27 ottobre 2009
Grandi problemi di una scuola senza fondi
segnalazione di Achille Piombo

 

 

Lettera dagli studenti del Liceo Scientifico di Morcone

 

Pubblichiamo una lettera scritta dagli studenti del Liceo Scientifico di Morcone, che si oppongono con rabbia all'ipocrisia di uno Stato che rispetta la sua Costituzione soltanto demagogicamente, che nell'oceano dello sperpero economico non riesce a garantire una semplice e piccola infrastruttura che ci dovrebbe essere garantita già di diritto (Art. 3), senza l'elemosina delle famiglie. Grandi problemi di una scuola senza fondi. La lettera è indirizzata a tutte le sedi governative territoriali, oltre che a tutti gli organi massmediatici.

Unione degli Studenti Benevento



“Mens sana in corpore sano”
(Giovenale)


Ancora una volta lo Stato contraddice se stesso, contraddice il suo ideale profondamente egualitario, volto ad eliminare ogni ostacolo che possa impedire “il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”.
Ancora una volta lo fa lontano dagli occhi indiscreti e fastidiosi della stampa, là dove gli occhi delle maggioranze sono chiusi, assorti, perché troppo occupati a meditare nelle nuove infrastrutture cittadine, magari “un po’ troppo scomode perché lontane dallo snodo immenso del trasporto pubblico”.
Ancora una volta il potere governativo, in questo caso quello infrastrutturale, mette gli occhi un po’ più in là, e tutto tace.


Ma improvvisamente, lo strascico della caduta del sistema produttivo porta anche le scuole all’ elemosina,all’ impossibilità di garantire a livello equanime gli stessi servizi, senza porre ostacoli di alcun tipo, così come dice il caro Articolo 3 della Costituzione. Lo stato, la regione, la provincia... Le gerarchie superiori a quelle locali sono alla ricerca costante di chissà quale disputa politicante, che si perde nei discorsi vuoti ed eristici tanto utili al sostegno di un sistema tutto sommato impopolare, eppure uno dei più costosi per la società italiana.


Strano leggere i documenti stilati a Leuven e Louvain-la-Neuve (incontro dei Ministri dell’Istruzione Europei) il 28 e 29 aprile 2009: nel punto 4 si scrive: “Riteniamo perciò che gli investimenti pubblici nell’istruzione superiore costituiscano per noi un’altissima priorità”, e che possano garantire la rimozione “di qualsiasi barriera allo studio e creare condizioni economiche adeguate affinché gli studenti possano beneficiare delle opportunità di studio a tutti i livelli” (Punto 9). Constatando ciò che sta accadendo allo stato attuale, tutto si risolve in una spregiudicata e palese demagogia.
 

Eppure, noi che protestiamo su questa lettera, noi studenti che andranno nel loro piccolo a costituire il futuro della società stessa, non siamo dei qualunquisti. Perché è effettivo ed innegabile che i fondi che servirebbero per sostenere uno degli elementi base della democrazia, si perdono negli investimenti antipopolari destinati, per esempio, al Ministero della Difesa.
Ma veniamo al punto, il perché della nostra protesta: Giovenale pone ha creato nella sua massima, in sostanza, anche la base per cui le scuole praticano l’educazione fisica come materia curricolare.

 

Ma il problema che ci stiamo ponendo noi, del Liceo Scientifico di Morcone, come partecipare a questa materia uguale alle altre, se non abbiamo un posto dove praticarla? E così si devono prendere dei provvedimenti inevitabili, come pagare qualcosa in più per svolgere quello che la scuola dovrebbe già garantirti, ma che NON può garantirti, visto che non ha nemmeno un finanziamento statale che magari è stato cercato da anni, e che adesso non si riesce più a trovare. E così quei 140 studenti rimangono tristemente, ed irrimediabilmente, senza un luogo idoneo ed a norma per svolgere una disciplina come tutte le altre, un po’ come fare latino o greco senza il vocabolario. E così la scuola deve inevitabilmente contraddire l’Articolo 3 della Costituzione, visto che si pone un ostacolo che potrebbe anche andar a difettare quel concetto egualitario di base. Bel paradosso per un istituzione pubblica!


In realtà dei tentativi ci sono stati: nel 2007 sono stati aperti nuovi locali dell’edificio, dove ci sarebbe dovuta essere la tanto agognata “palestra”. Ma nella realtà si è chiuso un occhio, e si sono unite due semplici aule fino a creare uno spazio largo relativamente agli altri spazi dell’edificio, ma del tutto non idoneo, al limite dei livelli di sicurezza, proponibile soltanto come luogo provvisorio, visto anche che rendeva impossibile lo svolgimento di un qualsiasi sport di squadra.


Ma grazie alla legge 169/2008, con la famosa razionalizzazione del personale, l’accorpamento delle classi, la chiusura delle scuole con minor numero di studenti, si arriva al sovraffollamento della classe: l’individuo diventa uno tra tanti, un nome lungo un appello che porta via il primo quarto d’ora della lezione (!).


Questa famosa aula adibita a palestra, diventa necessariamente aula di contenimento, visto che 32 alunni, in una scuola che come medie aveva classi di 15 alunni, sono difficili da sistemare. Si ritorna ad avere soltanto un pugno di polvere, e come già detto la scuola deve tornare al sistema dell’elemosina, chiedendo una sovrattassa che è costituzionalmente invalida.
Coerentemente con quanto scritto dal Pál Schmitt (ex schermidore ungherese vincitore di due ori olimpici, e membro da 25 anni del CIO) con una relazione commissionata dal Parlamento Europeo, dove si sottolinea l’importanza educativa dello sport nelle scuole, pensiamo che si debbano delle “priorità” che possano risolvere i nostri problemi, lo chiediamo come cittadini speranzosi che veramente qualcosa possa smuoversi, e che la pratica del sistematico ignorare o rimandare si interrompa, evitando di avallare il processo che invece porta al nulla di fatto.


Chiediamo anche noi di avere uno spazio libero, utilizzabile come spazio per praticare quella che anche voi definite materia pari alle altre.


Chiediamo di avere, smettendola di chiedere, se veramente il sistema politico crede in quello che afferma quotidianamente.


Chiediamo risposte tangibili, che siano visibili agli occhi e non solo recezioni dell’apparato uditivo.


Chiediamo una provincia, una regione, uno stato più presente, che sia un modello educativo e non il simbolo dell’inefficienza.


Chiediamo una palestra, una goccia nel mare dei finanziamenti elargiti con la mano facile.


Chiediamo, aspettando e diffondendo l’urlo composto da rabbia ma anche dalla voglia di costruire qualcosa di diverso dal classico cristallizzarsi del progetti, che una volta nati muoiono affogati nell’inchiostro della burocrazia.


Grazie dell’attenzione, sperando di rivederci in un modo un po’ più sereno.


 

 

     

  Il Crogiuolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it