ultimo aggiornamento 24 giugno 2008
Francesca: non potrò votare al referendum
Francesca Del Vecchio
 

 

 

  Bisogna avere l'onestà intellettuale di ammettere gli errori, anche quelli dei propri idoli politici; di saper contestare anche le persone che si trovano "sedute" ai vertici.

 

E se l'Italia oggi è in questo stato pietoso, di regressione e, oserei dire, tendenza alla dittatura, la colpa è anche del poco coraggio delle persone che non hanno la forza di esprimere la loro opinione.

 


 

 

Ci sono valide ragioni che spingono una persona giovane come me, a prendere carta e penna per dar voce alle proprie emozioni …. in questo caso, di profondo sconforto e amara delusione!

 

La scintilla è scoppiata nel momento in cui ho appreso che, tutti coloro i quali, per ragioni di studio, di lavoro o altro, si trovassero fuori dal comune di residenza in occasione delle prossime votazioni, non avranno la possibilità di esprimere il loro pensiero!

 

Mi domando dunque, perché  non abbiamo diritto, in quanto cittadini, di esprimere la nostra preferenza riguardo al questo importantissimo referendum?

Mi è capitato, per le scorse elezioni europee, coincidenti nel nostro paese con le comunali, di dover tornare a casa per esprimere il mio voto. Ebbene dopo due settimane(grazie alle astute macchinazioni di soldatini in camicia verde),ci ritroviamo di nuovo alle urne; ma in un periodo così delicato per gli studenti, che è quello della sessione estiva di esami, mi è impossibile tornare nel mio comune di residenza, affrontando quindi un viaggio di 430km, per andare a votare.

 

Oltre al fattore economico, che è secondario, visto che le ferrovie dello stato offrono uno sconto sul prezzo del biglietto, andata e ritorno, ai votanti che tornano a casa del  60 %; c’è anche il fattore tempo, che non è assolutamente da sottovalutare. Come può una persone che studia o che lavora, perdere una giornata di viaggio, solo per andare a votare?

Non ho forse gli stessi diritti di uno studente che ha la fortuna di avere l’università nella propria città?

 

Non è dunque vero che andare a votare, oltre che essere un dovere , è anche un diritto del singolo cittadino? Non è, forse, questa, un’espressione di democrazia?

 

Ebbene, questo diritto, a me, come a tante altre persone, viene negato proprio nel momento in cui il paese ha bisogno di una maggioranza compatta, reale, che decida del futuro della nostra politica.

Ci troviamo di fronte ad una questione fondamentale che potrebbe cambiare l’assetto del nostro parlamento per il prossimo futuro… e cosa fanno questi ben pensanti??? Ci negano il diritto al voto! Non è certo democrazia questa!

Alla mia età (22 anni) nella politica, negli ideali, ci si crede davvero. Tutti noi, (eccetto qualche disilluso) crede sul serio che la politica, la società possa essere cambiata dalla democrazia, dai buoni propositi.

 

Volete toglierci la meravigliosa sensazione di crederci fino in fondo? Io non ci sto … voglio ancora sperare che la corruzione che serpeggia tra quei banchi del parlamento possa essere annientata, come veleno mortale, da un siero miracoloso.

 

Oggi, tra uno studio e l’altro, colgo l’occasione di buttar giù queste poche righe per dare a tutti voi uno spunto di riflessione …  magari non ci saranno eccezionali conseguenze, non ci saranno cambiamenti … ma da qualche parte si deve pur cominciare; io ho scelto di cominciare da qui, dalla mia piccola comunità!!!

 

Francesca Del Vecchio

 

 


 

 

E' possibile votare anche in un altro collegio, basta fare il rappresentante di lista. Il Comitato per il referendum si può contattare a questo numero 06.68301569.

Insomma basta informarsi un po'. E se "nella politica e negli ideali ci si crede davvero", dopo aver appurato la possibilità di poter votare anche fuori sede, consiglierei una maggiore analisi di ciò che si va a votare. Questo referendum rappresenta una regressione autoritaria del Paese. Invito ad astenersi.

Giuseppe Cognetti

 

 


 

Gentile signor Giuseppe.

 

La ringrazio per le informazioni riguardanti la possibilità di votare fuori dal comune di residenza, ma la invito a riflettere sul fatto che se uno studente non ha il tempo per scendere a casa a votare, figuriamoci se ha quello per fare il rappresentante di lista, per di più in una città nella quale gli studenti non residenti saranno più di 5.000. Se facessimo tutti i rappresentanti di lista, non finiremmo più!!!!!

per quanto riguarda invece l'astensione al voto, ritengo opportuno andare ad esprimere la propria preferenza, per far si che non siano sempre i soliti politici corrotti a comandarci come marionette.

 

Bisogna avere l'onestà intellettuale di ammettere gli errori, anche quelli dei propri idoli politici; di saper contestare anche le persone che si trovano "sedute" ai vertici. E se l'Italia oggi è in questo stato pietoso, di regressione e, oserei dire, tendenza alla dittatura, la colpa è anche del poco coraggio delle persone che non hanno la forza di esprimere la loro opinione.
 



 


Fare il rappresentante di lista non significa dover stare tutto il giorno al seggio. In questo specifico caso, il comitato promotore le avrebbe chiesto semplicemente di presentarsi con scheda elettorale e documento di riconoscimento all’apertura del seggio, votare e andare a studiare. La mia non è una soluzione ai problemi connessi con le attuali modalità di voto, ma semplicemente un suggerimento ad una giovane studentessa impossibilitata a votare. Comunque, bastava telefonare al numero indicato per eventuali delucidazioni.

Per quanto riguarda l’astensione,  pensavo fosse palese: io non intendo l’astensione dal voto come regola di vita “democratica”, lungi da me dare un così cattivo esempio. Semplicemente, ho invitato ad astenersi “attivamente” a questo referendum beffa dopo essersi informati sui quesiti. Una scelta legittima e, a fronte delle parole poco lusinghiere che leggo nella sua nota, aggiungo dignitosa: votare No al referendum, non avrebbe “abrogato” la vigente legge elettorale di cui molti si dichiarano scontenti (tra questi io) ma paradossalmente avrebbe potuto (per fortuna è fallito il quorum) legittimarla col voto popolare; votare Sì (almeno ai primi due quesiti) ne avrebbe addirittura peggiorato le conseguenze. In questo caso, astenersi significa schierarsi e lanciarsi in una forte “contestazione alle persone che si trovano sedute ai vertici”.


Giuseppe Cognetti

 

 

     

  Il Crogiuolo


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