25 ottobre 2009
Gianni Giletta, riflessioni sulle psicoterapie “folli”
Gianni Giletta

 

 

 

 

La popolarità delle filosofie New Age, della magia e di tutto ciò che è alternativo, così come le recenti azioni poste a una regolamentazione nel campo della salute mentale, evidenziano la necessità di principi e indicazioni per valutare la fondatezza scientifica e i possibili effetti - positivi e negativi - di alcuni metodi ‘esoterici’ oggi in voga, passati come buoni e frutto di ‘nuovi metodi’ di psicoterapia.  

Psicoterapie che pretendono di risolvere i problemi del cliente facendolo "rinascere" e allattandolo con il biberon come un neonato; di riportarlo, attraverso la trance, alle sue presunte vite precedenti; di convincerlo che è stato rapito dagli extraterrestri o che è posseduto da spiriti.

 

Sono da guardare con sospetto anche le religioni e movimenti del potenziali umano –indicate come dubbie dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni)-: prime tra tutte Scientology, Frank Natale e la Via degli Energizzatori, SoleLuna, Il Metodo Silva, l’ Ontopsicologia, Pro Vida, l’ Istituto per l’ Evoluzione Armonica dell’ Uomo, Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari.

Tecniche invece apparentemente razionali e miracolose, come la comunicazione facilitata (CF) e la programmazione neurolinguistica (PNL),   NOT (organizzazione neurale), EMDR (rielaborazione e desensibilizzazione dei movimenti oculari), sono soltanto alcuni esempi dei metodi discutibili che si vanno diffondendo negli Stati Uniti e in Europa, metodi che il più delle volte comportano per il cliente, già in situazione di vulnerabilità, onerose perdite di tempo, denaro e fiducia o, a volte, danni psicologici ben più gravi.

     

“Nel giugno del 1995, all’ Accademia delle Scienze di New York si è tenuto un congresso di oltre duecento medici, scienziati, filosofi e pensatori di tutto il Paese che hanno espresso profonda preoccupazione a proposito di questa  «fuga dalla scienza e dalla ragione», come la hanno definita. Questi studiosi preoccupati intendevano organizzare una chiamata alle armi, invitando tutti a difendere le metodologie scientifiche per «contrattaccare le guarigioni magiche, l’ astrologia, il fondamentalismo religioso e la ciarlataneria del paranormale». Hanno anche messo in luce l’ attuale tendenza a utilizzare le idee scientifiche per rafforzare il pensiero magico.[…].

 

Forti di quest’ ondata per la conoscenza di sé e di questa spinta al pensiero magico, alcuni terapeuti e «guaritori»  incompetenti e non controllati –incoraggiati dall’ ammirazione dei colleghi, dalla gloria delle apparizioni televisive esercitano una notevole influenza sui loro pazienti e studenti e sull’ opinione pubblica generale” (Singer M.T. – Lalich J., Psicoterapie folli. Conoscerle e difendersi, ed. Erickson).

  

  Le psicoterapie esposte in particolare si fondano sul lavoro di un caposcuola autorevole, talvolta un leader carismatico, e sono discusse  o criticate all'interno del mondo scientifico-professionale.  

 

I motivi per cui sono viste con sospetto e spesso rifiutate sono: 1. riferimenti teorici inesistenti,  o poco plausibili (almeno rispetto a teorie psicologiche); 2. assente documentazione della loro utilità; 3. spiegazione di molti (o di tutti) i problemi e disturbi psicologici sulla base di un'unica causa generale e, di conseguenza, proposta di una tecnica terapeutica unica e uguale per tutti i problemi e per tutti i pazienti.

 

   Chi approfondirà l’ argomento, troverà andare a braccetto tra di loro, approcci –che sono respinti in toto dalla comunità scientifica- come il counseling sciamanico, il rapimento da parte di alieni, le esperienze di ripetizione della nascita o della prima infanzia.

 

Queste nuove terapie mortificano il paziente anche per inadeguatezze sul piano etico e deontologico; esse, infatti, portano all'instaurarsi di una forte dipendenza dal terapeuta, spingono alla sua intrusione nella vita quotidiana del paziente e chiedono di condividere un gran numero di convinzioni piuttosto bizzarre (dalla reincarnazione alla possessione da parte degli spiriti o di entità aliene).

 

  I lettori capiranno da sé che alcune affermazioni sono volutamente provocatorie; qualcuno potrà obiettare che tali realtà sono per lo più ‘americane’ e poco comuni nel nostro Paese.

 

  Le differenze culturali, professionali e normative che esistono tra i due Paesi giocano certamente a favore di quest’ ultima ipotesi.

