5 luglio 2007
Valle T., siamo capaci di fare turismo?
Nuccio Franco

 

 

In molti continuano a sostenere che tra gli interventi in grado di favorire nuova occupazione nell’economia della nostra Provincia non poteva essere trascurato, per il suo peso specifico e per la capacità di attivazione di flussi economici rilevanti, un settore merceologico come il Turismo.

 

In particolare, si sottolinea la necessità di un maggiore impegno da parte delle Amministrazioni pubbliche e della classe imprenditoriale “illuminata” della nostra provincia per una politica culturale e turistica capace di attrarre curiosità ma, soprattutto, interessi e flussi monetari in grado di riattivare il circuito economico.

 

Ciò, attraverso la proficua utilizzazione degli strumenti giuridici e di incentivazione a disposizione, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno.

 

Il Sannio moderno e la Provincia tutta, presentano infatti grandi possibilità di sviluppo legate all’opzione turistica, grazie ad ambienti ancora incontaminati e con notevoli esempi di architettura e di arte di diverse epoche storiche.

 

Gli stupendi centri storici (come quello di Sant’Agata dei Goti, definita la “Orvieto del Sud”, o Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Morcone, ecc.); le vestigia di un passato glorioso (le mura di Telesia, il Castello di Montesarchio e i resti di Caudium); i Luoghi di Padre Pio da Pietrelcina; le montagne e colline; le Terme di Telese (con il Lago) e San Salvatore Telesino (con le sorgenti del Grassano); il Parco Geopaleontologico di Pietraroja (dove venne trovato “Ciro”, il primo dinosauro scoperto in Italia) e le ceramiche di San Lorenzello sono tutte risorse di straordinario pregio e valore.

 

Senza dimenticare Benevento, città che con l’Arco di Traiano, il Teatro Romano, la Rocca dei Rettori, la splendida Chiesa di Santa Sofia, il Duomo ed il Museo del Sannio rappresenta un sito culturale ed artistico non privo di rilievo e definibile, a ragione, Città d’Arte.

 

Non più improvvisazione quindi ma programmazione organica e concertata tra attori, capace di individuare soluzioni sempre più innovative per soddisfare le esigenze del cliente.

 

Nonostante le mirabolanti dichiarazioni di intenti,diffuse a mezzo stampa o nei vari, troppi congressi, non ritengo che tali aspettative siano state attese. Tutt’altro.

 

Infatti, una seria e consapevole politica nel settore turistico non può certo esaurirsi, come fino ad ora successo, in frenetiche partecipazioni alle varie “Borse”; dispendiosa se non altro, che sta contagiando enti e comuni dai bilanci sempre più esigui.

E’ evidente che queste comparsate se non seguite da ipotesi progettuali e confronti pubblico – privato su programmi seri rischino di essere ad esclusivo appannaggio non di una politica seria di promozione del prodotto Sannio bensì di un effimero e poco produttivo ritorno di immagine di pochi eletti .

Ma i problemi sono anche altri e investono il ruolo che può avere realisticamente il turismo per contribuire allo sviluppo economico delle comunità del Mezzogiorno.

 

Infatti la crisi dei sistemi produttivi tradizionali sembra affidare lo sviluppo del territorio delle regioni meridionali quasi esclusivamente all’incremento delle economie derivanti dall’attività turistica, invocata sistematicamente, ma in maniera piuttosto astratta, nei documenti delle forze politiche.

 

A tali manifestazioni di indirizzo programmatico non è comunque corrisposta una crescita del settore, soprattutto in assenza di una consapevole riqualificazione del territorio, del ripristino dell’equilibrio ambientale, sull’integrazione dei collegamenti territoriali.

 

Di conseguenza, nonostante le forti potenzialità che il settore potrebbe esprimere, i dati SVIMEZ dimostrano come l’industria turistica del mezzogiorno abbia un’un'ampia capacita' produttiva tuttavia sottoutilizzata sia sul fronte della domanda che dell'offerta''.

 

Quali dunque le possibili risposte allo status quo??

