Quest’anno mi sono messo d’impegno ma credo che
perderò lo stesso la scommessa con mia moglie.
Da
una settimana a casa mia, nell’ora del pranzo e
della cena, vanno in onda spezzoni di servizi
giornalistici frutto di zapping veloci tra i
vari telegiornali nazionali della rete pubblica
e privata perché non ho voluto perdermene
nessuno sulla mega convention politica
dell’UDEUR.
Grazie a un armistizio familiare, da giorni, in
questi orari, sono stato l’unico detentore del
telecomando e fino al 2 settembre non c’è altra
notizia che tenga.
Si
vede solo questo collage di notizie scelto da
me. Lo scopo è quello di Totò nello sketch di
“Pasquale”: ma questi registi dove vogliono
arrivare. Nel mio caso : faranno vedere o no
Telese ?
Sono ormai passati cinque giorni, mi devo
rassegnare. Non lo hanno fatto vedere neppure
stasera e non credo che ci ripenseranno domani!
Eppure grazie a questo appuntamento il nome di
Telese rimbalza da giorni in tutte le case degli
italiani, è da una settimana su tutti i
quotidiani, è la più grande (e credo gratuita)
campagna pubblicitaria nazionale. Ma allora
perché deve restare solo un nome? Il
telespettatore ne sente parlare di continuo ma
non ha potuto scoprire se dietro il nome c’è
anche il volto di una comunità, che non sia solo
quello di un parco ripreso a tutto zoom e quindi
uguale a mille altri anonimi parchi.
Mi
sarei accontentato di una panoramica dal
viadotto della superstrada, di uno squarcio del
paese visto dal monte, di qualche immagine dei
padiglioni delle Terme, di un pezzo di viale, di
uno spicchio di lago, dell’angolo di una piazza,
del tetto delle case, di una zoomata di pochi
secondi per far capire che dietro quel nome c’è
un paese che vive. Niente, a parte l’ingresso
del Grand Hotel per l’arrivo di Berlusconi.
Nell’immaginario collettivo Telese resterà
quello che le TV hanno voluto si vedesse: una
location sempre con le stesse inquadrature, un
parco, il faccione di un bel bambinone sui
megacartelloni e la sfilata dei più grossi nomi
della politica davanti a una telecamera e ad un
pubblico come usava al cinema all’aperto.
Riprese sempre rigorosamente a tutto schermo.
Nessun contesto, nessun humus, nessun habitat.
Se non fosse stato per il nome riportato come un
flash all’inizio dei servizi televisivi, colto
invero solo da spettatori attenti, la grande
convention la si sarebbe potuta immaginare in un
posto qualsiasi.
Per Telese un grande ritorno di immagine…. ma
senza un’immagine. Mi è tornato in mente il
titolo del film di Carlo Vanzina, adattato alle
circostanze: Telese, sotto il nome niente. |