9 luglio 2009
Ospedale Rummo BN, comoda sede per criminali
Serena Romano

 

 

 

ASSOCIAZIONE DI FAMILIARI E AMICI DEI SOFFERENTI  PSICHICI

“La rete sociale”

  

La lettura dei giornali di oggi ci ha veramente sconvolti. Abbiamo saputo che il reparto psichiatrico di diagnosi e cura situato al Rummo - per il quale stiamo lottando affinché non venga spostato a Sant’Agata dei Goti – sarebbe diventato una comoda sede di estorsioni per un gruppo criminale.

“Estorsione, aggravata dal metodo mafioso” è, infatti, l’accusa ipotizzata nel decreto di fermo emesso contro Saverio e Luigi Sparandeo e contro Antonio Mottola. Estorsione che, in una nota del  procuratore aggiunto della DDA di Napoli, sarebbe avvenuta con un sistema “emblematico” per “agganciare le vittime”: cioè nel reparto psichiatrico del Rummo (noto come SPDC) dove Saverio Sparandeo “elemento apicale dell’omonimo clan” era stato ricoverato. Ricovero che sembra sia durato oltre 2 mesi: una durata più che anomala.

Insomma, ci è voluta la DDA di Napoli per svelare quello che alcune “voci” e denunce di ammalati ci avevano fatto intuire.

Ebbene, la gravità di questa notizia - che pone negativamente l’organizzazione della Salute Mentale di Benevento all’attenzione nazionale – è così rilevante che richiede un assoluto e definitivo chiarimento da parte dei responsabili sanitari all’opinione pubblica e, in particolare, alla nostra Associazione che rappresenta i familiari degli ammalati spesso ospitati dall’SPDC.

Infatti, non si può tollerare che questo episodio – che penalizza gli interessi dei nostri sofferenti e mortifica il lavoro quotidiano di tanti operatori sanitari che si impegnano con professionalità - venga sbrigativamente liquidato con scambi di lettere burocratiche o sui giornali, sostanzialmente incomprensibili per i cittadini, che sembrano scritte soprattutto con l’obiettivo di scaricare formalmente le proprie responsabilità.

E poiché viviamo in un mondo gravido di domande senza risposte,  poniamo pubblicamente i  seguenti interrogativi ai vertici sanitari a qualunque livello - vertice della Asl, del Dipartimento di Salute Mentale, dell’SPDC – dai quali abbiamo il diritto civile di avere risposte chiare :

1) Chi e perché ha consentito l’accoglimento di Saverio Sparandeo nell’SPDC di Benevento?

2) Chi ha consentito che potesse rimanere per oltre 2 mesi in un reparto dove normalmente il ricovero non supera qualche settimana?

3) E’ vero che in una situazione sanitaria nella quale scarseggiano strutture e  posti letto, gli sarebbe stata concessa una camera singola? E a che titolo?

4) Quali effetti sulle cure ai malati ha avuto vivere nel clima di disuguaglianza e intimidazione inevitabilmente creatosi?

5) E soprattutto: visto che il vero pericolo sono i criminali e non i malati, non vi sembra arrivato il momento di aprire le porte di ferro che ingiustamente isolano dal mondo i sofferenti dell’SPDC? In altre parole: visto che questa struttura sembrerebbe così permeabile all’ingresso di “estranei” perché non renderla “aperta” agli unici veri interessati, cioè agli ammalati, ai loro amici e familiari?

 Serena Romano

 


 

 

Virgilio Notizie

http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2009/07_luglio/07/camorra_benevento

_boss_chiede_pizzo_anche_da_ospedale_3_arresti,19809960.html

Camorra/ Benevento, boss chiede pizzo anche da ospedale:3 arresti

In manette Saverio e Luigi Sparandeo e Antonio Mottola

APCOM

Ha ricevuto una vittima delle sue estorsioni persino nella stanza di ospedale nel quale era ricoverato. E' Saverio Sparandeo, 47 anni, capo dell'omonimo clan attivo tra Benevento e la sua provincia che è stato arrestato insieme a due suoi complici: Luigi Sparandeo, 43 anni e ad Antonio Mottola, 39 anni. I provvedimenti di fermo sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Benevento su disposizione della Dda di Napoli. Ai tre viene contestato il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il decreto riguarda, infatti, l'attività estorsiva compiuta dagli esponenti dell'organizzazione camorristica tra i mesi di aprile e maggio 2009 ai danni di imprenditori impegnati in lavori edili per la realizzazione di un complesso residenziale. Determinanti per lo sviluppo delle indagini sono state le intercettazioni telefoniche, i servizi di controllo del territorio e di alcuni pregiudicati. Emblematico, secondo gli inquirenti, il metodo utilizzato dagli esponenti del clan per avvicinare le vittime e portare a termine i propri scopi criminali. Saverio Sparandeo, ad esempio, era detenuto in la casa di lavoro di Modena 'Saliceto San Giuliano', ma durante la sua permanenza presso il reparto psichiatrico dell'ospedale Rummo di Benevento, si è fatto accompagnare una delle sue vittime fino al suo letto nel nosocomio e ha formulato, in modo chiaro, una richiesta estorsiva per una somma variabile tra i 3 e i 5mila euro per ogni appartamento in costruzione. E' stato accertato che l'imprenditore Antonio Mottola, invece, faceva da anello di collegamento tra le vittime e gli estorsori Luigi e Saverio Sparando ed era subentrato a un'altra ditta per i lavori di 'movimento terra' propedeutici alla realizzazione del complesso residenziale. Dopo vari incontri tra gli estorsori e le vittime, la richiesta estorsiva complessiva è stata concordata in 50mila euro.

 

 

 


     

 Valle Telesina


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