 

Negli USA la psicoterapia può essere praticata non solo dai medici e dagli psicologi, ma anche da un gruppo, più o meno ampio di «operatori sociali»; l'iter formativo in psicoterapia non è chiaro, lungo e rigoroso come in Italia. Le norme deontologiche sono vincolanti solo per i medici e per gli psicologi iscritti alle associazioni scientifico-professionali americane; se uno viene espulso da queste associazioni per gravi mancanze deontologiche può tuttavia continuare a esercitare la professione.

 

Di questa situazione poco regolamentata fanno le spese ogni anno centinaia di pazienti, che vengono privati dei loro beni, indotti ad allontanarsi dalla famiglia e dal lavoro, esposti ad abusi sessuali, traumi e umiliazioni, spinti a tentare il suicidio o, più semplicemente, impegnati in terapie di nessuna utilità.  

 

Questo capita non di rado nel nostro Paese e, quando capita, vi si può porre rimedio in modo rapido ed efficace. “Un po’ per scherzo, un po’ sul serio, alcuni hanno affermato che la platea che si rivolge ad astrologi e chiromanti è molto più vasta e forse più felice e fiduciosa, di coloro che si rivolgono agli psicoterapeuti. Sicuramente c’ è una difficoltà diffusa a orientarsi nel vastissimo campo delle diverse proposte psicoterapeutiche, e la sostanziale assenza di un’ informazione di basa credibile e corretta sulla questione non può che aver giocato a sfavore di un chiarimento generale del campo. Nel momento in cui si decide di avvicinarsi alla psicoterapia emerge infatti il primo problema da risolvere: quale terapia scegliere e, ancora più concretamente, a chi rivolgersi?” ( Castiello d’ Antonio A., In terapia non ci vado, in Mente e Cervello, Milano, ed. Somedia, gen. 2009, n. 49, pp. 72-81).    

Ecco cosa scrive il prof. Paolo Michielin dell’ Università di Padova, sulla formazione e le qualità per esercitare la professione dello psicologo: “Nel tentativo di riassumere le regole e di adattarle alla situazione italiana, proviamo a proporre questo elenco:

 

1.    Un'adeguata, e lunga formazione in psicoterapia e un costante  aggiornamento rappresentano insostituibili garanzie di una pratica qualificata. È opportuno che il terapeuta fornisca chiare e attendibili informazioni al riguardo e comunque il paziente ha diritto di chiederle.  

 

2.    L'approfondimento della storia personale del paziente e una corretta diagnosi psicologica e/o psichiatrica sono fondamentali premesse per ogni forma di trattamento. Il terapeuta che avvia una terapia prima di aver approfondito il problema/disturbo probabilmente non è in grado di fornire un aiuto adatto e specifico.  

 

3.    I problemi e/o i disturbi del paziente devono essere adeguatamente concettualizzati e spiegati a lui, utilizzando una terminologia comprensibile ed evitando il gergo tecnico.  

 

4.    Le tecniche terapeutiche utilizzate devono avere un'efficacia dimostrata da studi cIinici; questo significa che devono dare risultati migliori rispetto alla cosiddetta «remissione spontanea» (il semplice trascorrere del tempo o circostanze favorevoli della vita possono, infatti, migliorare un disturbo) e anche rispetto a una uguale quantità di aiuto non professionale. Il fatto che questi risultati durino negli anni, senza ricadute, è un importante criterio di efficacia.  

 

5.    Ogni trattamento deve documentare la propria efficacia e cioè la capacità di ottenere risultati con un valido rapporto tra costi (emotivi, economici, di durata nel tempo, ecc.) e benefici; l'assenza di danni e di rischi è un importante criterio di efficienza.  

 

6.    Dalle due precedenti emerge l'ulteriore regola della specificità delle diverse forme di terapia: ognuna è più indicata per determinati tipi di problemi o disturbi e più adatta a pazienti che hanno certe caratteristiche o esprimono determinati bisogni, poco efficace ed efficiente in altri casi. Da ciò consegue che non esistono tecniche adatte a tutti i problemi e i disturbi psicologici e che si possono utilizzare, in modo uguale, con tutti i pazienti.  

 

7.    Il terapeuta deve sempre considerare la possibilità che il paziente trovi in altre forme di trattamento un aiuto alternativo, o integrativo, più adatto ed efficace e deve informarlo dell'esistenza di queste opportunità.  

 

8.    Il paziente ha il diritto di farsi chiarire gli obiettivi, i costi e i tempi presumibili dell'intervento; il programma di intervento deve essere periodicamente verificato e, se necessario, aggiustato.  

 

9.    Il paziente deve valutare in termini concreti e in piena autonomia la qualità del proprio stato, il benessere soggettivo, il funzionamento sociale e i cambiamenti ottenuti dalla terapia.  

