4 novembre 2007
L'Espresso spiega Mastellopoli
L'Espresso

 

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Per-chi-suona-il-Campanile/1854747&ref=hpsp

 Per chi suona il Campanile

di Marco Lillo

Consulenze, voli, contratti, benzina e case. E persino torroncini e panettoni. Pagati dal giornale Udeur e usati da Mastella & C. Grazie anche ai fondi pubblici.

 
 

Parla l'uomo dei conti

È stato l'uomo dei conti di Clemente Mastella. Nelle sue mani teneva le chiavi della cassa dell'Udeur e del giornale di partito. L'ex senatore Tancredi Cimmino nel 2006 non è stato ricandidato ed è passato con Antonio Di Pietro. 'L'espresso', lo ha intervistato.

Ci racconta come funzionavano le casse dell'Udeur e del 'Campanile'?
"Io gestivo sia il conto corrente dell'Udeur che quello del giornale ed entrambi erano garantiti con le mie fideiussioni personali. Di fatto però decideva tutto Clemente. Lui era il segretario politico e io ero solo quello amministrativo. Nel rispetto dei ruoli, se Clemente aveva un'esigenza io, come era mio dovere, la esaudivo".

Ma i conti sono andati in profondo rosso.
"E già. Nel 2006 il conto del partito aveva raggiunto uno scoperto di 1,4 milioni di euro mentre quello del giornale era arrivato a 450 mila euro di rosso. Clemente aveva deciso di candidarsi alle primarie e c'erano state delle spese ingenti. Io ero preoccupato, ma lui mi diceva che dopo le elezioni saremmo rientrati dallo scoperto con i rimborsi elettorali. Poi, a sorpresa, decise di non candidarmi".

L'hanno accusata di essere scappato con la cassa e di avere lasciato il giornale e il partito in un mare di debiti.
"Mi sono deciso a parlare solo per difendere la mia famiglia e la mia dignità da queste accuse. Non c'è stata nessuna fuga e anche l'Udeur non ha mai detto una cosa simile. Il partito allora emanò un comunicato, pubblicato dalle agenzie, per smentire le voci. Conservo ancora la lettera di complimenti che mi scrisse il presidente dei revisori per i miei bilanci. Ho lasciato un giornale che aveva 400 mila euro di debiti ma che doveva incassare 2 milioni di contributi. Non c'era nessun buco. La verità è che ho garantito i debiti che altri, con le loro spese, hanno causato. Poi, quando i patti non sono stati onorati, la Cassa di Risparmio di Ferrara mi ha bloccato i beni".


Ci ha rimesso del suo?
"Ovviamente no. Però sono stato costretto a scrivere una lettera ai presidenti di Camera e Senato nella quale facevo presente che l'Udeur doveva ancora pagare i debiti e chiedevo a Marini e Bertinotti di bloccare l'erogazione del contributo elettorale all'Udeur fino a quando non fossero stati saldati i debiti pregressi. Solo allora il partito si decise a pagare i debiti con la banca".

La accusano anche di avere comprato nel 2005 con i soldi del 'Campanile' una Mercedes Four Matic 3.200 di cilindrata per ben 63 mila euro e di averla usata. Come spiega questa spesa?
"Io sono andato via ad aprile del 2006, otto mesi dopo quell'acquisto. La macchina aveva pochi chilometri e ho consegnato le chiavi. Mi risulta che la Mercedes è stata venduta dai nuovi amministratori solo a maggio del 2007, un anno dopo".

Loro dicono che l'auto è stata data in uso per brevi periodi al senatore dell'Udeur Barbato e al direttore del 'Campanile', ma solo al fine di venderla. Poi, a ottobre è stata consegnata a un concessionario ed è stata venduta sette mesi dopo perché nessuno la voleva. Consuma troppo.
"La vera ragione di quell'acquisto è amministrativa. Mi arrivavano fatture per migliaia di euro ogni mese da pagare per i pieni fatti dal benzinaio di Ceppaloni. Decisi di comprare l'auto per giustificare l'inerenza delle spese di carburante".

'L'espresso' ha raccontato la storia dell'appartamento che ospita il giornale di partito e che è stato comprato a un ottimo prezzo dalla società Campanile Srl, dei figli di Mastella, nel 2006. Senatore Cimmino, ci spieghi dall'inizio questa vicenda.
"Io avevo il 90 per cento delle quote della Campanile Srl, mentre il 10 per cento era intestato a Mastella. Gli ho ceduto gratuitamente le quote quando ho lasciato l'Udeur perché pensavo agisse come segretario di un partito e non come padre di famiglia. Ora invece scopro che i suoi figli hanno realizzato l'affare di largo Arenula grazie al fatto che il segretario ha ceduto loro quelle quote a 10 mila euro. È uno scandalo: quella società valeva molto di più ed era finanziata dal partito. Mastella non poteva darla ai figli. Io ho firmato un accordo nel quale c'era una clausola, garantita da una penale di 500 mila euro, che prevedeva la cessione da parte mia delle quote a una persona indicata dal rappresentante legale del partito. In quella veste ho venduto a Mastella. Altrimenti non ci sarebbe stata nessuna ragione per regalargli le quote".

