14 luglio 2009
DDL Alfano: la norma ammazza internet
AA.VV.

 

 

Una delle caratteristiche dei governi dittatoriali è il controllo dell'informazione. Deve passare solo quello che fa comodo: tutto va bene madama la marchesa.

Internet è l'ultimo baluardo rimasto completamente libero in cui le idee possono diffondersi e prolifere. E' naturale che lo si voglia controllare, e ci riusciranno anche (siamo vicini al sonnolento agosto) se non ci sarà una vigorosa levata di scudi.

Al potere interessa che noi uomini della strada pensiamo solo ai telequiz, ai talk show, ai reality e via dicendo. L'uomo della strada non deve pensare: potrebbe venirgli qualche dubbio impertinente!

commento inviato il 14-07-2009 alle 19:57 da Palmerio

http://www.ilmessaggero.it/

 

 

 

Antonio Di Pietro non è da meno: sul suo blog campeggia il megafono arancione che l’ex pm commenta con convinzione: «Il mio blog aderisce allo sciopero dei blogger contro il bavaglio alle intercettazioni e all’informazione, promosso dalla legge criminale del ministro Alfano, e contro la norma del »diritto di rettifica entro 48 ore« per tutti i siti, norma ribattezzata dalla Rete »ammazza Internet«.

http://www.lastampa.it/

 

 

 

Lo sciopero, attuato oggi 14 luglio, prevede il silenzio stampa dei blogger, i quali hanno pubblicato sui propri portali solo il logo della protesta, con un link al manifesto per il Diritto alla Rete. Qui saranno mostrati anche alcuni video amatoriali di blogger "imbavagliati". Hanno aderito all'iniziativa blogger di ogni area politica (ma anche non politici) ed esponenti di diversi partiti e associazioni. L'iniziativa ha anche l'obiettivo di aprire un tavolo di confronto tra il mondo della Rete e la politica, che tenga conto della libertà di espressione e di informazione, e soprattutto delle necessità di chi la Rete la vive ogni giorno come utente e cittadino.

http://notebookitalia.it/

 

 

 

Il ddl Alfano, per quanto concerne la diffusione di notizie sul il web, sostanzialmente ha lo scopo di rendere adattabile anche a qualsiasi altra forma di comunicazione o diffusione di informazioni online - sia essa amatoriale o professionale, per scopo personale, informativo o commerciale - l'art. 8 della legge sulla stampa, 1948. Articolo che prevede una forma di obbligo di rettifica "dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale", da esercitare pubblicando la rettifica nello stesso spazio dello scritto incriminato; il tutto entro 48 ore, pena una sanzione che può oscillare tra 15 ed i 25 milioni delle vecchie lire.

La problematica è stata affrontata anche fuori dall'Italia. Il Kazakistan proprio da ieri ha una legge atta a controllare il web e a limitare  internauti. Il presidente Nursultan Nazarbayev ha firmato il decreto restrittivo riguardante la rete, decreto che l'Ocse (istituzione di controllo intergovernativa che si occupa di sicurezza e diritti umani) aveva considerato repressivo. La normativa consentirà ai tribunali locali di bloccare siti web considerati inadeguati, compresi quelli stranieri, e di classificare chat e blog come organi di informazione. Il governo del Kazakistan sostiene che l'obiettivo del provvedimento di prevenire disordini e di preservare i diritti delle persone ma, già da oggi, diverse pagine e indirizzi internet, tra cui il celebre blog LiveJournal.com, sono inaccessibili per diversi utenti locali.

Agnese Amoruso | News ITALIA PRESS

 

 

 

 

Contro il decreto Alfano, il 14 luglio, per la prima volta nella storia della Rete, i blog osserveranno una giornata di silenzio. «Una protesta della Rete italiana contro un provvedimento che avrà l’effetto di disincentivare l’uso dei blog e delle libere piattaforme di condivisione dei contenuti» dice una nota dei promotori dell’iniziativa: i blogger Enzo Di Frenna, Alessandro GilioliGuido Scorza, docente di diritto informatico; a cui ha subito aderito fra gli altri anche l'associazione AltroConsumo

Al posto dei consueti post, i blog italiani pubblicheranno solo un banner di protesta contro il provvedimento, «in particolare contro quella parte che soffoca la libertà della Rete con il pretesto dell’obbligo di rettifica».

