Da
quando frequento di più le strade, le piazze e i
bar della nostra cittadina ho iniziato a
conoscere una varia umanità di cui prima ero del
tutto all’oscuro.
Persone che conducono la loro vita in maniera
normale, che vivono la loro quotidianità
onestamente, padri e madri di famiglie
dignitose, ragazzi e ragazze piene di speranze e
desideri.
Si
esprimono in modo semplice, cercano di dire la
loro su di un mondo sempre più incomprensibile e
sempre più distante dal loro modo di essere, non
del tutto rassegnati alla sconfitta finale
provano a reagire, confusamente, sommessamente o
alzando la voce, ma sempre con l’onestà di chi
può parlare liberamente con la libertà che si
sono acquistati
non avendo ceduto a nessun ricatto, neanche a
quello disarmante del tempo che ti mette a dura
prova, che mina le tue certezze, che incrina il
tuo rapporto con le cose e le persone e che ti
vorrebbe cambiare o cambiato.
Persone che cercano di educare i figli alla
libertà e alla liberalità, esponendosi a pesanti
logoramenti esistenziali quando entrano in
conflitto con essi, proponendogli altri modelli
che non siano quelli della viltà e della
rassegnazione o dell’accondiscendenza al
conformismo imperante o peggio ancora del
servilismo.
Calarsi tra questa gente confusa, caciarona,
manichea fa bene, smussa molti angoli del
proprio carattere, ti insegna il rispetto e ti
fa rispettare, ma soprattutto ti aiuta a capire
che c’è ancora qualcosa di vivo che pulsa sotto
le macerie della modernità.
Negli anni
anch’io ho dovuto rivedere molte mie convinzioni
ed adattare il mio vocabolario ai tempi, ma una
certezza ancora mi rimane del mio passato
militante che chiunque a vario modo e in varia
forma pensi o voglia impedire alla gente di
esprimersi sia un Fascista.
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