Ora cosa pensa di fare?
"Sto consultando i miei legali per far valere le mie ragioni". M. L.

(01 novembre 2007)

 

 

Una grande nebulosa nella quale spariscono i milioni del finanziamento pubblico e i confini tra gli interessi della famiglia Mastella e quelli del partito. Questo è il quadro che emerge dall'inchiesta de 'L'espresso' sulla gestione del giornale dell'Udeur, 'Il Campanile'.

Per oltre un mese abbiamo spulciato i conti del quotidiano. Prima che se ne interessasse il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, prima che gli fosse scippata l'inchiesta su Mastella, abbiamo intervistato i fornitori e gli amministratori, verificando che una parte delle spese del giornale finiscono nei dintorni di Ceppaloni, borgo natio del ministro. All'ombra del 'Campanile' Clemente Mastella, i suoi familiari e le loro società hanno ottenuto soldi e vantaggi grazie a un giornale finanziato con i soldi dei contribuenti. In questa nebulosa sono finiti 40 mila euro pagati a Clemente Mastella per la sua 'collaborazione giornalistica' nel 2004; i 14 mila euro usati per acquistare i celebri torroncini di Benevento che spesso finivano in regalo a politici e giornalisti, magari con il messaggino di auguri di Sandra e Clemente. Più i biglietti aerei per i familiari del segretario e poi ancora i 12 mila euro incassati dallo studio del figlio, Pellegrino Mastella, e i 36 mila euro risucchiati in tre anni dalla sua società di assicurazioni.

La ricostruzione delle spese del quotidiano spiega meglio di un trattato il funzionamento di Mastellopoli, un luogo dove, parafrasando Von Clausewitz, la politica sembra la prosecuzione della famiglia con altri mezzi. Il giornale del partito costa ogni anno 2 milioni e mezzo di euro anche se, nonostante gli sforzi dell'ottimo direttore Paolo Festuccia, non supera le 5 mila copie. Di queste solo 1.500 passano dall'edicola per finire quasi sempre al macero. L'edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal Parlamento, spiega:

"Da molti anni ricevo cinque copie ogni mattina. Non ne ho mai venduta una". Questa gigantesca 'ammuina' serve a giustificare il finanziamento pubblico: un milione e 331 mila euro. La presidenza del Consiglio rimborsa le spese 'inerenti alla testata' purché non superino un tetto pari a a circa la metà dei costi.

Un sistema che premia chi spende di più e permette di sistemare molti amici e parenti. Così 'Il Campanile', con una redazione di sei giornalisti, ha visto aumentare il suo costo del lavoro in due anni da 345 mila a 834 mila euro. Nel dicembre del 2005 i debiti verso i fornitori ammontavano a 770 mila euro. 'L'espresso' ha visionato i bilanci interni e la lista dei fornitori stilati dal vecchio amministratore Tancredi Cimmino nel marzo del 2006. Ne viene fuori un quadro inquietante.



Prima è d'obbligo una premessa. Queste spese sono state approvate quando ad amministrare 'Il Campanile' c'era Tancredi Cimmino. Dopo una lite furibonda con Mastella, che non lo ha voluto candidare alle politiche, all'ex senatore è subentrato l'avvocato Davide Perrotta. Cimmino era anche segretario amministrativo dell'Udeur. Ad aprile del 2006 gli è subentrato il braccio destro di Mastella, Mauro Fabris, e a giugno il commercialista Pier Paolo Sganga. Sia Perrotta che Sganga ci tengono a precisare: "Tutti gli atti compiuti fino all'aprile 2006 ricadono sotto la responsabilità della precedente gestione. Oggi le carte sono a posto". Al di là delle responsabilità formali resta un dato politico: i beneficiari di molti pagamenti discutibili sono membri della famiglia Mastella.

40 mila euro simbolici
Il primo a dare l'esempio è il leader. Il giornale ha accordato un bel contratto di collaborazione giornalistica a Clemente Mastella: 40 mila euro più i contributi nel 2004. Quell'anno il leader dell'Udeur aveva perso il seggio da europarlamentare e le sue entrate si erano ridotte. 'Il Campanile' pensò bene di aiutarlo con un contratto extra. Una scelta che l'amministrazione attuale difende a spada tratta: "Il segretario è un giornalista professionista che contribuisce quotidianamente all'indirizzo politico della nostra testata pubblicando numerosi articoli. Il corrispettivo di 40 mila euro, regolarmente fatturato, ha costituito quasi un atto simbolico rispetto alla sua dedizione al lavoro".

