Il
Turismo a Telese una occasione mancata
Per esercitare proficuamente il grande filone
dell’economia rappresentato dal turismo è
necessario primo di ogni altra cosa l’ambiente e
questo a Telese, con o senza terme, esiste, in
quanto lo ebbe voluto il Padreterno (il
trapassato remoto è d’uopo per mettere in luce
tutto quello che è successo dopo, appena
nell’ultimo ventennio); secondo, nell’ordine, la
mentalità imprenditoriale degli operatori; terzo
(ma di gran lunga più importante del primo e del
secondo) le scelte politiche, gli indirizzi
socioeconomici che le Amministrazioni Comunali
che si sono succedute dal 1934 (anno in cui
Telese ottenne l’autonomia amministrativa) hanno
inteso adottare per consentire l’auspicato
sviluppo economico più congeniale in una
cittadina che territorialmente rappresenta poco
più che un fazzoletto di terra.
Chi legge non si aspetti un trattato di
economia, in quanto non è mia materia; in questo
settore navigo a vista, anzi a naso, al pari di
chi apre la mano e conta partendo dal pollice
sino all’indice e, se necessario, comincia da
capo; chi legge non si aspetti nemmeno ch’io
decanti le propensioni turistiche o agricole o
industriali dei paesi che circondano Telese
perché mi assale una rabbia incontenibile per
non aver mai sentito parlare di comprensori allo
scopo di unire le forze, o quanto meno
coordinarle, nell’interesse collettivo, in
tutti i settori dell’economia e non solo per
quello turistico, come dire: a ognuno il suo e
tutti insieme per svilupparlo o razionalizzarlo.
Alle Comunità Montane avrebbero dovuto far
fronte le Comunità (vogliamo chiamarle di
pianura?) di pianura.
Solo in una occasione un signore telesino fece
qualche timido passo nella direzione di
unificare i territori di Telese e San Salvatore.
Ma questo è un altro discorso che si chiuse in
una bolla di sapone quando i nostri vicini si
accorsero che si trattava di un tentativo
piuttosto maldestro di annessione, intentato
dall’astro prepotentemente affermato nel
Municipio Telesino.
Mi
permetto di citare il sig.Nuccio Franco che
perentorio asserisce che “il turismo bisogna
farlo” e poi aggiunge “ne siete capaci”, con
tanto di punto interrogativo.
Io, sempre alla buona, mi rifaccio ai tre punti
messi su, grezzamente in apertura soffermandomi
principalmente sul terzo, il più importante: le
scelte economiche e gli indirizzi di sviluppo
adottate dalle Amministrazioni comunali che si
sono succedute nell’ultimo ventennio; dico
nell’ultimo ventennio in quanto molto prima nei
Municipi funzionavano bene l’ufficio anagrafe,
il rilascio dei certificati e qualcosa d’altro.
Non era previsto un ufficio che studiasse
indirizzi programmatici dello sviluppo; nello
specifico nostro di qua il Comune, di la le
Terme possibile volano per lo sviluppo economico
di settore. Due entità distinte e separate,
invece.
L’unico rapporto delle Terme con la popolazione
era rappresentato da 2 litri di acqua sulfurea
gratis da attingere perentoriamente dalle ore 14
alle ore 16 e i biglietti d’ingresso gratis se
si era amico del dispensatore di turno che ne
aveva a mazzette.
Torniamo all’ultimo ventennio evitando (ma non
completamente) polemiche sui lavori della
filiera termale in quanto ci allontaneremmo dal
tema in discussione, e vediamo quali sono gli
indirizzi di sviluppo economico adottati da
questa Amministrazione dall’anno 1985 in avanti:
edilizia abitativa, edilizia abitativa e ancora
edilizia abitativa!!!
E
le strade? E le fogne? E l’acquedotto? E
l’industria ricettiva? E il grave problema dei
rifiuti solidi urbani?
Di
quale turismo vogliamo parlare: se si fa
riferimento al turismo termale, in buona parte
di tipo pendolare (basti vedere le macchine e le
corriere che sostano a ridosso dell’ingresso
delle terme) possiamo dire che tira forte ma non
per l’economia del paese, bensì per l’impresa
che gestisce gli stabilimenti, anche perché paga
quasi completamente pantalone attraverso le
impegnative per le prestazioni termali
rilasciate dal Servizio Sanitario; il turismo,
in senso lato, come settore economico
prevedibile in zone particolarmente vocate come
quella nostra e altra cosa che può affermarsi
solo se si sceglie quello specifico indirizzo di
sviluppo-
In
ultimo mi sia consentito dire appena una cosina
a riguardo del viale Minieri, quella parte del
viale che va dall’incrocio di via Napoli
all’ingresso delle terme: ritengo di essere nel
giusto se affermo che stante effettivamente
presenti nel territorio insediamenti diversi dai
dormitori di cui il paese abbonda, voglio
significare insediamenti che si collocherebbero
nella direzione di rendere servizio ad una
scelta protesa verso lo sviluppo del turismo,
ebbene il viale Minieri avrebbe rappresentato il
fiore all’occhiello come lo è la neve per
Cortina D’Ampezzo. Bontà loro, però:
(Amministratori, Progettisti, Imprese) avete
previsto una corsia per le auto e una per i
pedoni. Tra le due corsie vi è una lunga teoria
di fioriere che, necessariamente, hanno il
fronte basso verso la corsia pedonale, che è
quella che dalle terme viene verso il quadrivio,
per bearsi alla vista dei fiori.
Di
fatto, il transito delle auto si sviluppa nella
corsia ombreggiata, quella pedonale è soleggiata
per cui un vecchietto come me, d’estate, se non
vuole sbattere a terra per un colpo di sole,
deve necessariamente passare dall’altra parte
che è ombreggiata; il caso vuole, però che
dall’altra parte il marciapiede è molto più a
ridosso del transito delle auto e mi chiedo,
anzi lo chiedo al Presidente del Consiglio
Comunale, l’amico dr. Michele Martucci: come la
mettiamo con la bronchite cronica severamente
ostruttiva che mi ritrovo?
Ma
allora serviva veramente la corsia pedonale se
non è fruibile razionalmente? Guardate che il
sole, quello di certe ore della giornata, non fa
male solo ai vecchi ma a tutti e anche i
prodotti della combustione di benzina, gasolio,
GPL e metano sono veleno per tutti.
Siamo capaci di fare turismo?
La
domanda è da fare ai signori del Palazzo. Come
si dice…piove governo ladro.
Vittorio Pagliarulo |