4 novembre 2008
Opinone: con il federalismo aboliamo le Province

Raffaele Pengue

Presidente del Circolo della Libertà “A. Parente”

Guardia Sanframondi



Con il federalismo aboliamo le Province

 

Il “taglio” delle Province era e rimane una promessa elettorale: tutti i partiti si proclamavano favorevoli all’abolizione delle Province, ma a distanza di 7 mesi dalle elezioni, in Parlamento ancora non si è visto nulla. Eliminare le Province era un impegno assunto da Silvio Berlusconi in prima persona e in piena campagna elettorale scrivendolo nel programma.

 

“La prima cosa da fare è dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali”, aveva detto il premier, “non parlo di Province, perché bisogna eliminarle”. Invece, questa tendenza alla frammentazione amministrativa-territoriale non sembra minimamente essersi fermata: al contrario, in Parlamento sono state presentate varie proposte di legge finalizzate a istituire nuove Province.

Eliminare le Province significa innanzitutto ridurre i costi sulle spalle dei contribuenti. Perché: primo, non servono a niente o poco più; secondo, con tale operazione è possibile ridurre la spesa pubblica di ben 16 miliardi l’anno.

A fronte di tutto questo spreco di denaro sottratto a piene mani dalle tasche dei contribuenti, quali sono le competenze delle Province?

 

In parole povere: nel panorama istituzionale contemporaneo le Province cosa ci stanno a fare?

In via del tutto generale, si può ricordare che le principali funzioni attribuite alle Province sono pressoché nulle e consistono nella gestione di molte strade locali, nell’amministrazione di parte dell’edilizia scolastica (con i risultati drammatici di questi giorni), in alcune minime attribuzioni in materia di lavoro, nonché nella generica (quanto fumosa) “promozione del territorio”. Ora, se nessuno nega che esistano determinate esigenze di area vasta, e che queste non possano essere svolte esclusivamente dai Comuni, non si vede alcuna ragione perché debba continuare ad esistere un ente locale ad hoc proprio per attendere a tali esigenze. Al contrario, le funzioni attualmente svolte dalle Province potrebbero essere agevolmente compiute, in buona parte, dalle Regioni e, in altri casi, dai Comuni stessi con il coordinamento e la supervisione delle Regioni.

 

Si può altresì immaginare che ogni Comune possa liberamente organizzarsi, anche tramite accordi con altri Comuni, per la gestione di servizi e la soluzione di problemi locali: da un lato, ciò produrrebbe un approccio di politica pubblica finalmente “elastico”, plasmabile in funzione dei bisogni di ogni singola comunità locale; dall’altro lato, scomparirebbe un’intera categoria di politici di cui l’Italia farà tranquillamente a meno. Ricordiamo a tal proposito che più di 4.200 politici vivono in gran parte della (e per la) politica provinciale: in media ogni Provincia costa al cittadino 1,1 milioni di euro l’anno, e ogni figura politica, ogni “politico provinciale”, dal Presidente di Giunta, il Vice Presidente, gli Assessori, i Consiglieri e i Presidenti del Consiglio, ha il suo costo che è compreso tra i 62 mila euro l’anno di un Presidente di Giunta e i 21 mila di un Consigliere provinciale.

Non solo: l’abolizione dell’ente-Provincia non significherebbe il licenziamento degli impiegati provinciali, i quali verrebbero proficuamente ricollocati negli organigrammi regionali e comunali. Ciò permetterebbe, allo stesso tempo, che le professionalità acquisite in decenni di amministrazione provinciale non vengano dissipate e che Comuni e Regioni vengano immediatamente posti nelle condizioni migliori per attendere alle competenze attualmente svolte dalle Province.

È vero, questa idea di riforma è troppo complessa perché serve una legge costituzionale. Tuttavia, la complessità non è una buona ragione per impedire una semplificazione istituzionale e un risparmio strutturale di cui l’Italia ha, ora più che mai, vitale bisogno.

Il Circolo della Libertà “Alfredo Parente” di Guardia Sanframondi, facendo propria l’iniziativa del quotidiano Libero - a cui, tra l’altro, saranno consegnate le firme raccolte -, ha attivato a tal proposito una petizione on line http://www.firmiamo.it/perlabolizionedelleprovince nella quale si chiede al Presidente del Consiglio di eliminare il carrozzone delle Province italiane.

 

 
 

     

  Il Crogiuolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it