18 settembre 2009
La morte della rassegna stampa online
Simone Aversano

 

http://simoneaversano.wordpress.com/2009/09/17/la-morte-della-rassegna-stampa-online/


E’ con una chiara e lapidaria scritta posta a margine dell’articolo, subito dopo data e firma, che si sta pian piano andando verso la morte della rassegna stampa online. Da alcune settimane e mesi, diverse testate giornalistiche presenti anche sul Web con i loro siti di informazione stanno appunto aggiungendo, quasi come marchio di fabbrica, la scritta ‘RIPRODUZIONE RISERVATA’ in fondo agli articoli di maggior interesse che possono vantare il merito di offrire al grande pubblico. La scritta è accompagnata da un simbolo altrettanto chiaro, quello della protezione sotto Copyright. E’ l’inizio di una nuova epoca o la fine della vecchia?

 

 

A ben guardare ci si trova senza dubbio al limite tra il passato ed i possibili sbocchi del presente nel futuro prossimo, per quanto riguarda, naturalmente, il settore dell’informazione, sia cartacea che online. Il nocciolo della questione sta tutto in questo: l’informazione cartacea beneficia di due entrate in cassa provenienti dai privati, ossia le pubblicità e il costo di ogni singolo giornale; per l’informazione online le entrate si riducono ad una soltanto, ossia le pubblicità. Pubblicità che sono come scommesse per chi le offre, infatti il loro effettivo valore si può calcolare solo guardando alle visite che ogni pagina Web di un determinato sito Internet riceve in un dato tempo. Ragion per cui i siti di informazione devono fare vera battaglia per accrescere le visite giornaliere e guadagnarsi così il loro budget pubblicitario in entrata. Ed è a questo punto che il cerchio si chiude ritornando in pieno su quella scritta lapidaria che campeggia ormai su sempre maggiori siti di informazione online. Con il Copyright sugli articoli l’accrescimento delle visite è assicurato.

 

Mentre si cerca di aumentare vertiginosamente la pratica della ‘condivisione’ sui social network e sui vari altri luoghi del Web in cui più persone possono interagire, dall’altra parte si cerca di evitare tassativamente che un proprio articolo possa essere letto su altri siti, che lo abbiano riportato sottoforma della così detta ‘rassegna stampa’. Il paradosso è presto spiegato: con i social network si possono condividere soltanto degli estratti, i link alla pagina originale in cui si trova l’articolo, il titolo del pezzo medesimo. Niente di più, il tutto è solo uno stimolo alla curiosità degli internauti. La condivisione fa quindi aumentare le visite ai siti di informazione piuttosto che farle diminuire, e la stessa cosa accade se si impedisce ad un libero blogger, al proprietario di un altro sito di informazione, a chiunque abbia uno spazio Web dedicato alle notizie, di riportare in modo parziale o integrale il contenuto di un articolo. In altre parole, la Rete, nata forse anche per superare le barriere dei costi e mettere in stretto collegamento le persone al di là di distanze e limiti, si sta sempre più organizzando in modo fedele alla realtà esterna, alzando di nuovo le stesse barriere e stabilendo di nuovo gli stessi limiti.

 

 

Il prossimo passo sarà probabilmente quello di aggiungere altri mattoni al muro del Copyright: stabilire, cioè, un costo (fisso o variabile che sia) per ogni visitatore che voglia visitare un sito Internet o una serie di pagine Web. A quel punto possiamo star certi che l’informazione non avrà più alcun problema a trasferirsi completamente online, abbandonando il cartaceo pur riuscendo ad ottenere buoni guadagni dalle visite dei lettori/internauti. E chissà che, con gli interessi economici innescati, non si giunga a rendere a pagamento anche i social network, che potenziano le visite per i siti di informazione con strumenti alla portata di ogni utente. Ma tornando alla realtà attuale, quello che resta per un blogger che si diletta nella rassegna stampa è riportare le notizie di agenzia, che sono per forza di cose trascrivibili anche integralmente. E magari affidarsi a qualche intraprendente libero blogger che lascia i propri articoli a completa e gratuita disposizione di qualsiasi utente di Internet, coprendoli al massimo con una libera licenza che non consiste in un Copyright. E così, di blog in blog, la libertà di nuotare fra mille contenuti diversi, scegliendo quello che meglio ci rappresenta e potendo decidere quale fonte sia la più attendibile, potrà rimanere salva. Almeno finché il cambiamento d’epoca non sarà ufficializzato.

 

 

     

  Il Crogiuolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it