Indovina chi decolla
Nel 2005, secondo il bilancio provvisorio del vecchio amministratore, sono stati pagati 98 mila euro per viaggi e trasferte. Tra gli altri, in quegli anni, secondo gli ex amministratori, hanno volato Sandra Lonardo, Pellegrino ed Elio Mastella e pure la moglie di Pellegrino, Alessia Camilleri. L'ultimo decollo della premiata coppia Alessia-Pellegrino risale al marzo scorso quando il Campanile ha pagato ai due i biglietti per raggiungere Sandra e Clemente Mastella alla festa sulla neve dell'Udeur a Cortina. Gli amministratori però giurano: "Dall'aprile del 2006 non esistono altri biglietti aerei autorizzati, se non per ragioni professionali, a persone esterne al giornale. Quello che è successo prima ricade nella responsabilità della precedente gestione. E comunque Pellegrino è un consigliere di amministrazione del giornale". E i voli di Elio? No comment. E Alessia? "Ha rivestito un ruolo, in passato, nel giornale".

Natale d'oro
Nel 2005 (stando sempre ai bilanci parziali di Cimmino) 'Il Campanile' ha pagato 141 mila euro per le spese di rappresentanza e 22 mila euro di liberalità. Tra pacchi, dolciumi e torroni sono spariti 17 mila euro per il Natale 2005. Ben 8 mila e 400 euro partono dalle casse del giornale con destinazione 'Dolciaria Serio' di San Marco dei Cavoti, un paesino a pochi chilometri da Benevento. Altri 6.050 euro sono andati al Torronificio del Casale, una piccola azienda di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta. Che fine fanno tutti questi torroncini? Al 'Campanile' giurano che servono per "i regali del giornale a 200 colleghi e personalità istituzionali. La famiglia Mastella non c'entra". Eppure qualcosa non torna. Per esempio i 2.170 euro pagati alla pasticceria Millefoglie di Ponte, vicino a Benevento dovrebbero riguardare: "Il tradizionale incontro di auguri tra i vertici dell'Udeur campano e quelli del giornale". Il vecchio amministratore Tancredi Cimmino però cade dalle nuvole: "Ma quale tradizione. Io non ho mai fatto nessun incontro". E anche il pasticciere, Nicola Zampelli, ricorda una storia diversa: "Sia nel 2005 che lo scorso anno, ho consegnato più di 200 panesilli (un panettoncino tradizionale del beneventano) a casa di Clemente Mastella. Probabilmente li avranno usati per fare dei cesti. Non ho mai sentito parlare di un rinfresco".

A sentire chi la conosce bene, sarebbe proprio donna Sandra in persona, insieme alle sue collaboratrici, a confezionare con grande creatività, in quel di Ceppaloni i cesti regalo con il meglio delle tradizioni locali. Per comprare i pacchetti donna Sandra arriva al Cis di Nola, un mega centro commerciale sulla strada per Napoli. Qui nel negozio di articoli da regalo dei fratelli Casolaro sono stati spesi altri 1.150 euro, sempre a carico del 'Campanile'. Un cortese responsabile ci informa che "di solito è la signora Sandra in persona a scegliere le scatole per fare le confezioni regalo". E anche al negozio di articoli da regalo e borse Luna di carta nella piazza di Benevento risulta una fattura del 'Campanile' per 2.030 euro. "Probabilmente erano regalini. Mi sembra di ricordare che venne una macchina a ritirare tutto", dice il titolare. Una cosa è certa: gli amministratori del 'Campanile' dell'epoca con quelle spese non c'entrano. "Io non ho mai avuto rapporti con quelle aziende di dolci e regali. Arrivavano le fatture", spiega il solito Tancredi Cimmino, "e mi limitavo a firmare".

Il pozzo di San Patrizio
Ogni mese, fino all'inizio del 2006, l'amministratore del giornale pagava conti per spese di benzina per una media di 2 mila euro al mese. Per metà a carico dello Stato. I giornalisti del giornale però non c'entrano nulla. Questa pioggia di carburante sul 'Campanile' si concentrava sulla stazione di servizio della famiglia Parente di San Giovanni di Ceppaloni, la frazione di 600 anime dove si trova la villa dei Mastella, quella con la celebre piscina a forma di cozza. Proprio così: 'Campanile' e Udeur facevano il pieno a 250 chilometri di distanza proprio alla fine del vialetto che porta dalla villa dei Mastella al paese. Fino all'inizio del 2006 pagava il giornale, ora il partito. Ma chi usufruisce di queste tonnellate di benzina made in Ceppaloni?

