23 novembre 2009
Islam, Napoli: cronache di dialogo
Nuccio Franco

 

 

 

Un’innata curiosità, mi induce a chiedermi quanti siano informati sulla storia di Agostino Yasin Gentile e Massimo Abdallah Cozzolino. Non si tratta di iraniani, siriani, yemeniti o sauditi. No, sono islamici, italiani, napoletani. Certamente saranno in pochi ma non per indifferenza o ignoranza verso un fenomeno in ascesa. La vera ragione va ricercata più semplicemente nell’immagine che viene rappresentata dell’Islam, spesso deformata dai media. Parlare, spesso a ragione, di morti e sangue fa notizia, aumenta le vendite ma rischia altrettanto frequentemente di mutarne la vera essenza. Da un’indagine condotta dal un centro di ricerca statunitense indipendente, il Pew Research Center, i musulmani rappresentano un quarto della popolazione mondiale, ossia 1,57 miliardi di persone, e quasi i due terzi vivono in Asia. La maggioranza è sunnita ma si calcola che l’altra ramo, gli sciiti,rappresentino circa il 10%, ossia dai 154 ai 200 milioni di individui. Cifre non trascurabili.

 

In Europa quattro musulmani su dieci vivono in Russia che, con 16 milioni, supera Giordania e Libia insieme. Quanto all’Italia, definita uno degli Stati con "la più piccola popolazione di musulmani in Europa, con meno dell’1% di abitanti musulmani", i ricercatori americani ammettono che ci sono dati contrastanti e che il numero di abitanti di fede islamica oscilla fra i 30 mila e 1,5 milioni.

 

La cifra, comunque, è inferiore ad altri Stati europei come la Francia, con tre milioni e mezzo di musulmani, o la Germania, che ospita tanti islamici quanti Nord e Sud America insieme, 4 milioni.

 

Agostino Yasin Gentile, 34 anni, nativo di Boscoreale. Imam della Moschea di Piazza Mercato a Napoli, il primo italiano laureato all' Università islamica di Medina in Arabia Saudita. Si è convertito all’età di 22 anni, nel 1996. Il Venerdì vanno a pregare in Piazza Mercato, circa 1500 persone; per mancanza di spazi molti dei fedeli sono costretti ad occupare il tratto di strada antistante l’ingresso principale della moschea. Tiene spesso sermoni molto duri contro il terrorismo, esecrando lo stesso come lontano dall' Islam, parla con severità ai fedeli, condanna gli attentati . Persuaso del fatto che "bisogna partire dalle moschee per educare i musulmani alla pace e al dialogo" Yassin si adopera quotidianamente per l’integrazione e per difendere il diritto ad avere un luogo di culto dove professare liberamente il proprio credo. Senza disturbare.

 

Il suo nome, tuttavia, è legato ad un altro episodio assurto agli onori della cronaca."Pregherò nel buio di Auschwitz per il dialogo tra le religioni" disse. L’ha fatto. Rivolto verso La Mecca ha pregato per le vittime della Shoah, davanti al muro utilizzato per le fucilazioni dei deportati. Auschwitz : 27 gennaio, Giorno della Memoria. Decisamente una persona fuori dagli stereotipi, sostenitore dell’Islam, quello vero che non siamo abituati a vedere.

Quando gli fu chiesto il perché di quel gesto, candidamente si limitò a rispondere che le religioni hanno il dovere di essere vicine alle vittime. A tutte le vittime. E hanno l’obbligo di dialogare: cristiani, ebrei, musulmani.

 

 

"Abbiamo tutti un solo Dio" disse. "Ho reputato opportuno farlo perché non è assolutamente in contrasto con il mio credo, anzi" aggiunse. Per lui il fondamentalismo "non è un pericolo in quanto gli aderenti alla comunità hanno ben altri problemi. Gli stessi della maggior parte dei napoletani: il lavoro o la mancanza di lavoro, la famiglia, la casa. Sono profondamente impegnati nel sociale, sono integrati nella vita della città. "A Napoli" aggiunse "si respira un clima particolarmente favorevole al dialogo tra religioni anche se l’ideale sarebbe che questo avesse una maggiore continuità". Per Yasin,"l’estremismo religioso nasce dall´assenza di comprensione, dalla strumentalizzazione dei conflitti sociali. Germoglia quando imam venuti da chissà dove aprono moschee senza criterio, senza controllo e dall´ignoranza profonda di ciò che la religione stabilisce. Dall´ignoranza dei suoi testi."

Perché l’Islam, a scapito di quanto si possa credere, è questo,una fede di pace; il Corano è uno scritto di pace, teso all’affermazione della propria essenza spirituale, non alla violenza. La maggior parte dei musulmani è gente pacifica (n.d.r.).