 

10. Vanno discusse solo le convinzioni del paziente strettamente legate al problema/disturbo; il terapeuta deve mostrare grande rispetto per le convinzioni, il sistema di valori e gli scopi personali del paziente. Analogo rispetto meritano le sue relazioni personali, le abitudini di vita, il lavoro, ecc.; il terapeuta deve evitare ogni indebita ingerenza in queste aree.  

 

11. Le norme deontologiche che tutelano la riservatezza, evitano ogni tipo di sopruso e proibiscono il coinvolgimento sessuale, sono parte costitutiva di una «buona» terapia”(Singer- Lalich, 2000: 10-1).  

 

Come si fa a valutare se qualcosa è valido o è una perdita di tempo, se ha effetti positivi o potenzialmente dannosi?

 

Le persone hanno davvero bisogno di un percorso psicoterapeutico vanno dalla persona laureata, esperta, onesta e qualificata, alla persona senza alcuna preparazione. Però attenzione! Il solo fatto che alcuni terapeuti abbiano lauree e certificati vari appesi nello studio non garantisce che la loro condotta sia chiara, orientata eticamente e professionale.  

 

E’ il caso della regressione alle vite passate attraverso l’ ipnosi. “Ai pazienti può capitare, dopo una o due sedute, che il terapeuta suggerisca che la regressione alle vite passate attraverso l’ ipnosi sia il modo migliore per comprendere l’ inconscio e scoprire l’ origine dei loro sintomi e dei loro disturbi. Viene detto loro che, rivivendo i traumi delle vite precedenti, dovrebbero riuscire a capire e quindi a liberarsi dalle paure e dai sintomi che li affliggono.[…].Questo approccio presume che quasi tutti i problemi emozionali e comportamentali abbiano origine da un unico trauma. Questo modo di ragionare presuppone –erroneamente- che tutte le persone siano uguali e che ci siano solo una causa e solo una cura per ogni disturbo psicologico. Qui la causa è sempre un trauma subito nelle vite passate e la cura è la terapia della regressione.[…]. Il dottor Mel Sabshin afferma:«La American Psychiatric Association ritiene che la regressione alle vite passate sia pura ciarlataneria. Come in altri campi della medicina, le diagnosi e i trattamenti psichiatrici devono essere basati su prove scientifiche oggettive. Non ci sono prove scientifiche accettate che dimostrino l’ esistenza di vite passate, né tantomeno la validità della terapia di regressione a queste vite»“(Singer-Lalich, 2000: 68-9).  

 

Poiché la psicoterapia nacque originariamente dalla riflessione speculativa della medicina, i clienti si aspettano che un terapeuta abbia una conoscenza chiara delle discipline della salute mentale. Il consumatore medio, tuttavia, può rimanere spiazzato dalle differenze di formazione e studi di psichiatri, psicologi, counselor e altri che si definiscono terapeuti, consulenti o guaritori. Di seguito si descrivono brevemente le diverse figure professionali che operano in questo campo:

 

   -Gli psichiatri hanno una laurea in medicina, una specializzazione ottenuta in genere  dopo quattro anni di studi e un anno di tirocinio. Per praticare la psichiatria occorrono quindi delle particolari qualifiche; tuttavia, il titolo «psichiatra» può essere utilizzato da qualsiasi medico senza l'autorizzazione di nessuno.

 

Oltre a fornire diversi tipi di psicoterapia (come altri operatori della salute mentale), gli psichiatri, essendo medici, possono prescrivere farmaci.

Dal mio punto di vista il ‘medico’ tende a curare in modo farmacologico, ma la mente è ben altro e solo la formazione cauta e lunga di uno psicologo può accompagnare al meglio un paziente nel corso della terapia e/o della vita. Ma questo è il mio punto di vista personale, appunto.  

 

-Gli psicologi hanno una laurea in psicologia più un anno di tirocinio in psicologia clinica, che comprende il lavoro supervisionato in un servizio o in un ospedale.

Come nelle altre interazioni umane, il rapporto che si instaura tra terapeuta e cliente è più importante della laurea, delle qualifiche e delle altre caratteristiche del terapeuta. Analogamente, la qualità del rapporto tra terapeuta e cliente incide sull'esito del trattamento più della scelta di un particolare approccio o metodo di psicoterapia.

     In particolare, inoltre, per divenire psicoterapeuta,  si ci sottopone per anni ad un' analisi personale, sia per sperimentare in prima persona  l'applicazione della psicoterapia e sia per individuare e risolvere le proprie discrasie psicologiche, prima che gli venga consentito di cominciare a seguire dei pazienti.

