30 luglio 2009
Sannio, tagli sanità: assistenza a rischio
Il Mattino

 

 

28 luglio 2009

L’Asl cerca di limitare i danni accelerando sull’apertura del nuovo nosocomio di S. Agata dei Goti

Tagli sanità, assistenza a rischio

Due ospedali verso la chiusura, ridotte le Guardie mediche: provincia penalizzata

 

Sanità, i tagli si abbattono anche sul Sannio. Due gli ospedali che chiuderanno, il vecchio nosocomio «San Giovanni di Dio» di S. Agata dei Goti e il «Maria delle Grazie» di Cerreto Sannita, Salgono a 12 le guardie mediche ridotte. L’assistenza, soprattutto in provincia, diventa a rischio. Nel vertice che si è tenuto a Napoli tra il sindaco di S. Agata e il manager dell’Asl Bn1 è stata affrontata la questione ospedale. Si è in pratica deciso di fare di tutto per garantire che la chiusura dei due ospedali avvenga solo dopo l’apertura del nuovo nosocomio sempre a S. Agata. Inoltre il taglio delle guardie mediche, pur se confermato, non dovrebbe comportare problemi almeno per i livelli occupazionali dei meidici. Intanto il presidente dell’Ordine dei Medici di Benevento, Vincenzo Luciani, chiede un confronto con i vertici delll’Asl ai quali consiglia «di mantenere aperti presìdi nelle aree un più periferiche della provincia».

 

Sanità, il Sannio prova a limitare i danni
 

MARIA SARA PEDICINI Realizzare una staffetta perfettamente sincronizzata tra la chiusura del vecchio ospedale ”San Giovanni di Dio” e l’apertura del nuovo presidio sanitario di contrada San Pietro, il ”Sant’Alfonso”. È con questo obiettivo ben chiaro in mente che il sindaco di Sant’Agata dei Goti, Carmine Valentino, è approdato ieri nella sede della Giunta regionale per incontrare il direttore generale dell’Asl Bn 1, Bruno De Stefano, trattenuto a Napoli dagli impegni legati alla bufera-commissariamento. Al manager Valentino ha detto: «Non chiediamo un occhio di riguardo ma rispetto per le aspettative di un territorio difficilissimo dal punto di vista geomorfologico e dei collegamenti viari, e per quanto stabilito dal Consiglio Regionale con la legge 16 del 2008 che prevede l’apertura del nuovo ospedale». De Stefano, spiega il sindaco, «ha assicurato che, seppure con attività riorganizzate, che prediligono ricoveri ed interventi chirurgici programmati, il ”San Giovanni di Dio” resterà aperto, salvo una diversa nuova valutazione nel caso in cui la Regione dovesse imporre all’Asl un’ulteriore riduzione dei costi». A questo punto ogni giorno, ogni ora diventano importanti. Prima il ”Sant’Alfonso” («un complesso moderno, in linea con i requisiti prescritti proprio dalla normativa regionale») sarà operativo, prima si potrà chiudere il vecchio ospedale nel modo ”indolore” auspicato dal primo cittadino, ovvero senza ripercussioni per la comunità di Sant’Agata e per i residenti dei paesi vicini per i quali non è un’opzione comoda raggiungere Benevento o Caserta.

 

Quel che è certo è che la staffetta San Giovanni-Sant’Alfonso non sarà affatto indolore per i cerretesi: anche le sorti del loro ospedale, il ”Maria delle Grazie” sono legate a quelle della struttura di contrada San Pietro, nel senso che il primo chiuderà quando aprirà il secondo (moderno, efficiente, ma indiscutibilmente lontano) da cui sarà accorpato. «È un passaggio reso obbligato dalla normativa regionale, non certo una nostra scelta» tiene a sottolineare in proposito il direttore sanitario dell’Asl Bn1, Tommaso Zerella. Che assicura: «Stiamo facendo di tutto per rimuovere rapidamente gli ultimi ostacoli, logistici e burocratici, all’apertura del nuovo ospedale». Quanto all’altro fronte caldo della sanità sannita, quello delle guardie mediche, è ancora in via di definizione la nuova geografia dei presidi. «Stiamo valutando - spiega Zerella - tutti i fattori rilevanti: idoneità delle sedi, posizione sul territorio, volume di attività». L’unica notizia rassicurante, per gli operatori del settore, è che al taglio di 12 sedi su 25 non corrisponderà un ridimensionamento altrettanto drastico dei livelli occupazionali, perchè in ogni guardia medica si alterneranno almeno 8 medici (e forse qualcuno in più nel capoluogo), in modo che per ogni turno ne siano presenti almeno 2.

 

Su decisioni strategiche come la distribuzione sul territorio delle guardie mediche sarebbe auspicabile un confronto tra Asl e Ordine dei medici. Invece, come spiega il presidente Vincenzo Luciani, sull’argomento l’organismo di categoria non ha alcuna voce in capitolo. «Non pretendiamo — sottolinea il medico - che la nostra opinione sia resa obbligatoria e magari vincolante; crediamo però di poter dare indicazioni importanti, forti della capillare conoscenza del territorio e della sua domanda di sanità, fotografata quotidianamente dalla rete dei medici di base». Dottor Luciani, a suo avviso quali criteri l’Asl dovrebbe seguire nello stabilire quali presìdi salvare e quali chiudere? «Io consiglierei all’Asl di mantenere i presìdi soprattutto nelle aree un più periferiche della provincia, o in quelle comunque distanti o mal collegate con gli ospedali. È evidente che chi vive a Benevento o nelle vicinanze può trovare più risposte ad un’eventuale necessità di cure negli orari in cui non è disponibile il medico di base. Non può dirsi certo lo stesso per chi vive a Baselice o a Montefalcone, solo per citare due esempi».

 

Al di là della distribuzione, saranno sufficienti 13 guardie mediche per tenere d’occhio tutto il Sannio di notte e nei giorni festivi? «Ovviamente la diminuzione del numero dei presidi potrà comportare maggiori problemi per la popolazione. Diventa perciò ancora più importante studiare con attenzione l’ubicazione delle sedi e privilegiare le aree più disagiate dal punto di vista logistico». Cosa accadrà invece a quei medici, pochi o tanti, che perderanno il posto a causa di questi tagli? «Effettivamente per i medici che sono in regime di convenzione con l’Asl non esistono i ”paracadute” previsti per altri comparti lavorativi. La situazione contingente però è resa meno drammatica dal fatto che è stata recentemente ufficializzata l’esistenza di una serie di ”carenze”, nel Sannio, sia per la medicina generale che per la continuità assistenziale: questo vuol dire che esiste una concreta possibilità di ricollocazione lavorativa». Che dire a questi medici? «Mi appello a tutti i colleghi coinvolti dai tagli, invitandoli a considerare l’Ordine come il loro punto di riferimento. Se c’è da combattere, meglio evitare iniziative isolate: tutti insieme potremo ottenere risultati senz’altro maggiori. E come Ordine, vigileremo anche sull’applicazione omogenea delle norme restrittive: non consentiremo, cioè, che il Sannio subisca le conseguenze degli sprechi altrui. Ci sentiremmo doppiamente defraudati se, dopo aver operato tagli così pesanti e dolorosi, in altri territori venissero fatte valere regole diverse». m.s.p.

 

 

     

 Valle Telesina


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