Su l’inutile, l’inquinante e il distraente (le
biomasse) impianto di San Salvatore.
Alessandro Visalli
Rispondo, dopo qualche
giorno all’intervento del dott. Pascale che
consente il grande piacere di
entrare in
questioni di merito (come dice l’assessore
Aceto).
Nel suo articolo obietta sostanzialmente:
·
L’inutilità (ovvero
l’essere in eccesso, superfluo, sovrabbondante)
della produzione elettrica (ca. 75 GWh/anno)
garantita dall’impianto a biomasse di San
Salvatore Telesino (sono disponibile a chiamarlo
“inceneritore”, ma non dimentichiamo che non
ritira rifiuti
urbani);
·
L’autosufficienza della provincia rispetto alla
produzione da fonti fossili altrove localizzata
(a proposito, quando parlo di Teverola mi
riferisco ad una centrale a turbogas non ad un
inceneritore; quello è ad Acerra)
·
La volontà di “inquinare producendo energia”,
attribuita a me;
·
L’allusione a complicità con politici (brutta
parola, dott. Pascale, chiedo all’arbitro
un’ammonizione);
·
L’assimilazione delle biomasse ritirate (se sarà
autorizzato) dall’impianto alle famigerate (e
poco conosciute “fonti assimilate” ex CIP 6;
·
La vicina (ma diversa) condanna della qualifica
di rinnovabili attribuita (dalla UE) ai rifiuti;
·
Il contrasto (in parte reale) con gli usi
alternativi degli stessi in termini di riuso e
riciclo (naturalmente previa riduzione);
·
Il contrasto con l’economia del vino e
l’economia diffusa e distribuita;
·
La condanna alla “desolazione” che il progetto
porterebbe.
Una bella serie di obiezioni, meritevoli di
attenta valutazione e rispetto; partiamo a
ragionare insieme dalla questione della
autosufficienza provinciale e quindi della
inutilità:
·
Dai dati in mio possesso (TERNA S.p.a.) risulta
un consumo totale della Provincia di Benevento
di 842 GWh/anno, dei quali 314 dall’industria
(ad es. 25 per l’acqua), 248 dal terziario (30
dalla pubblica illuminazione), 254 dal domestico
(e solo 24 dall’agricoltura);
·
La Regione Campania, a fronte di 17.387 GWh di
consumi, produce 4.823 GWh di energia (di cui
2.438 da termoelettrico e 2.385 da fonti
rinnovabili);
·
E’ particolarmente difficile verificare la
produzione locale di energia della Provincia, ma
in effetti nel Fortore c’è uno dei più grandi
parchi eolici d’Italia (oltre seicento torri) e
uno dei più grandi conflitti ambientali contro
tale esagerazione (con le altre seicento in
arrivo); può provare a chiedere al suo
conterraneo Colasanto; ciò considerato la
Provincia di Benevento produce più energia
rinnovabile di quella che consuma;
·
Ciò significa che i “miseri” 75 GWh di Vocem
sono inutili? Qui il discorso prenderebbe una
piega troppo tecnica per il mezzo usato, ma
bisogna considerare la differenza tra “fonti
programmabili” (che danno energia continua) e
“fonti non programmabili” (come l’eolico, che la
danno quando gli piace). Se si verifica la
letteratura di settore si scopre che le prime
sono indispensabili e devono costituire “il
fondo” in grado di dare stabilità alla rete
elettrica, ciò almeno fino a quando la
tecnologia dell’idrogeno non ci avrà reso in
grado di stoccare efficientemente l’energia (ma
avremo necessità di depositi e rigassificatori).
Una provincia che si alimenta solo con eolico (e
solare) e non prende energia dall’esterno (cioè
dalle turbogas in Campania e nel Lazio) dovrebbe
subire continui e prolungati black out;
Veniamo alla questione della volontà di
inquinare. In effetti io non penso che
l’impianto di San Salvatore Telesino inquini;
con me lo pensa anche la Regione Campania. Per
essere più precisi, non penso emetta in
atmosfera sostanze potenzialmente inquinanti in
quantità e concentrazione tali da essere lesive
della qualità ambientale.
Penso anche che i vostri camini le emettano in
quantità e soprattutto concentrazione più vicina
ad essere lesiva. Infatti il ricettore (noi) è
molto più vicino all’emissione e quest’ultima
non è filtrata da nulla; inoltre la combustione
è molto più inefficiente, quindi a maggiore
quantità di emissioni relativa.
Penso, inoltre, che il tema “inquinamento” vada
guardato su scala globale e non locale. (cfr,
per esempio, il convegno
Inquinamento dell’aria da polveri sottili: la
situazione, l’evoluzione, le cause, valutazione
delle misure adottate, linee di indirizzo per
gli interventi futuri"
18 Giugno 2007 - Sala delle Carte Geografiche
Roma, Via Napoli 36,
pubblicato sul sito dell’ISSI,
www.issi.it).