 

Da alcuni anni in Italia questo percorso è stato regolamentato per legge, per cui attualmente la specializzazione e la qualificazione in psicoterapia, dopo la laurea, possono e devono essere conseguite, sia presso le scuole di specializzazione universitarie e sia presso le scuole private che abbiano ottenuto il riconoscimento dallo Stato. In ogni caso, durante la fase finale di formazione, il futuro psicoterapeuta normalmente comincia a seguire i primi pazienti sotto la supervisione dei didatti e normalmente è prassi diffusa e in alcuni casi obbligo, che il terapeuta già qualificato, si sottoponga a supervisione clinica e personale, periodicamente, per tutta la sua vita professionale.

 

Questo è un fatto che va tenuto presente quando accenno al livello di influenza che un terapeuta può esercitare sui pazienti.  

Benché non è sempre possibile nominare persone o istituzioni, numerosissime prove dimostrano che eminenti figure del campo - professori, professionisti e istituti di istruzione e formazione molto rispettati - sono largamente coinvolti in qualcuna di queste terapie folli, tutt' altro che positive o innocue per i pazienti.

 

  Per avere ulteriore conferma della diffusione e della popolarità di quelle che di primo acchito appaiono teorie e tecniche assurde è sufficiente una breve navigazioni in Internet. Usate un qualsiasi motore di ricerca e digitate parole chiave come rebirthing, incontro ravvicinato, regressione alle vite precedenti, comunicazione facilitata o sciamano, e provate a vedete cosa compare: centinaia e centinaia di siti, a cui ogni giorno se ne aggiungono di nuovi. Se quello che viene discusso in Internet può essere indicativo delle tendenze generali, allora è opportuno leggere attentamente questo libro e utilizzarlo come risorsa per evitare di finire nelle mani di sedicenti terapeuti innovativi. Vi consiglio inoltre di visitare il sito ufficiale del Centro Studi sugli Abusi Psicologici (www.cesap.net).

 

  Dov'è che sbagliano le terapie ‘folli’?  Nella vita ci possono essere più cause e fattori concomitanti che determinano i vari disturbi emozionali e disagi che inducono una persona a rivolgersi a uno psicoterapeuta. I problemi di ciascuno sono unici. Perciò, un terapeuta dovrebbe assomigliare più a un sarto che confeziona capi su misura che non a un commerciante che vende abiti prodotti in serie. Il sarto prende le misure del cliente, discute e disegna con lui il taglio dell'abito, spiega quanto tempo occorre per confezionarlo, quante prove sono necessarie e così via, in modo che il prodotto finale vesta poi perfettamente quella persona.

 

 “Le posizioni rigide da parte dei terapeuti, un tempo molto diffuse, sono state sostituite da un approccio più pragmatico, flessibile e attento a considerare gli aspetti reali della vita della persona, i suoi impegni quotidiani e la sua possibilità di spesa. Ma questa maggiore disponibilità dei terapeuti può anche essere usata dai potenziali pazienti per minare alla base un percorso terapeutico che –se fosse più incalzante e definito- sarebbe sicuramente più efficace. Considerando gli aspetti più intimi della questione, sono davvero infinite le strade che una persona, pur bisognosa di aiuto psicologico, può decidere di intraprendere (anche in perfetta buona fede) per evitare l’ impegno del confronto con se stessa.[…]. Qualcuno ha pur detto che per andare in analisi bisogna essere ‘sufficientemente sani’, almeno nel senso di riconoscerne la necessità per mantenere la relazione per un periodo sufficiente di tempo. Insomma, è necessaria una motivazione personale abbastanza solida, tenendo conto che molte persone si muovono in contesti sociali e culturali nei quali ‘andare dallo psicologo’ ( o, peggio ancora, dallo psichiatra ) è considerato tout court un segno di pazzia”(Castiello d’ Antonio A.,gen. 2009: 79-81).

 

  Ci troviamo dunque in una nuova era della psicoterapia e in un mercato purtroppo privo di regole. A chi cerca un terapeuta o un trattamento, perciò, è quanto mai opportuno fare molta attenzione. “Affidarsi a un terapeuta sostenitore di teorie infondate o promotore di tecniche eccentriche comporta numerosi rischi. Troppo spesso vediamo come le fondamentali aspirazioni dell’ uomo e della società a una vita e mondo migliori vengano corrotte da teorie improbabili e da procedure strampalate con cui alcune persone si guadagnano fama e fortuna usando i loro clienti, abusandone e facendoli stare peggio anziché meglio. Le terapie folli promuovono i miti e perpetuano la confusione. Tenendo questo bene a mente, i clienti dovrebbero dare retta al suggerimento della scrittrice Charlotte Brontë: «Guarda bene prima di saltare»(Singer-Lalich, 2000: 193).

Gianni Giletta

 

     

  Il Crogiuolo


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