Verifica maggioranze Provincia
e Comuni: a quando la verifica con i cittadini?
Mastella
ufficializza il suo accordo con il PDL e mette a
rischio le precarie maggioranze di
centro-sinistra sancite dalle ultime
amministrative,
già
allora mal digerite da molti elettori di questo
schieramento. La giustificazione più usata in
quei giorni era la necessità di arginare
l’avanzata della destra e delle sue politiche
devastanti per la democrazia e per i lavoratori
e molti elettori, come in precedenti occasioni,
hanno votato turandosi il naso e chiudendo gli
occhi pur di avere qualche speranza di una
politica meno arroccata nelle stanze del potere
e più vicina alle esigenze dei cittadini.
In pratica, pur non fidandosi
di certi personaggi, molti di questi elettori li
hanno votati, “trovandosi costretti a pentirsi”
molte volte per le lotte di potere, spartizioni,
distinguo interminabili e vergognosi per chi si
aspettava un cambiamento e la possibilità di
dare una svolta ed un futuro alle nostre realtà
sempre più marginalizzate e ostaggio di
personaggi dediti solo al loro tornaconto,
simbolo del sistema di potere corrotto creato
nel nostro territorio.
Nessuno, però, si sarebbe
aspettato di assistere anche allo spettacolo
indegno di verifiche di maggioranze che non
esistono più e a nuovi accordi con esponenti
dell’opposizione pur di mantenere in piedi delle
amministrazioni con i relativi posti di potere e
di clientele.
Bella coerenza e incredibili
dichiarazioni sulla necessità di continuare a
governare per portare avanti un progetto
politico alto. Ma che progetto può mai essere un
progetto condiviso da destra e sinistra?
Certamente non può essere un progetto che possa
rispondere alle attese dei cittadini che
assistono impotenti allo scempio della
democrazia e dei territori, o un progetto che
possa far sperare in una inversione di tendenza.
Se nelle stanze del potere si può così
repentinamente cambiare alleanze e
interlocutori, i cittadini non possono che
pensare che la politica non è al servizio dei
cittadini ma di poteri forti che condizionano e
dettano le scelte a loro più confacenti, senza
distinzione tra destra, centro e sinistra. Se
questo è antipolitica, che cosa pensare di
questo trasformismo? Anche l’affermazione di una
“necessità” di salvare la legislatura per
portare avanti la buona politica di qualche
assessore può essere letta come antipolitica.
La democrazia si basa sul
consenso, sulla trasparenza, sulla condivisione,
non di certo sull’azione imposta dall’alto e
considerata tanto illuminata da non aver bisogno
del confronto e dell’approvazione da parte dei
propri elettori. Questo è arroganza, delirio di
onnipotenza e non servizio alla comunità. La
coerenza e lo spirito di servizio non possono
non tener conto di questo, se non nascondono le
solite manovre per crearsi orticelli di potere
con relative clientele per assicurarsi il
proprio pacchetto di voti.
Ciò che è
successo
e succede alla
Provincia è speculare a ciò che succede anche
nel nostro comune. Anche a Guardia si chiede una
verifica della maggioranza, visto che ben cinque
consiglieri sono dell’UDEUR, e di cui noi
cittadini ancora non conosciamo l’esito, né ci
aspettiamo di esserne informati.
L’attuale Amministrazione è
frutto di un accordo preelettorale fatto dalle
segreterie di partito senza nessun
coinvolgimento dei cittadini. Un accordo che non
si capisce, ovviamente dal di fuori delle stanze
del potere, da chi sia stato voluto, visto che
gli eletti sono stati sin dall’inizio l’un
contro l’altro armati, causando una situazione
di stallo e di inerzia incredibile e deleteria
per il paese. Sembra quasi di non avere una
amministrazione. I contrasti e le polemiche
sembrano riguardare singoli personaggi e cariche
più che il funzionamento della macchina
amministrativa o le politiche di programmazione
del territorio necessarie per rilanciare un
paese abbandonato ai suoi problemi ed al suo
degrado.
Tranne poi ricompattarsi, e
sembrare un’amministrazione normale, per fare
muro contro i cittadini che hanno tentato o
tentano di chiedere una politica diversa, più
attenta all’ambiente, alla difesa dell’economia
locale e di un modello di sviluppo sostenibile,
alla coesione sociale, all’offerta culturale e
ricreativa per i giovani. Le richieste dei
cittadini per una corretta e razionale gestione
dei rifiuti, per il miglioramento della raccolta
differenziata, per una attenzione maggiore alle
politiche sociali, o per il controllo sulle
installazioni selvagge di antenne sono cadute
nel vuoto, persino derise e considerate
improprie intrusioni in campi riservati ai “
professionisti “ dell’amministrazione. Tutto ciò
senza minimamente considerare l’obbligo delle
amministrazioni di favorire la partecipazione e
assumere decisioni discusse e condivise dai
cittadini.
E’ questo che intendiamo
quando diciamo che la situazione della provincia
è speculare a quella di molti comuni. Una
coalizione imposta ai cittadini, decisa dai
soliti noti, è un comodo scudo per non prendere
decisioni, per incolpare altri, lasciare allo
sbando un’intera comunità senza sentirsene
minimamente colpevoli. Chi ha accettato una
coalizione dovrebbe assumersene la
responsabilità. Se non è possibile governare con
una maggioranza, non chiesta né voluta dai
cittadini ma voluta e decisa dagli stessi
consiglieri che non riescono a lavorare insieme
per il bene comune, allora coerenza e
responsabilità richiederebbero un ritorno alle
urne con coalizioni vere, omogenee, con
possibilità di durare e funzionare. Senza
continuare a far finta di amministrare dall’alto
delle proprie certezze di essere indispensabili
e alternativi.
Nella situazione di stallo in
cui ci troviamo, a Guardia come in molti altri
Comuni ed alla Provincia, non è la diversità di
qualcuno che percepiscono i cittadini. I
cittadini percepiscono le solite manovre di
corridoio e di ricerca del potere personale.
Purtroppo, mentre le coalizioni rissose perdono
mesi ed anni interi su questioni di potere, di
incarichi e clientele, altrove si decidono le
sorti dell’intera provincia, con prospettive
devastanti per l’economia, la coesione sociale,
la vivibilità del territorio. Le verifiche
richieste a dritta e a manca non dovrebbero
essere quelle sui voti su cui poter contare nei
vari Consigli: la vera ed unica verifica da fare
dovrebbe essere quella con i cittadini, sui
programmi, sulle scelte fatte e da fare, chiare
e puntuali, sui problemi reali e non sulle
solite poltrone da difendere e ridistribuire.
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