«I blogger - dice la nota - sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c’è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i ’citizen journalist’. Chiediamo ai blog e ai siti italiani - conclude - di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. È un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: ’Non vogliamo farci imbavagliare'».

Anna Masera http://www.lastampa.it/

 

 

 

 

 

 

I blogger contro un comma del disegno di legge sulle intercettazioni

Il logo di un megafono arancione si aggira per la rete. Rimbalza attraverso i blog, alimentando discussioni sul “14 luglio”. Ma che cos’è? Dal 2 luglio è in discussione al Senato il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni: per quanto riguarda il mondo di internet, il testo stabilisce l’obbligo di rettifica entro 48 ore per tutti i “gestori di siti informatici” (comma 28, lettera a, articolo 1). Nel caso dei blogger, in particolare, è un obbligo che riguarda post e commenti: se, quindi, una persona chiede la rettifica di una notizia che la riguarda, entro due giorni il blog deve pubblicarla. Altrimenti, sarà necessario pagare una sanzione dai 7700 ai 13mila euro. È un problema che interessa anche altri spazi web, come YouTube e Facebook. Google da tempo si è schierata contro il maxiemendamento perché renderebbe estremamente difficile la gestione di milioni di interventi al giorno sulle sue pagine online (per esempio, i commenti ai video di YouTube).
Finora l’obbligo di rettifica è stato previsto per quotidiani, periodici, radio e televisioni: organizzazioni professionali che hanno alle spalle grandi gruppi editoriali. E dove sono rari i contenuti prodotti in modo amatoriale dal pubblico. Come i blog, appunto.
Il disegno di legge sulle intercettazioni, approvato
alla Camera l’11 giugno, ora è in esame al Senato: la discussione, però, è stata rinviata a settembre. Per il 14 luglio il sindacato dei giornalisti aveva indetto uno sciopero per protestare contro le modifiche alla norme, poi revocato. Dovrebbe essere anche il giorno del silenzio sul web: i blog che aderiscono all’iniziativa hanno deciso di restare muti. Ma il dibattito è aperto.
Il primo a sollevare la questione è stato
Guido Scorza, docente alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna. Il passaparola tra blogger ha fatto il resto: in pochi giorni è partita una campagna, promossa anche da due giornalisti, Alessandro Gilioli dell’Espresso e Enzo di Frenna, direttore di Netdipendenza.

 

Restano alcune ambiguità: spesso nelle conversazioni online l’obbligo di rettifica è confuso con la diffamazione: i blogger, come tutti i cittadini, non sono in alcun modo protetti da eventuali querele.

Luca Dello Iacovo     http://blog.panorama.it/

 

 

 

 

Intercettazioni, De Magistris (Idv): In piazza con blogger  

Roma, 14 lug (Velino) - “L’attacco all’informazione libera realizzato con freddezza e lucidità dal Governo merita una risposta decisa attraverso una decisa mobilitazione, politica e della società civile”. Lo afferma in una nota l’eurodeputato dell’Italia dei valori Luigi de Magistris. “Il disegno di legge sulle intercettazioni –prosegue - momentaneamente sospeso dopo la levata di scudi da parte dell’opposizione, in particolare dell’Italia dei valori, deve essere contrastato senza alcuna timidezza. Pieno sostegno dunque allo sciopero indetto oggi dal popolo della Rete e alla manifestazione di piazza Navona, dove coloro che credono alla comunicazione libera si riuniranno per urlare il loro ‘no’ a un provvedimento che, se approvato, li imbavaglierebbe”.

"L’obbligo di rettifica anche per i blog, previsto nel ddl Alfano – insite De Magistris -, non potrà infatti che limitare la libera espressione internet, cioè l’essenza stessa della Rete. Berlusconi controlla televisioni e quotidiani, dando vita ad un conflitto di interessi che rappresenta una gravissima anomalia in Europa, ma evidentemente non gli basta. Ecco allora che l’attenzione rapace del presidente del Consiglio si rivolge anche alla rete: un boccone ghiotto da divorare, per il carattere di libertà e di indipendenza che la contraddistingue”.   http://www.ilvelino.it/  

 

 

 

 

Roma - Nelle ultime settimane è cresciuta in rete una protesta contro il decreto Alfano sulle Intercettazioni voluto del governo Berlusconi che si concretizzerà il prossimo 14 luglio in una manifestazione a Piazza Navona. Il "rumoroso silenzio" dei partecipanti alla iniziativa è nato dall'iniziativa di Alessandro Gilioli, Enzo Di Frenna e Guido Scorza ed ha rapidamente raccolto attenzione e consensi, avvicinando per una volta attorno alla protesta su un decreto del governo giornalisti, blogger e navigatori della rete.

