28 settembre 2008
Rapporto Aie: gli italiani leggono poco
Pasquale Franco

 

 

Rapporto Aie: si stampano più libri, ma gli italiani leggono poco – Intervista a Marco Missiroli, vincitore “Premio Campiello Opera prima 2006”

Italiani, popolo di santi, poeti,navigatori ed eroi,recita un’ iscrizione sulla facciata del Palazzo della Civiltà del Lavoro di Roma. Certamente non di lettori.

 

E’ quanto emerge dal rapporto AIE (Associazione Italiana Editori) che con 420 soci ricopre circa il 90% del mercato librario italiano che ha recentemente pubblicato il rapporto 2006 – 2007 sullo stato dell’editoria in Italia.

 

Nonostante l’incremento del mercato del libro – seppur di pochi decimi di punti percentuali - nel 2007 il 43,1% della popolazione italiana con più di sei anni di età, pari a circa 24 milioni di persone (su 55.189.000), ha dichiarato di aver letto almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti. È un valore che per la prima volta, dopo otto anni, mostra un segno negativo (-21,2%).

 

Certamente non gratificano i dati relativi agli italiani che pur dichiarandosi lettori, quasi la metà (il 46,2%), è costituita da lettori “deboli”. Ovvero oltre 11 milioni di individui che non leggono più di tre libri all’anno. Nulla a che vedere con Paesi quali la Svezia, la Danimarca e la Germania dove si raggiungono picchi anche del 72%.

 

E la media è ancora più bassa se riguarda la Campania: in questo caso i lettori sono il 30,1%,in pratica un lettore su tre. Solo Sicilia, Calabria e Puglia fanno registrare risultati peggiori contro il ragguardevole 55% del Trentino ed un apprezzabile 53% della Lombardia.

 

Molteplici le variabili che caratterizzano la situazione della lettura nel nostro Paese: il lettore è sempre più donna, un laureato su due non legge, diminuiscono i lettori tra gli 11 e i 17 anni, al Nord legge (sempre) più della metà della popolazione, al Sud solo un terzo con una differenza percentuale del 20%.Abissale.

 

Difficile pensare che si tratti esclusivamente di una “freddezza” ricollegabile al più generale quadro economico, italiano ed internazionale,che continua a essere caratterizzato da fattori di incertezza, da minacce inflative, dalla crescita dei prezzi di servizi e prodotti e da un contesto in cui continuano a mancare interventi strutturali a favore della pubblica lettura.

 

Ne abbiamo discusso con Marco Missiroli, riminese, 28 anni, vincitore dell’edizione 2006 del Premio letterario “Campiello Opera Prima” con il romanzo “Senza coda” libro che narra “di un’infanzia che si misura angosciosamente con il mondo adulto, con le sue sopraffazioni e violenze, varcando la linea d’ombra che conduce ad una pensosa maturità”.

 

D – Allora Marco,innanzitutto grazie per la tua disponibilità. I dati oggettivamente ci dicono che la situazione non è esaltante, anzi. Il libro è ancora considerato un bene voluttuario, la gente preferisce levità, mancanza di stimoli? Quali, secondo te, le cause di questa scarsa propensione alla lettura, soprattutto tra i giovani?

R - Credo sia dovuto a più fattori. Il primo dipende sicuramente dall’educazione: gli italiano non crescono con i libri giusti, anzi i libri che vengono proposti durante la prima fase di formazione tendono ad allontanare dal piacere della lettura perché troppo distanti e complessi. Mi riferisco soprattutto ai grandi classici che invece di far innamorare distolgono i ragazzi a cui vengono proposti. Manca in Italia un processo educativo e di avvicinamento alla lettura che sia graduale: primi dovrebbero essere i libri alla portata, “empatici”, con grande attrazione verso chi li sta leggendo in quel momento; solo successivamente potrebbe essere il momento di Dostoevskij&Co. A questa iniziale variabile educativa dobbiamo aggiungere quella più “terra-terra”: l’offerta di passatempi istantanei cresce di giorno in giorno: internet, tv, cinema, videogiochi… l’italiano è molto più portato ad accettare questo genere di offerte rispetto alla “strada” meno veloce della lettura. 

 

D – Al Nord si legge molto di più rispetto al Centro – Sud, ulteriore dimostrazione di un Paese “diviso”, senza alcuna allusione politica. Come valuti questo dato e quali le ragioni: sociali, culturali, economiche o cosa??

 

R - Probabilmente il nord gode di una matrice educativa diversa, più “ferrea”. L’età scolare viene sempre rispettata e l’offerta culturale è molto varia (mostre, iniziative culturali, numero delle librerie…). Inoltre la possibilità di occupazione è molto più alta rispetto al Sud e ciò porta un innalzamento della soglia di scolarizzazione e di ricchezza (non dimentichiamo che i libri costano!).

 

R – Infine, quali potrebbero essere, a tuo avviso, le migliori strategie per invertire la tendenza??La scuola, i media potrebbero esercitare un ruolo positivo e propositivo in tal senso?

 

R - Come già detto, in primis la scuola: bisognerebbe dire ai maestri e professi di consigliare sul momento più “Io non ho paura” e meno “Delitto e castigo”. Poi verrà il tempo di Dostoevskij. E poi un ruolo chiave lo dovrebbe avere televisione e internet: quante trasmissione dedicate ai libri si vedono? Quanti programmi e iniziative sono legate alla lettura “divertente”?

 

Grazie Marco ed in bocca al lupo per il tuo futuro, certi che saprai ancora emozionarci con i tuoi racconti.

 

Pasquale Franco

 

 

     

  Il Crogiuolo


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