L’inquinamento
delle grandi centrali a turbogas del nord arriva
fino a noi (insieme a quello della Cina che va a
carbone).
Lascio perdere la complicità con i politici (per
quello c’è la Procura della Repubblica, se vuole
le fornisco l’indirizzo dott. Pascale).
Sulla questione, invece,
delle assimilabili conviene introdurre un
elemento di chiarezza. Le fonti “assimilate” di
cui al famigerato Decreto (del CIPE) “CIP 6”, sono i sottoprodotti
petroliferi derivanti dalla raffinazione del
petrolio e del carbone; quindi anche i rifiuti
non biodegradabili (cioè il CDR e in particolare
le plastiche in esso contenute).
L’impianto di San
Salvatore Telesino non ha nessun “CIP 6”; utilizza, invece, i “certificati verdi” che
sono la forma ordinaria di incentivazione delle
fonti rinnovabili. Ora, detto che senza
incentivazione non esisterebbero fonti
rinnovabili (neppure l’amato eolico né,
soprattutto, l’ambitissimo fotovoltaico) e
dovremmo continuare con il petrolio, gas e
carbone, bisogna sottolineare che la qualifica
di fonte rinnovabile ai rifiuti biodegradabili è
normativa UE. Resta confermata fino al
recentissimo “Pacchetto Clima-Energia”. Le
ragioni sono diverse, non ultima la circostanza
che la biodegradazione in discarica della
frazione organica emette in atmosfera
un gas oltre venti
volte più climalterante della CO2; il
metano.
È evidente che la stessa materia può andare
incontro ad usi alternativi. Tra gli altri il
compostaggio, la discarica e la rilavorazione
(ad es. da Novolegno). Il primo è il migliore:
spero che non ci saranno molti comitati (ma
alcuni si vedono) quando, però, un impianto di
compostaggio che deve prendere anche rifiuti ”di
altri” verrà vicino alla casa di qualcuno,
danneggiandone il valore patrimoniale.
Il peggiore è la discarica, quindi su questo non
insisto.
La rilavorazione si può dare in alcuni casi.
L’ideale sarebbe se i flussi fossero diretti
alla migliore destinazione in termini di
capacità di ricevere ed efficienza di
lavorazione. Infatti gli scarti si possono
presentare anche in modalità tali che, per
tipologia e quantità, risultino difficilmente
lavorabili dagli impianti di compostaggio che
hanno una tecnologia molto semplice ma
estremamente delicata. Ancora di più il discorso
vale per gli impianti di rilavorazione. I
sistemi termici hanno il vantaggio di poter
ricevere il combustibile, entro certi limiti,
con minori limitazioni e quindi di poter
ritirare anche materiali non utilmente
valorizzabili dagli altri sistemi.
In ogni caso la centrale è progettata per un uso
ibrido. Quindi se gli scarti fossero carenti
bisognerà aumentare la parte “vergine” per la
quale saranno fatte idonee convezioni con il
territorio e pagato il giusto prezzo.
Veniamo alla questione del contrasto con
l’economia del vino e la corrispondente economia
diffusa e distribuita. Appare evidente da quanto
ho scritto che non credo nella realtà di tale
contrasto. L’impianto emette quantità talmente
risibili di potenziali inquinanti in atmosfera e
le ricadute attese sono talmente basse, in
concentrazione, da essere centinaia di volte
inferiori ai limiti di legge. Comunque su questo
tema, realmente centrale, non si può correre
alcun rischio. Per tale motivo sono sicuro che
la ditta farà tutta la sua parte aprendo il
controllo dell’impianto stesso al territorio,
mettendo centraline in luoghi pubblici,
affidando i controlli a società terze (nominate
dai comuni e non dalla ditta stessa), oltre ai
controlli da parte di ARPAC imposti di legge.
Colgo l’occasione per correggere l’assessore
Aceto su un piccolo punto: l’impianto comporterà
investimenti per ca. 50 ml € (e non trenta) e il
finanziamento pubblico (peraltro allo stato
perso, “grazie” al tantissimo tempo che la
pubblica amministrazione, che dovrebbe essere
chiamata a rispondere con efficienza, ha
impiegato a produrre una decisione che allo
stato ancora manca a quarantuno mesi dall’inizio
del procedimento) è di ca. 12 ml € (e non 18, i
sei sono per Reino). Peraltro apprezzo
l’equilibrio, e la correttezza istituzionale,
della sua intervista televisiva. Come da lui
detto anche se “in trasparenza”, l’interesse
generale sarà definito in sede di Conferenza di
Servizi (il cui scopo è, precisamente, definire
l’interesse generale prevalente).
Tutto ciò considerato, io credo che il progetto
non porterà alcuna “desolazione”. Porterà,
invece, un piccolo tassello di sviluppo buono e
sostenibile, tra cui lavoro per oltre 30
famiglie (direttamente impiegate nell’impianto)
beneventane ed altrettante per l’indotto, senza
contare la manodopera in fase di realizzazione,
i controlli all’impianto, ecc. ecc..