Ai tempi che ero “comunista”, ricordo che mi
accadeva di trovare spesso sui muri, delle più o
meno tante sezioni sindacali o sedi di partito o
case del popolo che ho visitato, in bella mostra
fra i santi laici dell’ idea materialista, la
foto di un robusto signore in doppiopetto che
dapprincipio faticavo a conoscere, anche perché
le sembianze paciose avevano poco a che fare con
le più famose immagini guerriere che
campeggiavano sulle bandiere, le spille e il
materiale vario di corredo ai “giovani
comunisti” e che a casa mi guardavano severi
dall’alto della libreria stampate in bianco e
nero sulle copertine in cartone pressato che
custodivano i pesanti volumi della Einaudi.
Quel signore si chiamava Giuseppe Di Vittorio,
troppo presto messo in soffitta con gli altri
santi laici la cui eredità appare sempre più un
peso che una risorsa per le nuove classi
dirigenti tutte protese a definire un partito
nuovo che sarà, secondo alcuni, tanto più nuovo
quanto più sarà capace di disfarsi del
“vecchio”.
L’altra sera in un incontro organizzato dal PD
nelle Terme, Di Vittorio è stato ricordato dal
Presidente della Provincia Aniello Cimitile che
ha affermato di averlo avuto come suo maestro,
riconoscendo a Di Vittorio il suo impegno, che
fu anche battaglia morale e civile, di voler
unire tutti i lavoratori, operai e contadini, in
un'unica lotta sotto un’unica bandiera per un
solo sindacato.
Prendo a prestito la stancante cantilena di uno
dei più fervidi oratori della serata e mi
permetto di dire:
Caro Presidente,
l’unità dei lavoratori, operai e contadini, fu
ancor prima un’idea di Antonio Gramsci di cui
sono piene le pagine dei “Quaderni”, idea che va
riconosciuta come il “blocco sociale”, idea che
fu alla base delle rivolte del 1920/21 che
videro al Nord l’occupazione delle fabbriche ed
al Sud l’occupazione delle terre alle quali in
Capitanata partecipò lo stesso Di Vittorio.
Esistono dei carteggi fra lo stesso Di Vittorio,
Togliatti e Gramsci in cui il primo dice che
molto della sua formazione lo deve al pensiero
di Gramsci e Togliatti che del resto ne
determinarono il passaggio dal Partito
Socialista a quello Comunista.
In una
missiva tra Di Vittorio e Togliatti, si legge:
«Antonio Gramsci e tu stesso, compagno
Togliatti, che foste tra i fondatori e gli
educatori geniali del nostro partito, siete
stati i miei principali maestri.Da Gramsci e da
te, compagno Togliatti, fui confortato nel
principio che l'unità sindacale, dato essenziale
di forza e di conquista dei lavoratori,
presuppone l'autonomia e l'indipendenza dei
sindacati, perchè tutti i lavoratori, d'ogni
opinione politica e fede religiosa, ne possano
far parte, con assoluta eguaglianza di diritti e
di doveri».
Di questi tempi assistiamo alla cacciata
dell'Uomo di Gutemberg da parte dell'Uomo di
McLuhan. Ovvero, l'ultima generazione formatasi
quasi interamente sui libri sta per essere
spazzata via dalla prima generazione formatasi
quasi interamente sulla Tv e sul computer, non
resta che augurarci una prossima fiction che
riporti in auge la figura di Antonio Gramsci
ormai divenuto un novello “Carneade” di cui
nessuno più ricorda chi fosse.
Con stima, Gino Di Vico
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