5 novembre 2007
LEX, crimine import-export
Aldo Maturo

 

 

 

 

 

“Noi rumeni sappiamo che nel vostro Paese non si va mai in galera”.   Nel mio lavoro l’avevo già sentito più volte ma ora a ripeterlo è Dumitru Iliaca, leader del Partito degli Immigrati, durante l’intervista rilasciata ai giornali,il giorno dopo la morte della signora di Tor di Quinto.   Le cose non stanno esattamente così a vedere lo stato di affollamento delle carceri, ma è un fatto che dal 1° gennaio scorso, con l’entrata della Romania in Europa,  un gran numero di loro si è riversato nel nostro Paese.

 

Non lo hanno fatto di certo i migliori se è vero che nel primo semestre 2007 in Romania – come ha detto il loro Capo della polizia -  c’è stato un calo del 26% per i reati di furto, scippo, taccheggio ed aggressioni per strada.

 

Nel 2004 e 2005 l’Italia ne aveva espulsi 58.000 e da gennaio a migliaia hanno superato nuovamente i nostri confini, impettiti, passaporto alla mano, cittadini d’Europa. Lo hanno fatto in tanti, integrandosi e lavorando onestamente. Tantissimi altri, molti, troppi, hanno scelto la strada più facile per vivere, quella che da loro non paga: la via del crimine che dalle baracche di cartone e lamiere porta ogni giorno nelle ricche città.

 

Prendendo spunto dai tragici avvenimenti degli ultimi giorni ho voluto fare una ricerca sul contributo che gli stranieri danno al fenomeno della criminalità in Italia, consapevole che la responsabilità penale è personale e che a nessuno è consentito criminalizzare intere etnie. I risultati li sottopongo all’attenzione del lettore, senza fobie,ma perché li ritengo meritevoli di

una serena riflessione.

 

La Caritas ha calcolato che i cittadini stranieri che soggiornano regolarmente in Italia, tra comunitari ed extraeuropei, sono 3milioni e 700mila, il 6,2% della popolazione italiana.

Siamo al terzo posto dopo Germania e Spagna, con un incremento – dicono - di circa 700.000 unità l’anno.  Su 10 immigrati 5 sono europei e tra questi  ci sono circa 550 mila della Romania. Un quinto degli immigrati vive tra Roma e Milano, sei su dieci sono al nord, ma anche il sud non sta a guardare. Questi numeri riguardano solo i regolari perché quello dei clandestini è un numero del tutto imprecisato.

 

Lo stesso Ministero degli Interni, dopo aver precisato che la torta della criminalità è suddivisa equamente tra italiani e stranieri, ammette che “negli ultimi anni è molto aumentata la quota di reati commessa da stranieri e, tra gli stranieri, i rumeni sono ai primi posti”. Nel primo semestre 2007 (dati ufficiali) sono entrati in carcere 45.810 persone e di queste il 48% era straniera(23.922 italiani e 21.888 stranieri), come da istogramma a lato.  

 

Tra gli stranieri, la maggior presenza di detenuti in carcere al 30.6.2007, apparteneva ai  Paesi indicati a lato.

Significativo il dato di Roma dove nell’ultimo anno su 8846 arrestati, 5269 erano italiani e 3577 erano stranieri e di questi 2.689 erano rumeni.

 

 

Va un po’ meglio a Bologna dove il volontariato, le associazioni e l’impegno di molti partiti offre un concreto aiuto all’inserimento degli stranieri. Negli ultimi sedici mesi su 2.122 arrestati gli italiani sono stati 646, i marocchini 388 e i rumeni 199:

 

 

E’ interessante notare che gli arresti avvengono per lo più nelle regioni c.d. ricche (forse perchè il 60% di stranieri vive al Nord) che vedono la Campania ben lontana da quelle medie che in genere la vedono primeggiare in questo campo.

 

 

 

 

I reati prevalenti commessi dai soggetti stranieri sono quelli contro il patrimonio (29%) e la persona (16%). Seguono legge armi (16%) e spaccio di droga (15%)

 

 

Su tre persone denunciate per omicidio in Italia, una è straniera e di solito è irregolare. Nella classifica del Ministero degli Interni gli immigrati irregolari primeggiano nei reati che suscitano maggiore allarme sociale, come i borseggi (70% dei denunciati), rapina o furto in abitazione (51%), rapina in strada (45%), estorsioni (19%).

 

I rumeni spiccano per gli omicidi volontari (76 omicidi tra gennaio 2006 e giugno 2007), le violenze sessuali, i furti d'auto, le rapine nei negozi. I marocchini per le lesioni dolose, per i furti con strappo ed estorsioni. Gli albanesi per i furti in casa e sfruttamento della prostituzione.

 

 

Il decreto legge sulla sicurezza – che esamineremo al più presto -  si innesta su questa quotidiana realtà di criminalità multietnica che non diventa meno drammatica  neppure rileggendo le parole di  Nichita, il capo della tribù delle grotte di Ponte Mammolo a Roma, raccolte da un quotidiano:

 

“Noi rumeni siamo come cavalli che sono stati per anni chiusi in una stalla al buio. Poi hanno aperto le porte della stalla e il sole,la luce,l’aria,la libertà ci hanno intontito e turbato. C’è chi quella libertà vuole respirarla a pieni polmoni e corre, corre,corre approfittando degli spazi liberi pensando che la vita che vuole regalare ai figli deve essere diversa da quella che lo ha imprigionato per anni e ci sono altri che non sanno che farsene di quella libertà. Quella libertà non li rende felici.Al contrario li riempie di rancore, li fa rabbiosi e  pazzi come cani e mordono chiunque li avvicini (La Repubblica 2.11.2007)

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(i dati  statistici riportati, poi elaborati con istogrammi, sono stati rilevati da siti ministeriali e quotidiani)        

 


     

  LEX di Aldo Maturo


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