15 gennaio 2008
Rifiuti, 'o Faraone da munnezza
Luigi Malfi

 

 

Per salvare quello che ci resta di dignità è arrivato il momento di destituirlo con qualsiasi mezzo.

C’‘a miso ‘o scurno ‘nfaccia. (Ci ha messo la vergogna in faccia).

In altre occasioni sarebbe stata una delle tante invettive che un popolo dimostrante, ormai stufo di una situazione al limite del grottesco, avrebbe lanciato all’indirizzo di un ‘viceré’ tracotante, dai natali plebei, verificabili nei modi e nei fatti.  

Ma questo popolo, che un tempo aveva dignità e coraggio, ha ormai perso anche la forza di ribellarsi al tiranno usurpatore. Per il passato, per molto meno, avrebbe già invocato e fatta giustizia di colui che, oltre alla salute, alla tasca, alla sicurezza sociale dei propri figli, gli ha rubato anche l’immagine, gli ha scippato la dignità.

Chiunque, in circostanze analoghe e con ancora un residuo di dignità, sempreché l’abbia mai avuta, avrebbe fatto ammenda dei danni prodotti e quantomeno cercato di imboccare la via dell’oblio.

Lui no, lui imperterrito continua a calcare la scena irreale di un palcoscenico disastrato nella convinzione intima che anche questa volta hadda passà ‘a nuttata’ (deve passare la nottata) e tutto ritornare come prima.

Non chiediamo a questo signore una pubblica contrizione o, da buon marxista-leninista quale è, un’autocritica  resa davanti ad un fittizio tribunale del popolo, come sta cercando di fare intendere forte della complicità, più o meno cosciente, di una stampa che fino a ieri, fatte le debiti eccezioni, usava per raccontarlo toni a dir poco trionfalistici.

Da lui non vogliamo neppure atti penitenziali alla ricerca della clemenza delle masse, sarebbe l’ennesima inutile perdita di tempo, l’occasione a lui gradita di prendere fiato e sperare nella stanchezza e nella memoria corta di noi tutti.

Vogliamo che sparisca per sempre dalla scena politica. Vogliamo che lui e la sua paranza, a partire dalla “senatrice-governatrice”, mai direttamente eletta col suffragio del popolo sovrano, si tolgano per sempre dalle scatole e di loro si cancelli la memoria come il ricordo di un incubo mai vissuto nel reale.

                                                                                         Luigi Malfi

 

     

 Valle Telesina


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