La parte sostanziosa del decreto riguarda in realtà l'attività giornalistica e l'utilizzo delle intercettazioni, non solo nell'azione penale ma anche nella correlata attività informativa dei media, mentre un unico articolo contenuto nel testo prevederebbe un improbabile e demenziale "obbligo di rettifica" esteso ai gestori di tutti i siti web, in una ormai ben nota e strumentale parificazione fra una pagina qualsiasi su Internet ad un giornale. Da qui la protesta nata in rete ad affiancare la comprensibile contrarietà professionale dei giornalisti.

 

Nel frattempo, dopo le perplessità del capo dello Stato, l'approvazione del decreto Alfano ha subito un momentaneo stop e gli organizzatori della protesta sul web si sono trovati di fronte al dilemma se continuare o rimandare le iniziative previste.

Per quanto mi riguarda vedo con grande simpatia l'aggregazione in rete attorno a tematiche che riguardano i diritti dei cittadini e questa iniziativa va certamente in questa direzione. Nel caso specifico la discussione avvenuta nelle ultime settimane a margine del decreto ha in parte superato le rivendicazioni e i rischi, visto che contatti fra esponenti della rete e parlamentari, prima del rinvio tecnico, avevano reso concreto il possibile stralcio dell'obbligo di rettifica, meglio specificando la sua necessità "solo" nei casi di testate web registrate. Se questo avverrà nei termini corretti (e non dietro improbabili e vaghe rassicurazioni interpretative), per quanto riguarda le tematiche di rete il decreto Alfano perderà molto del suo interesse, rimanendo una norma assai discutibile e pericolosa per l'informazione in generale.

Se anche così fosse l'aggregazione attorno alla piattaforma Ning "
Diritto alla Rete" potrebbe essere la scusa per iniziare a costruire quello che in Italia in questi 15 anni non c'è mai stato, vale a dire una sorta di movimento trasversale e partecipato attento alle tematiche del diritto all'accesso, capace di dar voce al punto di vista degli utenti di Internet, così come di supportare mille altre meritorie iniziative: un esempio per tutti, sull'onda della mai troppo citata EFF americana, proteggere anche legalmente cittadini della rete ingiustamente accusati.

L'altro aspetto potenzialmente positivo di questa protesta potrebbe essere quello di una nuova vicinanza fra giornalisti e blogger, sfiatati da molti anni di incomprensioni e accuse reciproche. Comprendere che la comunicazione dei cittadini per i cittadini ed il giornalismo abitano in Rete territori contigui, spesso intersecati fra loro, non è poi così complicato e le critiche al Decreto Alfano potevano essere una sorta di palestra di una nuova vicinanza non tanto ideologica quanto puramente geografica. Nel caso specifico, complice anche lo sgonfiarsi della discussione legata al rinvio, l'unico effetto palese notato è stato quello dei molti titoli sui giornali che citavano "i blogger" scesi in campo accanto ai giornalisti. Il che, come è noto, esattamente non è.

Il diritto all'informazione è un diritto di tutti e come tale va tutelato e difeso in egual misura sia quando si ipotizzano norme che immaginano di regolare i professionisti dell'informazione sia quando invece si mette a rischio la semplice libera espressione dei cittadini su Internet. Si tratta di una sacralità diffusa che va compresa e condivisa e sarebbe ingiusto oggi non ricordare che nel decennio trascorso molte volte simili libertà dei cittadini in questo paese sono state limitate ed offese nella sostanziale indifferenza di quegli stessi media che oggi invece invocano e sottolineano vicinanza ed azioni comuni.

