In
molti continuano a sostenere che tra gli
interventi in grado di favorire nuova
occupazione nell’economia della nostra Provincia
non poteva essere trascurato, per il suo peso
specifico e per la capacità di attivazione di
flussi economici rilevanti, un settore
merceologico come il Turismo.
In
particolare, si sottolinea la necessità di un
maggiore impegno da parte delle Amministrazioni
pubbliche e della classe imprenditoriale
“illuminata” della nostra provincia per una
politica culturale e turistica capace di
attrarre curiosità ma, soprattutto, interessi e
flussi monetari in grado di riattivare il
circuito economico.
Ciò, attraverso la proficua utilizzazione degli
strumenti giuridici e di incentivazione a
disposizione, soprattutto nelle aree del
Mezzogiorno.
Il
Sannio moderno e la Provincia tutta, presentano
infatti grandi possibilità di sviluppo legate
all’opzione turistica, grazie ad ambienti ancora
incontaminati e con notevoli esempi di
architettura e di arte di diverse epoche
storiche.
Gli stupendi centri storici (come quello di
Sant’Agata dei Goti, definita la “Orvieto del
Sud”, o Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Morcone,
ecc.); le vestigia di un passato glorioso (le
mura di Telesia, il Castello di
Montesarchio e i resti di Caudium); i
Luoghi di Padre Pio da Pietrelcina; le montagne
e colline; le Terme di Telese (con il Lago) e
San Salvatore Telesino (con le sorgenti del
Grassano); il Parco Geopaleontologico di
Pietraroja (dove venne trovato “Ciro”, il primo
dinosauro scoperto in Italia) e le ceramiche di
San Lorenzello sono tutte risorse di
straordinario pregio e valore.
Senza dimenticare Benevento, città che con
l’Arco di Traiano, il Teatro Romano, la Rocca
dei Rettori, la splendida Chiesa di Santa Sofia,
il Duomo ed il Museo del Sannio rappresenta un
sito culturale ed artistico non privo di rilievo
e definibile, a ragione, Città d’Arte.
Non più improvvisazione quindi ma programmazione
organica e concertata tra attori, capace di
individuare soluzioni sempre più innovative per
soddisfare le esigenze del cliente.
Nonostante le
mirabolanti dichiarazioni di intenti,diffuse a
mezzo stampa o nei vari, troppi congressi, non
ritengo che tali aspettative siano state attese.
Tutt’altro.
Infatti, una seria
e consapevole politica nel settore turistico non
può certo esaurirsi, come fino ad ora successo,
in frenetiche partecipazioni alle varie “Borse”;
dispendiosa se non altro, che sta contagiando
enti e comuni dai bilanci sempre più esigui.
E’ evidente che
queste comparsate se non seguite da ipotesi
progettuali e confronti pubblico – privato su
programmi seri rischino di essere ad esclusivo
appannaggio non di una politica seria di
promozione del prodotto Sannio bensì di un
effimero e poco produttivo ritorno di immagine
di pochi eletti .
Ma i problemi sono
anche altri e investono il ruolo che può avere
realisticamente il turismo per contribuire allo
sviluppo economico delle comunità del
Mezzogiorno.
Infatti la crisi
dei sistemi produttivi tradizionali sembra
affidare lo sviluppo del territorio delle
regioni meridionali quasi esclusivamente
all’incremento delle economie derivanti
dall’attività turistica, invocata
sistematicamente, ma in maniera piuttosto
astratta, nei documenti delle forze politiche.
A tali
manifestazioni di indirizzo programmatico non è
comunque corrisposta una crescita del settore,
soprattutto in assenza di una consapevole
riqualificazione del territorio, del ripristino
dell’equilibrio ambientale, sull’integrazione
dei collegamenti territoriali.
Di
conseguenza, nonostante le forti potenzialità
che il settore potrebbe esprimere, i dati SVIMEZ
dimostrano come l’industria turistica del
mezzogiorno abbia un’un'ampia capacita'
produttiva tuttavia sottoutilizzata sia sul
fronte della domanda che dell'offerta''.
Quali dunque le
possibili risposte allo status quo??
