6 ottobre 2009
Unione dei comuni, l'opinione di Lia Buono
Lia Buono

 

 

Ritengo che sia nella ricerca spasmodica del maggior numero di consensi la lentezza di realizzazione del progetto di  unificazione dei comuni sanniti.

E’ lapalissiana la affermazione:

“Nella condizione in cui siamo, le nostre azioni non riescono ad arrivare dove si prendono le decisioni più importanti. Al contrario uniti avremmo una forza sostanziale enorme”.

Tuttavia è difficile concretare tale pensiero ,universalmente riconosciuto, in azioni concrete per questo concordo appieno la posizione del sindaco Di Cerbo .

Se si dà per assunto che “la riflessione non può essere separata dall’azione”

è ovvio che almeno la prima fase di un procedimento così complesso data la frammentarietà culturale oltre che territoriale del Sannio deve essere preso da   persone di azione .

Proprio l’approccio gradualistico di Di Cerbo  mi fa immediatamente intuire e sperare che possa essere lui il “Monnet del Sannio”.

L’approccio gradualistico è di grande praticità e concretezza,affrontare la questione su un numero limitato di azioni, immediatamente e con un numero limitato di attori, permetterebbe  di partire in maniera concreta  e risolutive e comporterebbe  un cambiamento reale e sostanziale nella frammentarietà che caratterizza la “isola felice” Sannio; quindi,provocata una modificazione decisiva e fondamentale su questo punto sarebbe  possibile modificare progressivamente i termini stessi del problema.

I miei migliori auguri Sindaco Di Cerbo, temo che non sarà per lei opera facile (anche se la sua intuizione è avvalorata dalla storia, fu inizialmente l’approccio gradualistico di Monnet successivamente proseguito in maniera costituzionalistica da Spinelli a permettere l’unificazione europea);

e non sarà opera facile  poiché la unificazione deve prescindere da un dato oggettivo, ossia che  non esiste uomo politico che non sia fortemente egocentrico, ed è ovvio: se non lo fosse, non avrebbe mai imposto la sua immagine e la sua persona.

Mi sembra di intuire dal suo approccio risolutivo,   dato dal volere instaurare un dialogo a cinque e immediatamente , qualcosa che la differenzia dagli altri (per inciso non ho il piacere di conoscerla, mi attengo a quanto ho avuto modo di leggere sul suo conto); qualcosa che  potrebbe permetterle di riuscire nella impresa di  far lavorare tutti gli uomini uniti, dimostrando loro che, al di là delle divergenze  essi hanno un interesse comune...

Abitualmente si pensa che un uomo solo, nel nostro mondo così organizzato e complesso, sarebbe ridotto all'impotenza,  (per questo i fondamenti etici e della morale, che non riposano su niente se non  sull’individualismo, vacillano). ...

Le voglio ricordare a conforto della sua posizione che:

“Senza l'azione di Monnet non ci sarebbe la Comunità… I fatti sono questi, e il loro significato è chiaro. Monnet ha creato la comunità, e la Comunità ha condizionato la politica europea e mondiale. Ciò significa che da venticinque anni a questa parte le grandi forze storiche hanno seguito o fronteggiato un corso di cose in parte stabilito da un uomo solo, Jean Monnet. (M. Albertini, Il Federalista, 1977)“

UN UOMO SOLO PUO’ CAMBIARE IL MONDO. 

 

Lia Buono

 

 

 


     

 Valle Telesina


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