I tempi cambiano, fortunatamente, conosco personalmente molti degli animatori e sostenitori della iniziativa di "Diritto alla Rete" e so bene della autenticità delle loro iniziative. Conosco anche, e non da ieri, i limiti e la esile persistenza delle proteste virtuali: mettersi un bavaglio e fotografarsi con la webcam è certamente significativo ma da solo non basta. Così forse avrà senso andare a Piazza Navona martedì prossimo, nella speranza che lentamente, anche in questo paese, sulla spinta di gente come Gilioli e Scorza e di qualche parlamentare illuminato, cresca la coscienza sociale della centralità della rete nelle nostre cose di tutti i giorni.

Massimo Mantellini
Manteblog

 

 

 

 

 

Obbligo di rettifica, rimandato a settembre

PI - News

di Gaia Bottà

Roma - Non ci stanno i cittadini della rete, si oppongono i blogger, alzano la voce i gestori di "siti informatici": il DDL sulle intercettazioni con cui si vorrebbero imporre ai tenutari di qualsiasi spazio online gli stessi obblighi di rettifica richiesti alle strutture giornalistiche non deve passare inosservato, non deve diventare legge. E mentre ferve l'organizzazione per le proteste, l'esame del DDL è stato rinviato a settembre.

 

La rete, lo hanno ribadito anche le istituzioni europee in occasione del voto riguardo alle disposizione contenute nel Pacchetto Telecom, dovrebbe essere un canale della libertà di espressione e uno strumento che consente alla società civile di informarsi e di modellare le proprie opinioni. Le disposizioni contenute nel DDL Alfano, con cui si decreta che chiunque gestisca uno spazio online sia costretto a procedere alla rettifica nel giro di 48 ore dalla richiesta e con cui si stabilisce che chi non assolva all'obbligo venga multato con sanzioni consistenti, possono rischiare di far inceppare il meccanismo. Possono spingere i cittadini della rete al silenzio, possono indurre i gestori delle piattaforme online a soffocare la voce dei propri utenti.

 

Da giorni i netizen sono in fermento: il testo del DDL ha mobilitato le folle connesse, risolute a difendere il proprio stato di non professionisti, la libertà di esprimersi e il proprio diritto a lasciarsi docilmente correggere qualora necessario con strumenti più morbidi di quelli imbracciati nei confronti dei tradizionali operatori dell'informazione. Alla preoccupazione degli esperti è seguito l'appello rivolto alle istituzioni, una lettera aperta sottoscritta da quasi 3mila cittadini della rete. Si chiede al Palazzo di ritornare sui propri passi, si chiede di legiferare con più consapevolezza rispetto alle dinamiche e agli strumenti della rete. All'appello ha fatto seguito una propulsione propositiva: un manipolo di cittadini della rete ha lavorato a mezzo wiki in maniera partecipata al testo di un potenziale emendamento con cui si potrebbe rendere inoffensivo il DDL limitando l'obbligo di rettifica ai soli siti web sottoposti all'obbligo di registrazione.

Alla voce della società civile connessa ha fatto eco quella di alcuni rappresentanti dei cittadini: gli onorevoli Palmieri e Malan si sono mostrati disponibili a presentare un ordine del giorno in cui si richiama l'attenzione sulla questione e si ricorda che, come proposto nel wiki-emendamento, sarebbe opportuno estendere l'onere della rettifica ai soli siti web che dovrebbero essere registrati. L'Italia dei Valori ha inoltre fatto proprio l'emendamento con cui si tenta di disinnescare l'estensione indiscriminata dell'istituto della rettifica: "Nel mondo globale l'informazione del web deve essere libera - scrive il senatore Belisario - L'Italia non è né la Cina né l'Iran. Ma con una legge del genere il nostro sarebbe il primo paese democratico del mondo a censurare la libera informazione sulla rete".

 

Il confronto sarà però rimandato a settembre: il DDL sulle intercettazioni non verrà esaminato nei prossimi giorni, come inizialmente programmato. Ma i cittadini non demordono: per non lasciare che le manifestazioni del proprio pensiero rimangano invischiate nella burocratizzazione voluta dal DDL, per non lasciare che l'incombente obbligo di rettifica li confini nell'autocensura, si sono dati un punto di riferimento: si stanno imbavagliando per poter continuare ad animare la rete con la propria voce.

