17 maggio 2009

Campania, le imprese accettano o subiscono l'illegalità?

Pietro Di Lorenzo

 

 

 

 

Il prof. Meldolesi dice sul Corriere del Mezzogiorno del 12 maggio 2009 (a pag 13):“una plebe sporca assedia Napoli, difficile ogni idea di cambiamento” ed ancora “ c’è un’imprenditoria che accetta l’illegalità”

 

Sono un piccolo imprenditore, la mia azienda è attiva da oltre vent’anni  in tutta la regione e, con tutto il rispetto per il proficuo lavoro svolto dal professore, devo esprimere un certo disaccordo che sintetizzo brevemente:

 

-Non c’è una imprenditoria che accetta l’illegalità. Ci sono invece imprenditori che invece  la subiscono l’illegalità. È chiaro però che da quel momento la competenza non è più del mercato e del mondo produttivo, ma della magistratura e delle forze di polizia. L’impresa che opera nella illegalità è certamente fuori dalla Legge e dal sistema economico.  Sarebbe stato meglio, secondo me, indicare le ragioni che hanno indotto parte dell’imprenditoria campana ad uscire dalla legalità. I settori produttivi a rischio o fortemente inquinati dalla delinquenza sono ormai noti.

 

Per il resto  voglio ribadire, qualora ce ne fosse bisogno,  che nella nostra regione resistono ancora, nonostante tutto, centinaia di imprenditori che pagano le tasse e rispettano le Leggi. Il prof.  Meldolesi è stato per otto anni presidente del comitato per l’emersione del lavoro non regolare, forse l’intervista avrebbe dovuto  essere  una sorta di mea culpa. Ma il professore non sembra voler centrare il cuore del problema, che è l’inefficienza delle amministrazioni locali e la burocrazia. Pertanto l’unica risposta è: si facciano finalmente funzionare le istituzioni. 

 

E allora per innescare lo sviluppo, quello vero, sarebbe il caso che i politici facessero una buona volta i politici e, specialmente chi si trova alla guida di istituzioni, la smettesse di inventarsi imprenditore con i soldi pubblici. C’è invece tanto, tantissimo da fare per far funzionare e rendere efficienti le amministrazioni locali, eliminare la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e far funzionare la macchina amministrativa. Mentre si fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno o si consolideranno le vere imprese, quelle piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad assumere.

 

Limatola, 12 maggio 2009

 


 

sulla polemica nata da una intervista al prof. Meldolesi pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno, dopo la presa di posizione di  un imprenditore c'è questo interessante comunicato dell'On Erminia Mazzoni.

 

“Le parole del prof. Meldolesi mi hanno colpita profondamente e, nel rispetto del pensiero di un tale economista che stimo molto e che ho apprezzato nell’opera di “Contrasto al sommerso”, vorrei dire qualcosa a proposito della plebe sporca e della politica “senza prospettive di sviluppo”.

 

Questa plebe che, secondo il professore pensa che tutto si possa “ottenere in maniera facile, adusa alle scorciatoie” per me non esiste.

La massa, il popolo, plebei e patrizi e comunque si vogliano chiamare, sono i cittadini di una città e di una regione consegnate nelle mani di una oligarchia che ha imposto le regole del potere in tutti i settori.

 

Sono, dunque, cittadini che si sono rassegnati o adeguati al meccanismo dello scambio per un posto di lavoro, per una prestazione medica, per una pratica burocratica, per un giudizio, e hanno messo da parte la voglia di combattere contro istituzioni e criminalità organizzata.

 

No, non voglio fare del vittimismo populistico, solo partire dalle responsabilità perché non condivido la tecnica di sparare nel mucchio per ferire il colpevole.

Anche la corruzione, il clientelismo, il corporativismo (le tre “c” di Meldolesi) sono causa e non effetto del disastro del nostro territorio. C’è un disegno che appartiene ad una certa gerarchia, che si regge sui bisogni.

 

La chiusura della Campania che ha colto Meldolesi, rispetto ad altre regioni del sud, è il frutto di questa dinamica.

 

E vengo ai “programmi di sviluppo”. Il problema è che sono assenti non dagli annunci dei candidati ma dalla politica.

 

Per far comprendere l’importanza dell’Europa sarebbe necessario, nella nostra regione, prima di progettare recuperare lo spirito del programma Onu della fine degli anni ottanta che apriva alla considerazione dello sviluppo umano come pre-condizione di quello economico.

 

Educazione, formazione, occupazione, legalità, solidarietà sono le prime armi di un realistico progetto di rilancio della Campania da portare in Europa”.

 

E’ quanto dichiarato oggi dall’On. Erminia Mazzoni, candidata al Parlamento Europeo per la Circoscrizione dell’Italia meridionale, nella lista del PDL.

 

 

ing. Pietro Di Lorenzo - imprenditore

 

 

 

 

 

     

  Il Crogiuolo


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