 

 

Altro esempio importante di dialogo ed integrazione, è rappresentato da Massimo Abdallah Cozzolino dell’Associazione culturale Zayd Ibn Thabit. Nata nel 1997 su iniziativa di un piccolo gruppo di musulmani italiani e nord africani che intesero colmare il vuoto spirituale allora esistente e nel contempo dare vita ad un centro di assistenza per i tanti immigrati. Ha collaborato molto con Yasin, soprattutto quando si è trattato di allontanare elementi che, di fatto, "ostacolavano un percorso di sviluppo culturale e di apertura alla società" Si è avvicinato all’islam all’età di 38 anni. Direttore della Moschea di Piazza Mercato.

 

 

L’Associazione trae il proprio nome da uno dei discepoli del Profeta Muhammad. Zayd Ibn Thabit era noto per le sue capacità intellettuali e la dedizione per la scrittura; giovanissimo, all’età di 13 anni, chiese al Profeta di poter partecipare alla battaglia di Badr. Data la giovane età, non gli fu permesso ma divenne in seguito uno dei massimi esperti nell’interpretazione del Corano.

 

 

"Principale obiettivo dell’Associazione è la costruzione di una identità spirituale comune, di un agire conforme agli insegnamenti del Corano dove credere è un termine legato al fatto di avere un buon comportamento, di fare il bene", dice.

 

Gli immigrati provengono dalle più diverse regioni del mondo, dall’Africa al Medio Oriente, dall’Asia e dall'Europa dell'Est, il che porta con sé culture e tradizioni diverse che vengono poi sintetizzate nel modo di intendere e di vivere la spiritualità.

 

L’Associazione però fa anche di più sotto l’aspetto pratico tentando di colmare quei vuoti per l’assistenza nel difficile tentativo di offrire loro innanzitutto un luogo di prima accoglienza, indicazioni legali ed assistenza sanitaria. Non poco.

 

"Cerchiano di sviluppare una educazione islamica propositiva, non solo verso l’interno ma anche all’esterno, verso i musulmani e non, nel tentativo di trasmettere i messaggi più corretti possibili in un periodo in cui c’è tanta confusione".

 

Ciò anche a causa del sentimento diffuso dell'esistenza di una minaccia islamica di cui sono i primi a pagarne le conseguenze. Hanno aperto i locali dell’Associazione a tutte le scuole, favorendo processi di integrazione degli immigrati nel tessuto sociale e lavorativo, stabilendo un rapporto di collaborazione e reciproca, vera conoscenza con le Istituzioni e le autorità locali.

 

Hanno reso partecipi le donne e i giovani immigrati di un impegno politico, sociale e culturale, facendo loro assumere un ruolo di attivi protagonisti nella direzione dell’Associazione. Se non è integrazione questa…..

 

Napoli, i napoletani e la Campania sostennero già negli anni ’80 l’ondata di studenti universitari palestinesi, mediorientali; venivano qui non tanto alla ricerca di un posto di lavoro quanto per completare gli studi.

 

Dalla metà degli anni ’90 si sono avute le prime conversioni di cittadini italiani alla fede islamica. La presenza poi della prestigiosa Università "Orientale", all’epoca Istituto Universitario Orientale, richiamo per tanti appassionati di cultura e civiltà islamica, oltre che per tanti professori di nazionalità araba, ha esercitato un importante canale di diffusione della cultura e civiltà islamica nella nostra regione.

 

Ultima chiosa personale...Sapete che i musulmani a Napoli ancora oggi non hanno un cimitero consacrato alla sepoltura, secondo il rito islamico? Solo da poco, a Salerno, è stato realizzata l’area cimiteriale consacrata alla sepoltura secondo il rito islamico, ma è solo per i residenti. L’Islam è la seconda religione in Italia. Per la legge ed il concetto di democrazia dovrebbe avere tutti i diritti, cosa che non è. Molti di loro hanno piena cittadinanza ed uguali diritti, pagano le tasse, lavorano. La negazione del diritto ad una sepoltura conforme al proprio culto da l’idea - con le dovute eccezioni, naturalmente - della miopia e della scarsa sensibilità da parte delle Istituzioni verso questo fenomeno sociale.

 

Non è più tempo di dispute ma di riflessione, di una umile discussione su un fenomeno, seppur distante (forse) dai nostri canoni. Bisogna comprendere,interagire. Solo gli ipocriti o i moderni crociati fanno finta che non esista. Viceversa, si avventurano in discorsi strumentali sullo hijab, il velo, inefficaci a risolvere il problema. Se non lo si comprende, non lo si capisce! Le crociate non servirono illo tempore e non servono adesso. Gli estremisti, i radicali ci sono sempre stati, in ogni luogo,di ogni fede o credo politico. Sempre una minoranza. Ora c’è solo bisogno di buon senso e di un animo aperto alla tolleranza delle ragioni altrui, del "diverso". Ma poi, diverso da chi???

 

Nuccio Franco

 

 

     

  Il Crogiuolo


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