23 aprile 2008

Sinistra, perché abbiamo perso

Luciano Frittelli

 

 

Come volevasi dimostrare, le analisi postelettorali non vengono fatte per capire dove ciascuno ha sbagliato, ma per trovare il vero colpevole della disfatta (che ovviamente è sempre qualcuno che non coincide con chi fa l’analisi).

 

Ho seguito in televisione gli interventi di alcuni dirigenti della Sinistra Arcobaleno, e sono rimasto allibito nel sentire che il vero problema è ricominciare dalla falce e martello, come ha detto Diliberto, o dalle fabbriche, come sostiene Bertinotti.

 

Poi leggo su ViviTelese veri e propri atti di accusa reciproci, dimenticando che per la Sinistra (storica, democratica o progressista che dir si voglia) il vero avversario è la Destra come ha giustamente detto l’on. Pepe (al quale chiedo scusa se nel citarlo ho cambiato la parola nemico da lui usata).

 

Signori, questa è solo filosofia pura, mentre facendo l’unica cosa che avrebbe dovuto essere fatta, cioè discutere sul territorio di problemi reali, ci si sarebbe resi conto che all’elettore interessa ben poco di come sia fatto un simbolo, ma interessa molto di più sapere perché negli ultimi dieci anni la sua qualità di vita ha subito un declino inarrestabile, e che cosa la politica può e vuole fare per fermare questo declino.

 

E’ ora che chi vuole proporsi per conseguire questo obiettivo, la smetta di abbaiare contro quelli che dovrebbero essere suoi alleati; i partiti dovrebbero essere strumenti di aggregazione, come sta tentando meritoriamente di fare il PD, e non di ulteriore divisione, che significa solo indebolirsi a tutto vantaggio degli avversari.

 

Ognuno dovrebbe guardarsi attorno, cercando di aggregare quanti pensano che la politica del governo che verrà possa rappresentare un ostacolo allo sviluppo dell’Italia, e non ululando che è tutto sbagliato.

 

E’ pura utopia? Non credo, per almeno due semplici motivi:

 

1)     Quello di cui sto parlando si chiama, molto semplicemente, onestà intellettuale;

2)     La coalizione che ha vinto alle politiche ha raccolto il 47% dei voti, il che significa (non essendo la matematica un’opinione) che esiste un 53% che non ne condivide i programmi.

 

Occorre quindi un sano pragmatismo per far sì che questo 53% si esprima compatto anziché andare in ordine sparso, per poi spararsi addosso dopo la sconfitta: se l’elettore non mi ha votato non è colpa né del mio avversario, né del mio mancato alleato; è solo colpa mia che non ho saputo convincerlo con il mio messaggio.

 

Nella nostra provincia questo risultato è stato raggiunto: era il modo migliore per arrivarci? Non lo so, ma non so neanche se ce n’era un altro.

Si può però vigilare affinché chi è stato eletto si adoperi per la migliore amministrazione, e questo può farlo anche chi è rimasto fuori se vuole fare politica, altrimenti viene da pensare che gli interessava solo la poltrona.

 

Vorrei concludere rivolgendo un personale plauso al PD per il risultato raggiunto alla sua prima uscita elettorale, e rimando ad un prossimo intervento alcune osservazioni personali sulla nascita e lo sviluppo del partito, per tentare di fornire un piccolo contributo al lungo e difficile cammini che lo attende.

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it