 

Gaia Bottà

http://punto-informatico.it/

 

 

 

 

DDL intercettazioni, il sonno della ragione digitale

Roma - La rete è animata da dinamiche differenti da quelle che sorreggono i media tradizionali. Ma nel DDL che dovrebbe disciplinare le intercettazioni è contenuta una disposizione che impone a blogger e gestori di siti web di comportarsi come direttori di testate giornalistiche, di pubblicare rettifiche qualora incappino in errori o diano voce a parole lesive dell'altrui reputazione. La rete più matura di quanto si creda: non c'è bisogno di regolamentare per legge quello che online già avviene spontaneamente, e con più puntualità rispetto ai media tradizionali. Soprattutto quando nel contempo il governo punta a tracciare un netto distinguo tra professionisti dell'informazione e chi opera per passione. Ma c'è dell'altro: le rigide disposizioni con cui il DDL guarda alla privacy faranno stagnare le indagini. Ad approfondire con Punto Informatico è Giuseppe Corasaniti, cittadino della rete e magistrato, presidente dal 2005 al 2007 del Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore presso il Ministero dei beni e le attività culturali, l'unico autore in Italia ad aver approfondito l'istituto della rettifica, con una monografia e con una voce sulla Enciclopedia Giuridica Treccani.

Gaia Bottà

http://punto-informatico.it/

 

 

 

 

Alcuni cittadini della rete ha lavorato a mezzo wiki in maniera partecipata al testo di un potenziale emendamento con cui si potrebbe rendere inoffensivo il DDL limitando l'obbligo di rettifica ai soli siti web sottoposti all'obbligo di registrazione:

 

Egregio Presidente,
il ddl 1415A approvato alla Camera dei Deputati l’11 giugno u.s. ha, da più parti, sollevato numerosi dubbi e perplessità in ordine alla sua legittimità costituzionale e, più in generale, all’opportunità degli interventi normativi che, attraverso esso, si intendono realizzare.
Vi è, tuttavia, un profilo, sin qui, rimasto nell’ombra e poco approfondito nei dibattiti di questi giorni: si tratta del contenuto del comma 28 dell’art. 1, la cui infelice formulazione - ammesso anche che tale non fosse l’effettiva volontà del suo estensore - rischia di determinare un’inammissibile limitazione della libertà di manifestazione del pensiero in Rete che spingerebbe, rapidamente, l’Italia in una posizione ancor più arretrata di quella che attualmente occupa (è quarantaquattresima) nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione.
La citata previsione, infatti, sembrerebbe assoggettare il responsabile di qualsiasi "sito informatico" allo stesso obbligo di rettifica che la Legge sulla stampa (n. 47 dell’8 febbraio 1948) pone a carico del direttore responsabile delle testate giornalistiche.
L’omesso adempimento a detto obbligo entro 48 ore - esattamente come accade nel caso di una testata giornalistica - comporterebbe per il responsabile del sito informatico la condanna ad una sanzione pecuniaria fino a 25 milioni di vecchie lire.
Come comprenderà, tuttavia, non si può esigere da chi fa informazione on-line in modo non professionistico l’adempimento ad un obbligo tanto stringente quale quello di provvedere alla rettifica di ogni inesattezza eventualmente pubblicata sul proprio sito informatico e, egualmente, non si può pretendere che a ciò provvedano i responsabili di siti informatici che ospitano contenuti pubblicati da soggetti terzi.
Difficoltà facilmente intuibili di ordine tecnico, organizzativo ed economico, infatti, ostano al puntuale adempimento ad un simile obbligo ed esporrebbero, pertanto, in modo pressoché automatico, i responsabili dei "siti informatici" al rischio di vedersi irrogare sanzioni pecuniarie che, nella più parte dei casi, appaiono idonee a determinare l’immediata cessazione di ogni attività di informazione on-line.
La Rete costituisce il primo mezzo di comunicazione di massa nella storia dell’uomo capace di dare concreta attuazione alla libertà di manifestazione del pensiero e la possibilità di utilizzarla è stata di recente definita dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Costituzionale francese - sebbene sotto profili diversi - un diritto fondamentale dell’uomo e del cittadino.
A quanto precede deve essere aggiunto che l’istituto della rettifica - già anacronistico ed inefficace nel mondo dei media tradizionali - risulta privo di ogni utilità nel contesto telematico nell’ambito dei quale ciascuno è - salvo casi eccezionali - sempre libero di contrapporre ad un’informazione, un’altra informazione di segno opposto ed idonea, come tale, a rettificare quella originaria senza l’esigenza di alcuna collaborazione da parte dell’autore di quest’ultima.
Alla luce delle brevi considerazioni che precedono, pertanto, Le chiediamo di presentare e votare - non appena il ddl 1415A approderà al Senato - un emendamento idoneo a chiarire che l’obbligo di rettifica di cui al comma 28 dell’art. 1 del DDL c.d. Intercettazioni deve applicarsi esclusivamente ai siti informatici di testate telematiche soggette all’obbligo di registrazione alla stregua di quanto disposto dalla Legge n. 47 dell’8 febbraio 1948 ovvero ai soli siti internet attraverso i quali vengono diffuse informazioni prodotte nell’ambito di un processo professionale realizzato nell’ambito di una struttura imprenditoriale e redazionale.
In assenza di tale intervento, il Senato della Repubblica, si assumerà la responsabilità - da condividere con il Governo e con quanti alla Camera dei Deputati hanno votato a favore del ddl in questione - di aver contribuito a scrivere una delle pagine più buie della storia moderna di un Paese che, come il nostro, ambisce a considerarsi democratico: quella attraverso cui si saranno privati i cittadini italiani dell’utilizzo di uno strumento che avrebbe, invece, loro potuto restituire l’esercizio effettivo di quella libertà di manifestazione del pensiero che la nostra Corte Costituzionale ha già definito "pietra miliare di ogni ordinamento democratico".
Augurandoci che vorrà sottrarre il Senato della Repubblica a tale responsabilità e che pertanto darà seguito alla nostra richiesta, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti,
Istituto per le Politiche dell’Innovazione

