4 aprile 2008
Benevento, solidarietà a Pino Masciari
Comune di Benevento

 

 

- Comunicato stampa n. 3.356

 

Vicenda Masciari, la solidarietà del Comune di Benevento

Sulla questione la nota dell’assessorato per la Lotta al racket e all’usura

 

 

Benevento, 3 aprile 2008 – L’assessorato per la Lotta all’usura e al racket del Comune di Benevento, ribadisce la volontà di salvaguardare l’impegno di quanti a rischio della propria vita hanno contribuito a mettere in risalto i fenomeni criminali che flagellano intere comunità.

 

Lo Stato deve manifestare compiutamente il proprio impegno salvaguardando il lavoro prezioso di tanti cittadini rispondendo alla richiesta di protezione e di salvaguardia delle proprie famiglie esposte in primo luogo ad atti di intimidazione.

 

La vicenda Masciari si inquadra in un contesto di spoliazione delle garanzie finora offerte e rappresenta un chiaro allarme rispetto al sistema delle tutele. A Pino Masciari esprimiamo la nostra più convinta solidarietà.

 

E’ necessario che vi sia una mobilitazione democratica di enti, associazioni già da tempo impegnati in prima linea, ma soprattutto c’è la necessità che lo Stato in sinergia con le Istituzioni locali si adoperi per attualizzare il quadro normativo di tutele, e per rispondere adeguatamente e concretamente alle esigenze di sicurezza di quanti sono sottoposti a racket ed usura e coraggiosamente hanno prodotto pubbliche denunce.

 

 

 

Ufficio Stampa del Comune di Benevento

Via Annunziata (pal. Mosti) – 82100 Benevento

Tel. 0824 772269 – www.comune.benevento.itufficiostampa@comune.benevento.it

N.B. = Si allegano al presente comunicato stampa anche le note del sindacato Imprese Appalti Lavori Pubblici e di Pino Masciari


 

SIALP

Benevento, 2 aprile 2008

    Sindacato Imprese

Appaltatrici Lavori Pubblici

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

Lo scorso 7 marzo, Pino Masciari, testimone di Giustizia, è stato ospite della nostra città per partecipare alla “Prima giornata antiracket a sostegno della legalità e della trasparenza”, organizzato dalla Provincia e dal Sialp, con il patrocinio dell’Alto Commissariato Anticorruzione e del Ministero delle Infrastrutture. Intervennero anche l’assessore Palumbo, in rappresentanza del Comune, Mario Pedicini, per il mondo della scuola, Antonio Clemente, Sostituto Procuratore della Repubblica di Benevento, Gerardo Nocera, Comandante del Nucleo Polizia Tributaria Guardia di Finanza di Benevento.

L’ex imprenditore edile, che già in quella occasione lanciò un chiaro segno di allarme, ha chiesto “ad una qualsiasi nazione d’Europa o extraeuropea” di adottare la moglie ed i suoi due figli “perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza”.

Masciari, in un comunicato diffuso nei giorni scorsi, ha spiegato di avere preso l’iniziativa “in segno di protesta contro lo Stato italiano, che mi ha abbandonato al mio destino insieme alla mia famiglia, isolandomi e costringendomi all’esilio dalla Calabria, privato, come mia moglie, del mio lavoro e delle mie attività. Per quanto mi riguarda io scelgo di rimanere nel mio Paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell’impotenza delle istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti”.

Masciari ha anche deciso di abbandonare la località protetta segreta nella quale è stato costretto a vivere e di recarsi, senza scorta, in Calabria “come forma estrema di protesta in attesa di una risposta delle istituzioni. Sono un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti al sistema ‘ndranghitista con le sue collusioni all’interno delle istituzioni. Inserito nel programma speciale di protezione a partire dal 17 ottobre del 1997, portato via dalla Calabria e da allora sprofondato in un tunnel senza via d’uscita: in questi undici anni non si contano i comportamenti omissivi tenuti dalle istituzioni preposte alla mia protezione, contrari alla legge e prima ancora alla dignità della persona”.

L’appello di Pino Masciari va raccolto ed anche noi beneventani dobbiamo sostenerlo in questa iniziativa.

È davvero triste dover considerare che un testimone di giustizia, che dovrebbe essere osannato per il coraggio mostrato, ha chiesto ad uno stato estero di adottare la sua famiglia per la mancanza in Italia di condizioni di sicurezza, decidendo al contempo di abbandonare la località protetta in cui è stato assegnato e tornare in Calabria.

Fondamentalmente bisognerebbe sancire il principio secondo il quale i testimoni di giustizia non rappresentano un costo per lo Stato, bensì una risorsa, e dovrebbe poter vivere una vita sicura e ricostruirsi un’attività lavorativa che consenta il massimo della serenità anche alla sua famiglia.

Mandiamo tutti un segnale di solidarietà sul web al sito: www.pinomasciari.org.

Se siamo davvero suoi amici è ora il momento di dimostrarlo!

