13 maggio 2008

Perché, più del fascismo, dobbiamo temere la tv

Fulvio Del Deo

 

 

Sul Venerdì di Repubblica del 9 maggio c'è una lettera molto interessante inviata a Michele Serra da una lettrice. Invito i lettori di ViviTelese a leggerla e a riflettere.

Fulvio Del Deo

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GENTILISSIMO SERRA, io credo che gli italiani non si spostino a destra: lo sono da sempre. In Italia non c’è stato un processo di defascistizzazione. Nelle istituzioni, nell’esercito, nella magistratura, nella politica, nella scuola ha continuato a lavorare il personale di prima, indisturbato, spesso promosso, mai guidato a interiorizzare i valori della democrazia. La guerra di resistenza è stata imbalsamata nei suoi vuoti rituali, se ne sono impadronite retoricamente e strumentalmente le sinistre, mentre leggi, strutture, mentalità fasciste hanno continuato a sopravvivere in apnea fino a quando il nostro caro Cavaliere non gli ha restituito il diritto alla visibilità e all’orgoglio di sé.

Ora è un tripudio di quello che Eco ha chiamato fascismo perenne e per cui gli italiani votano oggi Berlusconi e domani uno come lui. Se non fosse così, non si spiegherebbe perché in presenza di una legge che vieta l’apologia del fascismo, possano tranquillamente candidarsi ed essere elette persone nella generale indifferenza dell’opinione pubblica e della magistratura. Non si spiegherebbe perché là dove poche anime belle si «squietano» per il conflitto di interessi, le leggi ad personam, la volgarità intollerabile, la massa invece se ne disinteressa, tutta concentrata sullo sfruttamento della cosa pubblica e sull’egoistica difesa del proprio orticello.

Anna Rita


 

GENTILE ANNA RITA,

credo anche io che esista una certa continuità tra fascismo e postfascismo. Se non altro perché, sotto la superficie delle Istituzioni e dei mutamenti statuali, scorre imponente il flusso delle convinzioni e delle abitudini popolari, il famoso «carattere nazionale». Lo spirito di sottomissione, la richiesta di protezione a chi «sta sopra», l’abitudine all’obbedienza purché si abbiano le mani libere per i propri traffici privati mi paiono straordinariamente diffusi. Né il costume democratico ha saputo mutaire questo «carattere», anche se credo che qualche passo in avanti sia stato fatto, e che negli anni della ricostruzione economica e delle conquiste sindacali prima, della lotta al terrorismo dopo, abbiamo potuto legittimamente sentirci una democrazia.

Ciò detto, e rispondendo anche a numerose altre lettere relative alla vittoria di Alemanno a Roma, non credo che sia il «fascismo perenne» a doverci fare paura, per il semplice fatto che del fascismo in quanto tale non c’è più alcun bisogno. A irregginentare le coscienze, basta e avanza quel capillare sistema di conformismo sociale che è il controllo mediatico-pubblicitario.

Nessun manganello, nessuna legge liberticida ha mai avuto altrettanto potere di penetrazione e (soprattutto) di seduzione. Un potere di polizia è scopertamente repressivo e odioso. Ma un potere che si fonda sugli spot pubblicitari, sulla diffusione martellante di modelli sociali innocui e uniformi, sull’omissione di giudizio da parte dell’80 per cento dell’informazione (troppo occupata a procacciarsi la pubblicità) come può essere smascherato? Lo ha fatto, genialmente, un film come The Truman Show, che mostra con straziante lucidità in quale umiliante stato di soggezione si possa vivere, credendosi però liberi e felici. Ma queste sono cose da intellettuali, pensieri per una minoranza sempre più affaticata.

La vera vittoria di Berlusconi è nata dalla definitiva, straripante affermazione di un Modello di cittadino, il Cliente, che per definizione dev’essere credulo, ottimista, consumatore e soprattutto docile. Altro non è richiesto. Le virtù civili hanno il difetto di porre domande, intralciare la produzione, proprio come in quelle fabbriche dove c’era scritto «qui si lavora e non si parla di politica».

È molto possibile, cara Anna Rita, che vent’anni di fascismo abbiano fortemente aiutato gli italiani a non farsi troppe domande. Certo, in questi ultimi vent’anni la televisione ha perfezionato, e di molto, le tecniche per allevare masse plaudenti e non cittadini.

 

 

     

  Il Crogiuolo


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