20 gennaio 2008
La fine di Mastellandia?
Sannio Quotidiano   - 19 gennaio 2008

 

 

Ciò che va apprezzato dell'on. Mario Clemente Mastella è di aver presentato le dimissioni immediatamente dopo aver appreso della notizia dell'arresto della moglie per reati commessi nell'esercizio della carica di Presidente del Consiglio Regionale della Campania.

 

Con tale gesto ha dimostrato di conservare una sensibilità istituzionale che invece e mancata a coloro - i più - che hanno ritenuto non necessarie o addirittura inopportune tali dimissioni, ivi incluse le tante ex anime belle della sinistra che per decenni hanno gridato contro i veri o presunti "ladri democristiani" restando di recente fulminati sulla via di Damasco!

 

Chi, invece, ha dimostrato di difettare completamente di senso dello Stato è questo sbilenco Presidente del Consiglio che pur di rimanere al suo posto, non pago di dover elemosinare quotidianamente il voto di senatori a vita ultranovantenni - sperando che non prendano neanche un raffreddore -e di dover ingoiare l 'inverosimile da esponenti di forze politiche che rappresentano tra lo 0,3 e lo 0,9% come se si trattasse di altrettanti statisti, sarebbe stato disposto a tenersi per Ministro di Giustizia (ed infatti ne aveva respinto le dimissioni) uno che ha la moglie agli arresti per tentata concussione, mezzo partito (tra cui il sindaco di Benevento) agli arresti per reati contro la P.A. ed e egli stesso indagato.

 

Uno che, ancora da Ministro, ha affermato che la moglie e un ostaggio di frange estremiste della magistratura e non nel salotto di casa sua ma dinanzi alia Camera dei Deputati con dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo.

 

Per chi non lo ricorda Von. Claudio Scajola fu costretto alle dimissioni per aver detto ad alcuni suoi vicini interlocutori con dichiarazioni udite da alcuni cronisti presenti che il povero Biagi fosse un rompiscatole.

 

Il bel gesto di Mastella e, per qualche ora, rimasto sospeso a mezz 'aria, poiché dopo che il Presidente del Consiglio le aveva respinte egli non ne ha ribadito immediatamente l'irrevocabilità ma ha preso tempo fino alla conferenza stampa del giorno dopo.

 

Poiché è assai probabile che in questa città - ribattezzata Mastellandia dalle recenti e meno recenti vittorie non tanto e non solo del partito di Mastella ma dai suoi personali e familiari successi di gruppo noti a tutti e che qui non si rievocano per evitare che si possa pensare di voler maramaldeggiare — si erga un coro di sostegno alla signora Lonardo, all 'on. Fernando Errico, al senatore Mastella e a tutti i loro parenti, amici e sodali, e bene mettere alcuni punti fermi:

 

1. E' del tutto inaccettabile che l'on. Mastella possa continuare a ricoprire il delicatissimo ufficio di Ministro della Giustizia in questa situazione. Già aveva dato pessima prova di sé nella vicenda De Magistris ma oggi, dopo aver anche attaccato personalmente i magistrati che hanno arrestato la moglie, altri affini e mezzo partito, da indagato, il suo prestigio istituzionale è seriamente intaccato e, quindi, non può far più parte del Governo;

 

2. Il Presidente del Consiglio dovrebbe prendere atto di questa ennesima crisi e - tenuto conto che non ha più una maggioranza parlamentare dopo il recesso del gruppo capeggiato dal senatore Dini, dovrebbe a sua volta dimettersi, evitando di continuare a trascinare il paese ancora piu in basso, rendendosi partecipe di uno scontro con la magistratura che minaccia di echeggiare quello di quindici anni fa;

 

3. Nessuno deve poter anche soltanto pensare di condizionare il corso del procedimento penale agendo sui titolari della relativa indagine e, quindi, un eventuale nuovo Ministro di Giustizia senza dubbio non deve appartenere ne al partito di Mastella ne alla Regione Campania e, possibilmente, dovrebbe essere di altissimo profilo;

 

4. Gli attacchi alla cieca rivolti alla magistratura sammaritana sono prima ancora che istituzionalmente scorretti, logicamente incomprensibili: come si può, infatti, affermare che i provvedimenti adottati siano ingiusti, frutto di malanimo o di persecuzione senza leggerli e senza conoscere gli elementi di prova che hanno condotto l'ufficio del P.M. a chiederli e l'ufficio del G.I.P. ad emetterli? Solo gli sciocchi e i senza senno parla-no di ciò che non conoscono e il nostro ceto politico, purtroppo, ne e stracolmo;

 

5. Vale per tutti la presunzione di non colpevolezza prevista dalla Costituzione ma vale anche il principio che i Giudici sono soggetti solo alla Legge (e non al Potere Esecutivo o al Parlamento e tanto meno al Ministro di Giustizia);

 

6. I provvedimenti restrittivi della libertà personale comportano limitazioni alla possibilità di agire e, quindi, escludono anche in punto di fatto che in tali condizioni si possano esercitare delicate funzioni politiche che richiedono e presuppongono la libertà di comunicazione e di movimento, escluse dagli effetti del provvedimento. Se i provvedimenti dovessero essere confermati dopo gli interrogatori e in sede di riesame, se ne dovrebbero, per tutti, trarre le dovute conseguenze in termini di cessazione dalle cariche;

 

7. Altro non si può e non si deve dire fin quando non si conoscano più in dettaglio le motivazioni dei provvedimenti e gli atti di indagini che hanno condotto ad adottarli;

 

8. I primi stralci pubblicati dai giornali, però, danno uno spaccato moralmente, socialmente, culturalmente e civilmente avvilente assai più prossimo al feudalesimo che alia democrazia.

 

Gino De Pietro

avvocato

 

 

     

  Il Crogiuolo


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