Ritengo che sia nella ricerca
spasmodica del maggior numero di consensi la
lentezza di realizzazione del progetto di
unificazione dei comuni sanniti.
E’ lapalissiana la affermazione:
“Nella condizione in cui siamo,
le nostre azioni non riescono ad arrivare dove
si prendono le decisioni più importanti. Al
contrario uniti avremmo una forza sostanziale
enorme”.
Tuttavia è difficile concretare
tale pensiero ,universalmente riconosciuto, in
azioni concrete per questo concordo appieno la
posizione del sindaco Di Cerbo .
Se si dà per assunto che “la
riflessione non può essere separata dall’azione”
è ovvio che almeno la prima fase
di un procedimento così complesso data la
frammentarietà culturale oltre che territoriale
del Sannio deve essere preso da persone di
azione .
Proprio l’approccio gradualistico
di Di Cerbo mi fa immediatamente intuire e
sperare che possa essere lui il “Monnet del
Sannio”.
L’approccio gradualistico è di
grande praticità e concretezza,affrontare la
questione su un numero limitato di azioni,
immediatamente e con un numero limitato di
attori, permetterebbe di partire in maniera
concreta e risolutive e comporterebbe un
cambiamento reale e sostanziale nella
frammentarietà che caratterizza la “isola
felice” Sannio; quindi,provocata una
modificazione decisiva e fondamentale su questo
punto sarebbe possibile modificare
progressivamente i termini stessi del problema.
I miei migliori auguri Sindaco Di
Cerbo, temo che non sarà per lei opera facile
(anche se la sua intuizione è avvalorata dalla
storia, fu inizialmente l’approccio
gradualistico di Monnet successivamente
proseguito in maniera costituzionalistica da
Spinelli a permettere l’unificazione europea);
e non sarà opera facile poiché
la unificazione deve prescindere da un dato
oggettivo, ossia che non esiste uomo politico
che non sia fortemente egocentrico, ed è ovvio:
se non lo fosse, non avrebbe mai imposto la sua
immagine e la sua persona.
Mi sembra di intuire dal suo
approccio risolutivo, dato dal volere
instaurare un dialogo a cinque e immediatamente
, qualcosa che la differenzia dagli altri (per
inciso non ho il piacere di conoscerla, mi
attengo a quanto ho avuto modo di leggere sul
suo conto); qualcosa che potrebbe permetterle
di riuscire nella impresa di far lavorare tutti
gli uomini uniti, dimostrando loro che, al di là
delle divergenze essi hanno un interesse
comune...
Abitualmente si pensa che un uomo
solo, nel nostro mondo così organizzato e
complesso, sarebbe ridotto all'impotenza, (per
questo i fondamenti etici e della morale, che
non riposano su niente se non
sull’individualismo, vacillano). ...
Le voglio ricordare a conforto
della sua posizione che:
“Senza l'azione di Monnet non ci
sarebbe la Comunità… I fatti sono questi, e il
loro significato è chiaro. Monnet ha creato la
comunità, e la Comunità ha condizionato la
politica europea e mondiale. Ciò significa che
da venticinque anni a questa parte le grandi
forze storiche hanno seguito o fronteggiato un
corso di cose in parte stabilito da un uomo
solo, Jean Monnet. (M. Albertini, Il
Federalista, 1977)“
UN UOMO SOLO PUO’ CAMBIARE IL
MONDO.
Lia Buono
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