usate, buttate, ed intercettate prima che vadano in discarica o peggio) sia meno sostenibile di produrre la stessa energia con una turbogas che fa arrivare metano dalla Russia (o da un rigassificatore) o con centrali a carbone o ad olio pesante (qualcuna è ancora accesa).

 

Il problema, casomai, è dove sono quelle altre centrali... ma l'energia è a Benevento. Riguardo al bilancio di massa ed energia dell'impianto (ceneri, acqua, emissioni) è sicuramente vero -basta leggere quello che io ho scritto- che emette PM10, ed altro, che consuma acqua, che produce ceneri. Ma ogni altra centrale lo fa. Le ceneri, le PM10, l'acqua consumata è contenuta nell'energia che stiamo usando in questo momento per scrivere, trasmettere, ricevere, leggere. Si tratta di vedere se è sostenibile dall'ambiente (ed è stato già affermato da commissioni competenti) e se è inferiore ad altre alternative (e questo è stato deciso dalla UE, dato che ha deciso di incentivarne la produzione).

 

- l'invito a interessarmi delle pratiche di risparmio e riduzione sono lieto di averlo già accolto. Ho presentato alla regione Sicilia un progetto per realizzare un servizio di aiuto alle decisioni per calcolare automaticamente quale scelta di acquisto (es. di pubbliche amministrazioni o imprese) è a minore impatto ambientale sotto i diversi profili calcolabili (Analisi del Ciclo di Vita). Poi sto cercando di convincere la Regione Sicilia ad avviare sperimentazioni avanzate sulla raccolta differenziata.

 

Quindi sto portando avanti progetti: sul fotovoltaico, sulle biomasse a ciclo chiuso, sugli oli vegetali, sul bioetanolo, sull'idroelettrico. Mi manca solo il geotermico e l'eolico dei quali non mi sono mai occupato.

 

- La pregherei, anche se capisco la polemica, di non affiancarmi al sig. Watson che offende principalmente se stesso e tutti noi, il problema è proprio di rallentare il consumo delle risorse del pianeta (e di risparmiare qualche ignobile guerra; tema quest'ultimo che dovrebbe essere particolarmente presente dato che il sig. Bush si prepara ad attaccare anche l'Iran per confermare il suo potere sul petrolio, e quindi su di noi). Quello che lei chiama, giustamente, "reperimento disperato di risorse energetiche" (se aggiungiamo "non fossili") è il problema della metà di secolo che ci apprestiamo a vivere. Ci sono buone ragioni.

 

- produrre energia da fonti non fossili (tutte) è una necessità inderogabile. Ciò non significa che non si debba cercare di riequilibrare il modello di sviluppo. Però bisogna considerare, se non si vogliono fare solo parole, i costi e chi li paga. Se vuole possiamo analizzare insieme i costi del fotovoltaico, ma se vogliamo produrre ognuno quello che consuma con il fotovoltaico il costo sarebbe ca. 1.000,00 €/anno/abitante (quindi 3.000,00 €/anno/famiglia) da caricare sulla bolletta ENEL per produrre i 700 GWh necessari ogni anno alla Provincia di Benevento (calcolando di ripartire il costo su 300.000 abitanti) alla tariffa incentivante attuale ("conto energia") di 0,44 €/Kwh.

 

Il problema è che soluzioni facili (ed uniche) non esistono. Ridurre i consumi passa per incentivi che hanno un costo che paghiamo noi, oppure per norme costrittive, che ne hanno altri, oppure? Per la chiusura d'imperio di fabbriche, per il razionamento dell'energia per fasce orarie, per il blocco della circolazione, per il divieto di lavorare e spostarsi oltre, poniamo i 50 km? Non credo sarebbe pensabile. Non credo lo vorremmo.

Mi perdoni se scivolo nella provocazione, lo faccio perché -come per lei- l'argomento mi sta a cuore.

 

Vede, è proprio l'argomento "tasso di consumi superiore alla capacità di rigenerazione" che spinge (insieme alle guerre) per le fonti rinnovabili. Qualcuno dice che con le "rinnovabili" non ce la faremo mai e che, quindi, bisogna andare a fare il nucleare. Io non sono daccordo, ma se non si può fare neppure una centralina a biomasse (va bene, anche di scarto) delle quale ce ne vorrebbero centinaia per avvicinarci ai 15.000 GWh necessari alla Campania (ognuna ne fa 70 all'anno) allora qualche ragione ce l'hanno (una centrale nucleare al posto di cento biomasse, duecento pale eoliche etc. farebbe da sola 10.000 GWh). Peccato che l'uranio è altrettanto non rinnovabile e le scorie...

 

 

- Tutte le politiche che lei indica, e molte altre, sono giuste, sagge e da promuovere; ma non hanno a che fare con il progetto di Vocem. Quest'ultimo non toglie i sacchetti dalle strade, non ritira i rifiuti urbani (quindi non il vetro, non la plastica delle bottiglie, etc.) al massimo ritira i rifiuti di legno e biomassa degli impianti industriali di trasformazione della filiera agro-industriale, quelli degli impianti di selezione meccanica (di nuovo, solo legno e carta) etc. Quanto allo "stringere" la fonte che produce i rifiuti urbani, va bene. Purtroppo siamo noi.

 

In attesa di "stringerla" abbiamo i rifiuti in strada. Proprio perchè diciamo sempre che il problema "è un altro". Le racconto una storia; quando ero (più) giovane avevo un amico al quale volevo e voglio bene; in alcuni luoghi e gruppi facevamo politica giovanile. Quindi discutevamo molto sui problemi, le analisi, il "che fare". Quando si arrivava a tale tema lui diventava il "compagno del si, ma però..." Parlavamo per ore e poi, ... niente.

Non voglio dire che lei sia un "compagno del si, ma però..." (nè, naturalmente che sia un "compagno") anche perchè siamo diventati grandi. Tuttavia le cose devono essere fattibili.

 

Dobbiamo fare pannelli fotovoltaici sugli impianti pubblici. Però sappiate che costano molto, non sono convenienti persino con il livello altissimo di incentivi (circa il doppio dei "certificati verdi") e comunque li paghiamo noi. Il ritorno di immagine è sicuro, quello ambientale bisognerebbe vedere -perchè i pannelli sono prodotti, trasportati, consumano risorse etc.-, quello economico non è sicuro se si fanno tutti i conti.

 

Comunque facciamoli. Ma non risolveranno da soli il problema. Se si arriva all'obiettivo nazionale (3.000 MW di potenza installata) produrranno in tutta Italia ca. 4.500 GWh (1/3 del fabbisogno della Campania).

 

Infine, gentile sig. Pascale, non mi metta insieme ai politici. Io ho sempre avuto una sola parola, non ho paura di dirlo in ogni sede (come sanno bene i comitati) e rispetto da sempre la "consapevolezza e partecipazione politica", la "passione politica" che condivido, la "delega politica vigilata". La mia lettura preferita (che ho fatto veramente molto a lungo) è Habermas.

 

cordiali saluti

Alessandro Visalli

 

 

 

     

 Valle Telesina


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