http://ddl1415a.intodit.com/

 



 

Dall'archivio di ViviTelese

 

Giovanni Forgione - 31 luglio 2007

 

Dieci anni fa... facevano discutere le trasmissioni TV di approfondimento politico di Santoro, che "osava" mettere in discussione la "realtà costituita" che molta carta stampata, gestita dal potere, ci propinava prendendoci in giro. Più recentemente, trasmissioni televisive del tipo Striscia la notizia o Le Iene, ci hanno mostrato come poche persone fossero in grado di fare giustizia, (vera giustizia), sopperendo alle mancanze di istituzioni finanziate dallo stato che invece avrebbero dovuto garantire vivibilità e stato di diritto.

Il successo ed il seguito di queste trasmissioni di denuncia fu (ed è ancora) determinato dalla grande soddisfazione che il telespettatore prova nell'identificarsi con il malcapitato cittadino che finalmente vede giustizia. Eravamo nell'era (solo pochi anni fa) in cui solo poche persone avevano il coraggio di scoprire le magagne della politica e il coraggio di metterle in TV per raccontarle al grande pubblico.

 

E' poi venuta l'era di ViviTelese, l'era dei Blog, l'era in cui Beppe Grillo attraverso internet può dire tutto quello che vuole senza censure RAI. Tutti si esprimono, la verità, la realtà è di dominio pubblico. Sono tantissime le persone ad esprimere pubblicamente il proprio malessere.

Oggi, sembra passato mezzo secolo in soli 10 anni. Gli anni di ViviTelese, gli anni della partecipazione attiva del cittadino che scrive, si firma, che è esasperato dalla incapacità dei governanti, oppresso dalla spazzatura che resta fuori dalla porta di casa per molti giorni, nello stesso posto dove era stata depositata.

 

E' dell'anno scorso la grande vittoria dell'Italia ai mondiali e, di pochi mesi dopo, la grandissima vittoria degli studenti della valle telesina che, scendendo in piazza, hanno scongiurato lo sperpero di danaro pubblico per comprare un vecchio rudere ed hanno, per il momento, impedito che il glorioso Liceo di Telese fosse paragonato ad un carcere minorile. E' vero che a Nardone ancora fischiano le orecchie. Forse il presidente della provincia ancora crede i cittadini siano tanti soldatini e tanti imbecilli rincretiniti, utili solo quando si va alle urne.

E' ora di cambiare.

Mi auguro un futuro migliore per la valle telesina

senza diossina e con molto turismo

 

 

intervento completo:

http://www.vivitelese.it/00%20archivio%202007/vita%20sociale/San%20Salvatore/Nardone%201.htm

 

 

     

  Il Crogiuolo


Per intervenire: invia@vivitelese.it