 

Da sempre le attività turistiche hanno rappresentato un settore fortemente caratterizzato dall’intervento pubblico, sia su scala nazionale che locale;molto spesso tuttavia una tale situazione ha portato in alcuni casi a sopravvalutare eccessivamente il ruolo ed i compiti degli Enti Locali generando spesso un freno all’iniziativa privata caratterizzata da logiche imprenditoriali dissimili.

 

La necessità di un ruolo attivo della componente pubblica nel turismo è fuori discussione, in quanto le dimensioni del successo competitivo del comparto non sono controllabili esclusivamente e direttamente dall’intervento e dall’intraprendenza dei privati.

 

Tuttavia, se da un lato l’intervento dello Stato appare necessario ed ampio, nella portata e negli effetti, dall’altro ciò non deve assolutamente sviluppare l’idea, soprattutto tra gli operatori, di trovarsi in un settore protetto.

 

E’ pertanto necessario, ai fini dello sviluppo di un turismo di qualità, da un lato l’azione e l’intervento pubblico finalizzato alla creazione delle infrastrutture necessarie e all’implementazione di quelle azioni di sviluppo utili a migliorare il sistema qualitativo dell’offerta, dall’altro l’intervento privato con le sue peculiarità intrinseche e finalizzato a mettere a disposizione idee, esperienze e know how utili a tale scopo.

 

Risulta necessaria, in sostanza,una politica di collaborazione comune e condivisa finalizzata all’incremento esponenziale di quelle sinergie pubblico-privato, con l’apporto di competenze e professionalità e nel rispetto dei ruoli reciproci.

E’ necessaria un’azione di pianificazione, di programmazione razionale e coordinata di sviluppo anche di tutte quelle attività collegate al turismo, la cui crescita è avvenuta molto spesso al di fuori di qualsiasi disegno organico.

 

Da una parte quindi la politica, con le sue peculiarità di indirizzo e programmazione; dall’altro gli imprenditori, troppo spesso distratti dai sussidi pubblici, chiamati finalmente ad applicare uno dei principi cardine del fare impresa:il rischio.

 

Infatti, anche costoro hanno troppo spesso fatto affidamento sui contributi statali per mascherare evidenti limiti di idee, proposte e progettualità nonostante si fossero trovati in più occasioni (e non da ultimo) a ricoprire importanti posizioni in enti deputati alla realizzazione di efficaci politiche in materia di turismo.

 

Certo, dare addosso all’untore – il politico nel caso specifico – è esercizio fin troppo semplicistico quando per anni si è vissuti all’ombra dello Stato chioccia e nella (quasi) assoluta immobilità.

 

Con quale risultato??Quello che è sotto gli occhi di tutti.

 

Altro dato desolante, zavorra per lo sviluppo è quello secondo cui l’Italia si caratterizza per un mercato del lavoro in cui per ogni 100 occupati ci sono quasi 12 prestazioni irregolari (fonte ISTAT).

 

Nessun settore di impiego si salva, anche se i dati più preoccupanti riguardano l’area dei servizi (in particolare commercio, turismo, trasporti e servizi), in cui si concentra il 72 per cento delle prestazioni di lavoro irregolari. Gli irregolari vivono molto di più nel Mezzogiorno (47 per cento del totale) rispetto al Centro.

 

Cari politici, cari imprenditori, non sarebbe più coerente nonché benefico per l’intera economia nazionale adoperarsi affinché tali indegne situazioni di sommerso siano portate alla luce ergo regolarizzate???

 

O si preferisce piuttosto mantenere la situazione allo stato attuale perché i sommersi, pur non figurando, producono reddito come tutti gli altri e che immediatamente viene privatizzato quando invece le perdite, le casse integrazioni e gli ammortizzatori sociali vengono, immancabilmente, riversati a carico della collettività??

 

Forse si vuole arrivare a situazioni tipo far east e pretendere che il lavoro, diritto di tutti, non venga riconosciuto, tutelato e retribuito per quello che è secondo il dettato costituzionale??

La stagione turistica è ormai alle porte e la situazione è sempre la stessa. Bene sarebbe rimboccarsi le maniche ed evitare di sprecare fiumi di parole.

 

Il turismo bisogna farlo, ne siete capaci??

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it