Lettera aperta a Monsignor Antonio Franco
Aldo Maturo
Carissimo Don Antonio, mi permetta di chiamarLa,
solo per un attimo, come l’ho chiamata per tutti
gli anni che abbiamo lavorato insieme, giorno e
notte, nella F.U.C.I. (Federazione Universitaria
Cattolica Italiana), grazie a S.E. Felice
Leonardi, già Vescovo di Telese-Cerreto. Aveva
convocato Lei, non ancora trentenne,
conferendoLe l’incarico di Assistente Spirituale
e aveva chiamato me, non ancora ventenne,
nominandomi Presidente Diocesano, affiancato
dall’ottima e graziosa Rosetta Cofrancesco, di
Cerreto, in rappresentanza delle universitarie.
Tutti e tre con il compito di creare la F.U.C.I.
in Diocesi. Mi permetta di sognare ricordando il
passato, più bello di oggi se non altro perché
legato agli anni della gioventù, dei sogni,
della spensieratezza, della voglia di cambiare
il mondo. Mi permetta di ricordare che i cinque
anni che abbiamo trascorso insieme, dal 1964 al
1969, sono stati per me, anche grazie alla Sua
guida, i più intensi e significativi di quel
periodo della mia vita. Insieme avevamo
costruito dal nulla una organizzazione perfetta
che, pur nei difficili anni delle prime
contestazioni, aveva raccolto le adesioni di
decine e decine di universitari dai paesi della
diocesi, contattati uno per uno, casa per casa.
-
Festa della Matricola 1965 –
Giovani brillanti che nella sede sociale di
Viale Minieri, tra il Palazzone e casa Di Meola,
si esercitavano in discussioni dialettiche senza
fine, riempiendo ore di riunioni
indimenticabili, sormontate dal vocione
ineguagliabile di Tullio Festa, sempre pronto a
bacchettare a destra e a manca. Resteranno nella
memoria del tempo le nostre Feste della
Matricola, celebrate goliardicamente in gioiosi
cortei per Telese, Cerreto ed altri paesi, le
nostre tavole rotonde, le conferenze, il
giornalino ciclostilato da noi due in quella sua
cameretta al Seminario di Cerreto affogata di
libri. Battevamo a macchina le matrici di cera
sulla Sua IBM a testina rotante (modello
diventato famoso anni dopo per essere stata
adottata anche dalle Brigate Rosse) e poi le
passavamo nel ciclostile a mano, pronti a
ribatterle pazientemente quando si inceppavano
ed accartocciavano. Come dimenticare la sua
vecchia 500 sostituita dopo qualche anno con una
brillante Wolksvagen blu, vero e proprio ufficio
itinerante, sede naturale delle nostre
interminabili discussioni programmatiche che ci
vedevano impegnati ore ed ore, non sempre
d’accordo, parcheggiati davanti a casa mia,
mentre la pioggia batteva sui vetri appannati ed
il freddo si appropriava a poco a poco di tutto
il corpo. Come dimenticare la gita ad
Alberobello, dove avevamo partecipato ad un
Convegno nazionale, o la mia partecipazione alle
elezioni universitarie, dove ero stato candidato
insieme ad Elena Maietta. Quanta gioia nel
vedere che ero risultato primo della Campania
agli scrutini delle province, quanta amarezza
nel vedermi estromesso per oscuri giochi
elettorali condotti dai “napoletani” della Sede
Centrale di Via Mezzocannone. Nel ’70 le nostre
strade si divisero, ci salutammo, mi disse che
sarebbe partito per Roma dove avrebbe
frequentato l’Accademia Pontificia.
Fu
un duro colpo alla nostra amicizia, ma bisognava
arrendersi all’evidenza : la spensierata e sia
pur impegnata gioventù stava sfuggendo e
bisognava scegliere la propria strada in cerca
di un avvenire.
Da
allora non ci siamo più visti, sperduti
nell’immenso mare della vita navigando su rotte
diverse.
Anche io ho scelto la mia strada e forse il seme
gettato in quegli anni ha condizionato le mie
scelte. Festa della Matricola 1965 Rosetta
Cofrancesco e Aldo Maturo
Per 31 anni ho svolto un lavoro a contatto con
gli emarginati e gli ultimi della terra, un
lavoro denso di piccole vittorie, non poche
sconfitte, tante preziose ed ambite
gratificazioni che custodisco gelosamente. Oggi,
dopo 36 anni, grazie a questo sito l’ho
ritrovata e non potevo non mandarLe un
messaggio, sperando che in un modo o nell’altro
Le arrivi, chissà, forse quando ritorna a
Puglianello, nella casa di campagna dove sono
stato tante volte ospite circondato dal generoso
affetto del suo papà e della sua mamma. Il buon
Don Antonio Franco è diventato Monsignor Franco,
Nunzio Apostolico in Israele! Credo di poter
dire, anche a nome di tutti quelli che l’hanno
conosciuta con me in quegli anni, che siamo
orgogliosi di Lei. Auguri, Monsignor Franco, che
Dio Le illumini la strada, come Lei amava dirmi
quando litigavamo. E’ proprio un giorno da
ricordare, Monsignor Franco, anche se per me
resterà sempre Don Antonio. Un abbraccio
affettuoso e commosso da quell’ “ombroso” e
“polemico” ragazzo, vecchio e caro amico del
tempo che fu.
Aldo Maturo |