 


 

COMUNICATO STAMPA

 

L’IMPRENDITORE CALABRESE GIUSEPPE (PINO) MASCIARI TESTIMONE DI GIUSTIZIA LASCIA LA LOCALITA’ PROTETTA SENZA SCORTA PER RECARSI IN CALABRIA COME FORMA ESTREMA DI PROTESTA IN ATTESA DELLA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI E CONTEMPORANEAMENTE CHIEDE PER LA FAMIGLIA ASILO POLITICO O ADOZIONE AD ALTRO STATO:

 

 

Sono un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti al sistema `ndranghetista con le sue collusione all’interno delle Istituzioni. Inserito nel Programma Speciale di Protezione a partire dal 17 Ottobre 1997, portato via dalla Calabria e da allora sprofondato in un tunnel senza via d’uscita: in questi 11 anni non si contano i comportamenti omissivi tenuti dalle Istituzioni preposte alla mia protezione, contrari alla legge e prima ancora alla dignità della persona. Abbandonato al mio destino insieme con la mia famiglia, isolati, esiliati dalla propria terra, privati delle imprese edili e del proprio lavoro (mia moglie è un medico-odontoiatra). Prima mi hanno tolto il pane, poi mi hanno tolto la libertà, infine la speranza.

 

Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi devo ammettere che non ci sono le condizioni perché la mia famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l’assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta. La conclusione è che mi ritrovo facile bersaglio insieme alla mia famiglia della vendetta mafiosa, nell’allarmante contesto di ‘ndrangheta, acceso e dilagante. Pertanto chiedo formalmente al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell’Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell’Interno Marco Minniti con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 L. 82/91 di risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale la mia annosa vicenda, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per me e la mia famiglia.

 

Contemporaneamente chiedo formalmente ad una qualsiasi delle Nazioni dell’Unione Europea o altra Nazione l’ADOZIONE della mia famiglia, per mia moglie ed i miei due figli, perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza. Io no! Scelgo di rimanere nel mio paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell'impotenza delle Istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti e per raccontare la verità sulla lotta alla mafia in Italia: chi non scende a compromessi con le dinamiche mafiose deve essere fatto fuori, in un modo o nell'altro. Lascio dunque in data odierna la località protetta per arrivare in Calabria ed affrontare quello che sarà il mio destino, mantenendo almeno fino in fondo la dignità che in questi anni ho difeso dagli attacchi prima della `ndrangheta e poi delle Istituzioni.

 

Poi sarò davanti ai “Palazzi” di Roma e al TAR del Lazio dove giace vergognosamente arenato da più di tre anni il ricorso contro lo Stato che mi ha revocato ingiustamente il programma di protezione, che equivale alla condanna a morte. Lo farò in giro per l'Italia, fiducioso di trovare al mio fianco i tanti cittadini, associazioni, gruppi e Meetup, le forze sane delle istituzioni e della politica che ho incontrato in questi lunghi anni, che condividono la mia scelta e che si riconoscono nei valori della legalità e della giustizia.

 

La COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, già nella scorsa legislatura, la quattordicesima, aveva analizzato ed esaminato approfonditamente "il caso dell’imprenditore Giuseppe Masciari", riconoscendo le ragioni di quanto esposto, (si rimanda ai seguenti documenti: Approvazione della Relazione del Comitato TESTI del 9 marzo 2005- Resoconto Stenografico della 69° seduta del 14 giugno 2005 - approvazione della Relazione di Minoranza del 18 gennaio 2006, pag. 72 "Testimoni di giustizia: una risorsa umiliata").

 

L’attuale COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, quindicesima legislatura, nella Seduta di martedì 19 febbraio 2008 ha approvato la Relazione annuale sulla 'ndrangheta (Rel. On. Forgione) e la Relazione sui testimoni di giustizia (Rel. On. Napoli), che ha fatto emergere "le gravi cadute di efficienze del sistema di protezione dovute spesso a inettitudine, trascuratezza ed irresponsabilità" per questo "Lo Stato recuperi il terreno perso nei confronti di chi ha mostrato di possedere uno spirito civico esemplare". Ha riconosciuto il rispetto dei diritti dei testimoni di giustizia, risorsa da premiare e non da umiliare. Nella relazione sulla `ndrangheta ha dichiarato la pericolosità mondiale di tale struttura criminale.

 

Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. Non ho bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro per me e soprattutto per la mia famiglia. Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l’Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre al sottoscritto non gli viene restituito il diritto di ritornare a fare l’imprenditore. Addirittura il Ministero dell’Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio".

 

Una sconfitta per lo Stato Italiano, un messaggio devastante per chi domani si trovasse a decidere se denunciare o abbassare la testa di fronte alle intimidazioni mafiose. . Confermo fino alla fine e con fermezza che non ho alcun rimpianto per ciò che ho fatto, perché ritengo che la denuncia sia atto doveroso di ciascun cittadino che appartenga ad uno Stato che possa ancora considerarsi di diritto.

 

Lì 31 marzo 2008

 

f.to Giuseppe (Pino) Masciari

 

 

Contatti: www.pinomasciari.it  pino59@email.it  pinomasciari@gmail.com  Davide Mattiello 3488079996 Roberto Laddaga 3475129117

 

 

 

     

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