Il Tuo intervento
odierno, caro Gino, come in altre occasioni, si
ammanta del privilegio di scavare nei meandri
dei miei ricordi.
Da Polibio, che
studente non avevo in gran simpatia per
l’impegno che richiedeva (uno spirito aspro o
dolce cambiava radicalmente il significato di
una parola), era tratto il brano che il 5 luglio
1966 rappresentò la prova scritta di greco dei
miei esami di maturità. Dell’eccelso storiografo
mi infastidiva altresì la raffinatezza
diplomatica, ancorché obiettiva e scientifica,
nell’analisi delle fonti e delle cause degli
eventi della sua epoca.
Riguardo al
tradimento gli ho preferito, tant’è che da circa
otto lustri ne ho ingiallita riproposizione
tipografica del mio ‘fratello’ Ezio in bella
mostra nello studio, aforisma di altro autore,
che non cito per non recare oltraggio ad alcuno:
“Il tradito può anche essere un ingenuo, il
traditore è sempre un infame!”.
E veniamo alla
“brutta aria” che “tira” in questi giorni.
Condivido
l’affermazione che di tradimento a Telese Terme
non sia da parlare; l’unico tradimento di cui ho
compiuta scienza e coscienza, molto indietro nel
tempo, fu perpetrato ai danni di Telese!
Quando in periodi
come questo mi capita di affermare che non mai
vinto, c’è sempre qualcuno pronto a ricordarmi
che non è vero, almeno una volta ho vinto; ed io
sono costretto ad ammettere amaramente che tra
le sconfitte quella è rimasta la più cocente!
Quanto alla
paura, Gino, io ritengo che non abbiamo diritto
ad averne.
Se ancora una
volta, come sembra, il Paese decide di spaccarsi
in tre; se ancora una volta due terzi del Paese
si appresta a dichiarare che obiettivo primario
è quello di scongiurare il perpetuarsi della
logica dell’altro terzo (argomento già
richiamato da Te egregiamente cinque anni
orsono), allora non si può parlare di paura. Si
deve più efficacemente ammettere che manca il
coraggio di ritrovarsi intorno ad un’idea
comune, a dire dei più, che vuole essere quella
dello stravolgimento di un metodo di gestione.
Saremmo ancora in tempo!! Il materiale umano non
manca, lo ritengo invece sovrabbondante, occorre
solo una silenziosa breve pausa di riflessione
che aiuti la coscienza di ognuno ad esprimersi
libera da vincoli, sia pur legittimi, legati a
malinteso orgoglio di appartenenza.
I segni ci sono,
uno fra tutti: l’adesione ufficiale della nostra
Comunità al “Protocollo di legalità”.
Comunque, Gino,
non posso astenermi dal farTi una confidenza: se
da un lato non mi riconosco il diritto alla
paura per i clamori degli spregiudicati, non
riesco a non averne per i silenzi degli onesti!
Telese Terme, 2/3
maggio
2009
Alessandro
|