Da
sempre le attività turistiche hanno
rappresentato un settore fortemente
caratterizzato dall’intervento pubblico, sia su
scala nazionale che locale;molto spesso tuttavia
una tale situazione ha portato in alcuni casi a
sopravvalutare eccessivamente il ruolo ed i
compiti degli Enti Locali generando spesso un
freno all’iniziativa privata caratterizzata da
logiche imprenditoriali dissimili.
La
necessità di un ruolo attivo della componente
pubblica nel turismo è fuori discussione, in
quanto le dimensioni del successo competitivo
del comparto non sono controllabili
esclusivamente e direttamente dall’intervento e
dall’intraprendenza dei privati.
Tuttavia, se da un lato l’intervento dello Stato
appare necessario ed ampio, nella portata e
negli effetti, dall’altro ciò non deve
assolutamente sviluppare l’idea, soprattutto tra
gli operatori, di trovarsi in un settore
protetto.
E’
pertanto necessario, ai fini dello sviluppo di
un turismo di qualità, da un lato l’azione e
l’intervento pubblico finalizzato alla creazione
delle infrastrutture necessarie e
all’implementazione di quelle azioni di sviluppo
utili a migliorare il sistema qualitativo
dell’offerta, dall’altro l’intervento privato
con le sue peculiarità intrinseche e finalizzato
a mettere a disposizione idee, esperienze e know
how utili a tale scopo.
Risulta necessaria, in sostanza,una politica di
collaborazione comune e condivisa finalizzata
all’incremento esponenziale di quelle sinergie
pubblico-privato, con l’apporto di competenze e
professionalità e nel rispetto dei ruoli
reciproci.
E’
necessaria un’azione di pianificazione, di
programmazione razionale e coordinata di
sviluppo anche di tutte quelle attività
collegate al turismo, la cui crescita è avvenuta
molto spesso al di fuori di qualsiasi disegno
organico.
Da una parte
quindi la politica, con le sue peculiarità di
indirizzo e programmazione; dall’altro gli
imprenditori, troppo spesso distratti dai
sussidi pubblici, chiamati finalmente ad
applicare uno dei principi cardine del fare
impresa:il rischio.
Infatti, anche costoro hanno troppo spesso fatto
affidamento sui contributi statali per
mascherare evidenti limiti di idee, proposte e
progettualità nonostante si fossero trovati in
più occasioni (e non da ultimo) a ricoprire
importanti posizioni in enti deputati alla
realizzazione di efficaci politiche in materia
di turismo.
Certo, dare addosso all’untore – il politico nel
caso specifico – è esercizio fin troppo
semplicistico quando per anni si è vissuti
all’ombra dello Stato chioccia e nella (quasi)
assoluta immobilità.
Con quale risultato??Quello che è sotto gli
occhi di tutti.
Altro dato desolante, zavorra per lo sviluppo è
quello secondo cui l’Italia si caratterizza per
un mercato del lavoro in cui per ogni 100
occupati ci sono quasi 12 prestazioni irregolari
(fonte ISTAT).
Nessun settore di impiego si salva, anche se i
dati più preoccupanti riguardano l’area dei
servizi (in particolare commercio, turismo,
trasporti e servizi), in cui si concentra il 72
per cento delle prestazioni di lavoro
irregolari. Gli irregolari vivono molto di più
nel Mezzogiorno (47 per cento del totale)
rispetto al Centro.
Cari politici, cari imprenditori, non sarebbe
più coerente nonché benefico per l’intera
economia nazionale adoperarsi affinché tali
indegne situazioni di sommerso siano portate
alla luce ergo regolarizzate???
O
si preferisce piuttosto mantenere la situazione
allo stato attuale perché i sommersi, pur non
figurando, producono reddito come tutti gli
altri e che immediatamente viene privatizzato
quando invece le perdite, le casse integrazioni
e gli ammortizzatori sociali vengono,
immancabilmente, riversati a carico della
collettività??
Forse si vuole arrivare a situazioni tipo far
east e pretendere che il lavoro, diritto di
tutti, non venga riconosciuto, tutelato e
retribuito per quello che è secondo il dettato
costituzionale??
La
stagione turistica è ormai alle porte e la
situazione è sempre la stessa. Bene sarebbe
rimboccarsi le maniche ed evitare di sprecare
fiumi di parole.
Il
turismo bisogna farlo, ne siete capaci??
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