22 luglio 2009
La scuola campana è la più colpita in Italia
Repubblica.it

 

 

Federazione Lavoratori della Conoscenza

CGIL Campania

 

 

UNA SCUOLA PUBBLICA E DI QUALITÀ

PER L’INCLUSIONE E LA CITTADINANZA

DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE DELLA CAMPANIA

Manifesto-appello della CGIL e della FLC della Campania

 

La scuola campana è la più colpita in Italia dai tagli del Governo Berlusconi: dal prossimo 1° settembre 6.200 posti di docenti in meno, circa 1.800 del personale amministrativo, tecnico, ausiliario: un salasso senza precedenti; migliaia di posti per i precari a rischio, riduzione della mobilità volontaria e trasferimenti forzati, peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, forte riduzione del turn-over, in particolare nella scuola primaria. Riduzione del tempo scuola, sovraffollamento delle classi e mancato rispetto della normativa sulla sicurezza, ritorno alle pluriclassi nella primaria. Impoverimento della rete scolastica, con messa a rischio della formazione dei giovani, in particolare dei più deboli, sul versante dell’eccellenza e su quello dell’inclusione sociale.

È l’esatto contrario di ciò che ha bisogno una regione con un milione di studenti, 125.000 operatori scolastici (dirigenti, docenti, ATA), un alto tasso di dispersione scolastica ma anche il maggior numero di giovani sotto i 22 anni.

Nella nostra regione, ma non solo, il diritto allo studio non è un diritto di tutti, l’accesso ai saperi non è ugualmente garantito agli studenti di tutte le classi sociali, le condizioni socio-economiche di partenza influenzano ancora pesantemente le scelte di indirizzo e il prosieguo del percorso scolastico di tanti studenti campani.

In questo contesto, il Governo della Regione Campania è chiamato nel difficile compito di contrastare le politiche scolastiche governative, ma anche di avere una politica autonoma, in riferimento alle riforme in essere (Titolo V della Costituzione) ed in itinere, che assegnano all’Ente Regione un ruolo forte nella programmazione dell’offerta formativa sul territorio nei vari aspetti: strutture, risorse umane e  finanziarie.

Va continuato e valorizzato il confronto avviato dalla Regione Campania con l’Amministrazione scolastica, gli Enti locali, le Organizzazioni sindacali. Il tavolo permanente deve diventare sempre più il luogo in cui affrontare l’insieme delle problematiche legate all’istruzione, anche prevedendone l’ampliamento alle Associazioni dei genitori e degli studenti.


 

Strutture - Una scuola sicura e funzionale è il presupposto per una formazione di qualità

In Campania il 52 per cento degli istituti scolastici non è pienamente a norma e uno su tre, secondo i dati della Protezione civile, è situato in aree ad alto rischio sismico.

Il governo Berlusconi proroga i termini per l’adeguamento e non prevede alcun finanziamento né per l’edilizia scolastica né per la messa a norma degli edifici.

Occorre, quindi, un piano pluriennale, finanziato con fondi europei, nazionali e locali, che parta dai 36,6 milioni di euro già stanziati dalla Regione.

 

Risorse finanziarie - Una scuola pubblica e di qualità necessita di una programmazione puntuale delle risorse

Per far fronte al forte impoverimento della rete scolastica campana dovuto alle politiche del governo, è necessario un utilizzo delle risorse finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa, con l’aumento del tempo scuola, e al sostegno dell’occupazione.

È necessario, da parte della Regione Campania, uno sforzo di programmazione che metta a sistema tutte le risorse utilizzabili:  i 15 milioni del piano triennale per il miglioramento dell’offerta formativa, i 10 milioni della seconda annualità dell’accordo con il Governo Prodi, i 28 milioni per le scuole aperte, le risorse PAS, quelle delle sezioni dell’infanzia cosiddette “primavera” (che quest’anno non sono state finanziate). Anche gli interventi sulle aree a rischio devono essere raccordati con l’insieme delle azioni promosse dalla Regione per evitare duplicazioni, dispersioni e frammentazioni. A questo scopo è utile istituire una cabina di regia della quale devono far parte Regione, Direzione scolastica regionale, Parti sociali, per razionalizzare i vari interventi e definire un dimensionamento scolastico non puramente numerico, ma che tenga conto dei flussi demografici della mobilità territoriale e delle scelte di sviluppo socio-economico della Regione e degli Enti locali.

Particolare attenzione va rivolta alla formazione degli immigrati, che necessita di  risorse finalizzate e del coinvolgimento dei genitori e dei loro coordinamenti.

Bisogna potenziare l’esperienza dello scorso anno scolastico, l’intervento diretto della Regione Campania per l’ampliamento degli organici della scuola pubblica, con il finanziamento di circa 400 posti.

Bisogna sviluppare a pieno le possibilità della legge 4/2005 sul diritto allo studio, con finanziamenti adeguati,  innalzando gli investimenti sull’istruzione e la conoscenza, particolarmente bassi.

Per affrontare le problematiche del diritto allo studio, della dispersione scolastica e della qualità dell’offerta formativa è indispensabile che l’intervento della Regione sia complessivo, sappia coniugarsi con l’azione del Ministero dell’Istruzione, non semplicemente aggiungendo interventi formativi, ma implementando nel profondo la rete scolastica statale. La Regione Campania deve tendere a portare ad ordinarietà la sua azione formativa.

Personale - Per una scuola di qualità in Campania occorre un ruolo diverso dell’Amministrazione scolastica

L’Amministrazione scolastica non può limitarsi ad una gestione ordinaria del personale in una situazione eccezionale. L’utilizzazione dei docenti e del personale ATA il prossimo anno scolastico deve essere finalizzata alla riduzione dei danni prodotti dai tagli e tendere all’ampliamento del tempo scuola, allo sdoppiamento delle classi non in regola, alla cancellazione delle pluriclassi, all’istituzione dei posti di sostegno ovunque occorrono.

Per quanto riguarda in particolare l’ampliamento del tempo scuola, vanno considerati le richieste dei genitori inevase (1.000 classi di tempo pieno e 350 nuove sezioni di scuola dell’infanzia) e l’alto numero di docenti della primaria in esubero, vale a dire senza sede (847 in tutta la Regione prima della mobilità professionale) causato dai tagli. Solo sul tempo pieno delle primarie, se si rispondesse positivamente alle richieste, le attuali 864 classi (5,31 per cento, la percentuale più bassa d’Italia) potrebbero più che raddoppiare. Per soddisfare le richieste di tempo pieno occorrerebbero 1.400 docenti, mentre il Governo Berlusconi ne ha tagliati 1.844.

In questa situazione, necessita che i docenti in esubero, della primaria e degli altri ordini di scuola, siano utilizzati in modo più proficuo e qualificato, non come tappa-buchi, ma per l’innalzamento della qualità, in particolare aumentando il tempo scuola.

 

 

Infine, ma non per ultimo, la nostra regione, con la sua tremenda crisi occupazionale, non può reggere le migliaia di licenziamenti di precari della scuola pubblica che si temono: l’ampliamento dell’offerta formativa qualifica il servizio e favorisce il mantenimento dei livelli occupazionali. Soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, in Campania, difesa, rafforzamento e sviluppo della formazione pubblica viaggiano insieme alla difesa del lavoro e dell’occupazione.

 

Napoli, 20 luglio 2009

 

 

Segreteria Regionale

CGIL Campania

 

Segreteria Regionale

FLC Campania

 

 

                                            

 


 

 

     

  Il Crogiuolo


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