Il titolare, Massimo Parente, dice a 'L'espresso': "Qualche volta viene il figlio, Pellegrino Mastella, con il suo Porsche Cayenne che ha una cilindrata di 4 mila e 200 e fa cinque chilometri con un litro. Mette in media 90 euro. Poi alla fine del mese viene un ragazzo dalla villa dei Mastella. Si chiama Daniele (Ferraro, un collaboratore di Clemente Mastella e Sandra, ndr), e mi fa timbrare la scheda carburante, non ricordo a chi è intestata". Il padre, Antonio Parente, ha gestito l'impianto fino a febbraio scorso, e ricostruisce: "Qualche volta Daniele, fa il pieno con l'auto di Pellegrino, più spesso con l'automobile usata dalla signora Sandra. Io faccio il buono e poi se la vedono loro. Compilano la scheda e non so se mettono tutto a carico del partito". Sulle schede non sono indicate le targhe ed è difficile distinguere benzina privata e pubblica. Fonti vicine alla famiglia Mastella fanno sapere che Pellegrino avrebbe un'altra scheda carburante intestata alla sua società alla quale imputerebbe la sua benzina privata. Resta il giallo su quei 100 euro di benzina al giorno a carico prima del giornale e ora del partito (finanziati entrambi dallo Stato). Il segretario amministrativo dell'Udeur Pierpaolo Sganga paga fino a 4 mila euro al mese e spiega: "Sono legittime spese di rappresentanza riferite all'attività politica dei collaboratori del segretario nazionale del partito che peraltro non riceve nessun compenso da me. Spese giustificate, visto che in quella zona l'Udeur consegue il massimo dei voti".

Benvenuti a Casa Nostra
La storia dell'appartamento di largo Arenula che ospita la sede del quotidiano dell'Udeur è un altro monumento al familismo. L'ufficio era dell'Inail che lo aveva affittato al partito. L'Udeur, come abbiamo già raccontato su 'L'espresso' ('Casa Nostra', n. 35) poteva comprarlo nel 2006 a un milione e 450 mila euro, un ottimo prezzo. Invece, dopo un tortuoso giro, l'affare è stato fatto da una società dei figli del segretario. In realtà quella società, secondo Tancredi Cimmino, era un bene dell'Udeur che l'aveva finanziata per ben 450 mila euro e non poteva essere ceduta da Mastella ai figli. Comunque sia, i due giovani immobiliaristi non sono stati molto riconoscenti con il partito. Appena hanno comprato la sede del giornale hanno subito aumentato l'affitto da 3 mila e 500 a 6 mila euro più Iva. Bisogna capirli. Per comprare hanno sborsato 650 mila euro cash e si sono sobbarcati un mutuo da 1,1 milioni per una rata mensile di 6 mila e 500 euro, quasi identica all'affitto chiesto al giornale (amministrato anche da Pellegrino).

Pellegrino sotto il Campanile
L'ombra del 'Campanile' segna la traiettoria professionale del figlio maggiore. Appena laureato, Pellegrino ottiene un contratto di praticantato giornalistico a 'Il Campanile', come la sua fidanzata Alessia. Presto i due spiccano il balzo verso la professione legale: Alessia va all'Autorità delle Comunicazioni, nella segreteria dell'ex onorevole Udeur Roberto Napoli, mentre lui diventa socio dello studio Criscuolo. Gli associati sono tre: Fabrizio Criscuolo, Mastella junior e il suo coetaneo Davide Perrotta, il presidente del giornale. Proprio 'Il Campanile' (quando c'era ancora Cimmino) pagava mille euro al mese per l'assistenza legale dello studio Criscuolo. Un contratto chiuso da Cimmino nel 2006 come quello della Acros, una società di brokeraggio assicurativo della quale Pellegrino è socio al 50 per cento. Acros ha incassato 36 mila euro in tre anni. Alla vigilia del rinnovo Cimmino ha revocato la consulenza e così Acros quest'anno si è dovuta accontentare di 2 mila euro per la polizza della serata di Roberto Benigni a Telese. "È una primaria società di brokeraggio che ha prestato attività di consulenza in vista della stipula di polizze per la responsabilità degli amministratori", precisano dal 'Campanile'. Ma le polizze poi si sono fatte? "Non se ne è fatto più nulla". Altri 36 mila euro buttati dalla finestra del 'Campanile'.

(01 novembre 2007)

Dossier: senza grazia e senza giustizia

FOTO: Gita al Gran Premio

 

 

     

  Il Crogiuolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it