22 luglio 2009
Termalismo, ipotesi suggestive e voli pindarici
Nuccio Franco

 

 

Termalismo in Italia – Tra ipotesi “suggestive” e voli pindarici

 

Sfogliando una rivista, mi ha incuriosito un articolo relativo alle potenzialità della filiera termale nel nostro Paese, dal titolo “Patrimonio naturale per salute e benessere”. L’ho letto con molta attenzione in quanto relativo a specifiche argomentazioni trattate sulla base di una (immaginaria) strategia.

 

Oltre alla premessa storica relativa ai romani che già 2000 anni or sono avevano concepito le stesse come luoghi di aggregazione sociale e di relazione, si faceva cenno all’aumento degli standard qualitativi delle stazioni termali.

 

Inoltre, veniva evidenziato come le “nuove” terme abbiano registrato, di recente, un maggior interesse anche da parte dei giovani inducendo “gli imprenditori di settore a rispondere con un’offerta rinnovata e innovativa,modulata sulle istanze dei curandi partendo dall’ascolto delle loro esigenze”.

 

Tuttavia, l’aspetto che più mi ha meravigliato, è stato il riferimento all’ulteriore e per molti versi stravagante funzione che le terme potrebbero svolgere.

Oltre che per il benessere dei cittadini,per lo sviluppo dell’economia locale, esse potrebbero addirittura avere un ruolo rilevante ai fini dell’attivazione di un nuovo modello di welfare, a tutela dell’interesse generale alla salute.

 

Teoricamente tutto condivisibile ma i numeri, nella loro freddezza, ci riportano alla realtà. Il segmento in questione, infatti, non rappresenta uno dei punti di forza del panorama turistico italiano, utile ad incrementare considerevolmente economia ed occupazione nel Paese. Infatti,l’incidenza termale sull’intero PIL del comparto si assesta poco verosimilmente attorno al 10% ed il 2008 è stato negativo per quasi tutte le destinazioni termali dove si è registrato tra il 3 e il 4% di calo di presenze e fatturato con un picco del 5,6% in Toscana .

 

La cosa singolare è che l’autore dell’articolo sia stato un qualificato esperto, l’Amministratore Delegato dell’Impresa che gestisce le Terme di Telese, ipotetico fiore all’occhiello di una comunità, in perenne attesa di fioritura.

Il paradosso risiede nel fatto che esse non hanno assolutamente rappresentato l’auspicabile volano per lo sviluppo economico del territorio, né offerto nulla di sostanzialmente innovativo e qualitativo da parecchi lustri, sia a livello locale che nazionale, salvo eccezioni.

Spingersi poi a configurare un ruolo attivo nella costituzione di un nuovo modello di welfare mi è parso persino pretenzioso.

Alcune considerazioni…..

 

I giovaniIn Italia, le politiche giovanili sono già carenti e non mi sembra che il termalismo abbia adottato una sistema volto ad offrire loro credibili quanto valide alternative, tutt’altro. La maggior parte dei complessi termali, è più propensa ad una meno dispendiosa gestione geriatrica, piuttosto che ad una concreta, credibile apertura ai giovani ed alle esigenze che questi potrebbero avanzare verso un turismo specifico come quello in questione.

 

Sviluppo economico - Vecchie foto in bianco e nero ritraevano i bagnanti, come allora venivano definiti, che dalla stazione ferroviaria raggiungevano sorridenti gli stabilimenti a bordo del trenino che percorreva il viale; i tempi cambiano ed oggi si assiste allo spettacolo dei pullman parcheggiati nell’area antistante il vecchio campo di calcio. Si arriva al mattino, si fanno le cure, colazione al sacco e via la sera. Benefici economici inconsistenti a differenza del passato, quando almeno si registrava un seppur esiguo ma persistente numero di presenze. L’unica costante è l’età media, sempre la stessa!

 

Welfare – Che il turismo termale possa rappresentare un modello di welfare all’avanguardia è una visione a mio avviso singolare quanto azzardata. Ciò soprattutto in Italia, dove non si riesce a favorire il matching fra offerta e domanda di lavoro,l’egualizzazione del reddito secondo ragioni di equità e dove il quadro delle tutele attive a favore di giovani, disoccupati e pensionati è ridicolo.

Alcuni dei sistemi di welfare europei riescono nel loro intento di redistribuire il reddito, con costi inferiori in termini di incentivi, partecipazione alla forza lavoro,crescita sociale.

E come si dovrebbe realizzare questo immaginifico new deal??Con una proposta di Direttiva alla UE“che consenta a tutti i cittadini europei di poter godere di trattamenti termali di qualità e per la libera circolazione dei curandi all’interno dell’area europea”??

 

E’ piacevole oltre che intellettualmente stimolante volteggiare tra i massimi sistemi concentrandosi su iniziative che, sovente, non producono effetti durevoli nel tempo sull’economia reale del territorio, il benessere dei lavoratori e della comunità.

La realtà, tuttavia, è altra rispetto agli intenti. Nulla è perfetto ma perfettibile quello si.

Non mi risulta, inoltre, siano mai state poste in essere azioni di “ascolto” verso gli utenti. Sarei il primo a compiacermi, se necessario a congratularmi, qualora affermazioni su temi di indiscussa valenza socio - economica potessero trasformarsi in azioni tangibili, a giovamento di tutti, nessuno escluso.

 

Quanto ad un altro argomento in voga nelle ultime settimane, ossia quello che ipotizza la cosiddetta “No tax region”, proposta tesa a consentire un’esenzione decennale dalle imposte per le imprese che investono al Sud e la possibilità per i lavoratori di siglare con le aziende contratti in deroga alla contrattazione collettiva, non mi convince, per una duplice ragione.

 

La prima, perché si rischierebbe di riprodurre una versione riveduta ed aggiornata della Cassa per il Mezzogiorno, tanto esecrata, con finanziamenti a pioggia, carenti di causali progettuali, con il pericolo di replicare le vetuste logiche assistenziali e di falsare un cardine dell’economia di mercato:la libera concorrenza a parità di condizioni. Non è più tempo di privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

 

Sarebbe invece più opportuno, a mio avviso, tornare a confrontarsi con il mercato ed essere coerenti con il presupposto insito nella definizione di imprenditore ossia il rischio del risultato economico. Invece si continua a reclamare il sostegno dello Stato, sempre più forte, a prescindere dalle attuali quanto palesi e poco rassicuranti congiunture economiche.

Se non erro, già per il passato lo Stato ha fatto la sua parte concedendo incentivi, contributi a fondo perduto, in conto capitale o interessi. Lo stesso le Regioni. Ciò senza considerare quanto il Servizio Sanitario Nazionale “investa” nelle cure termali.

 

La seconda perché dietro le deroghe ipotizzate,potrebbero nascondersi insidie per i lavoratori dove diritti giuridicamente riconosciuti (e talvolta ignorati…) potrebbero assumerebbero le vesti di una “concessione” o un opportunità irrinunciabile.

 

L’auspicio sarebbe quello di programmare pensando in maniera pragmatica senza la presunzione di attuare una nuova rivoluzione copernicana.

Le mie personali quanto discutibili opinioni/proposte sul turismo termale le ho già formulate illo tempore su questo sito. Sbaglierò ma ho la sensazione che da allora,da quelle foto ingiallite ed opacizzate dallo scorrere degli anni poco sia cambiato e che ci sia ancora tanto da lavorare per realizzare quel salto di qualità possibile solo traducendo in realtà quello che ad oggi, a livello nazionale e per Telese, purtroppo è mera fantasia.

 

Nuccio Franco

 

 

     

  Il Crogiuolo


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