28 luglio 2009
L’Asl cerca di limitare i danni accelerando
sull’apertura del nuovo nosocomio di S. Agata
dei Goti
Tagli sanità, assistenza a rischio
Due ospedali verso la chiusura, ridotte le
Guardie mediche: provincia penalizzata
Sanità, i tagli si abbattono anche sul Sannio.
Due gli ospedali che chiuderanno, il vecchio
nosocomio «San Giovanni di Dio» di S. Agata dei
Goti e il «Maria delle Grazie» di Cerreto
Sannita, Salgono a 12 le guardie mediche
ridotte. L’assistenza, soprattutto in provincia,
diventa a rischio. Nel vertice che si è tenuto a
Napoli tra il sindaco di S. Agata e il manager
dell’Asl Bn1 è stata affrontata la questione
ospedale. Si è in pratica deciso di fare di
tutto per garantire che la chiusura dei due
ospedali avvenga solo dopo l’apertura del nuovo
nosocomio sempre a S. Agata. Inoltre il taglio
delle guardie mediche, pur se confermato, non
dovrebbe comportare problemi almeno per i
livelli occupazionali dei meidici. Intanto il
presidente dell’Ordine dei Medici di Benevento,
Vincenzo Luciani, chiede un confronto con i
vertici delll’Asl ai quali consiglia «di
mantenere aperti presìdi nelle aree un più
periferiche della provincia». Sanità, il Sannio prova a limitare i danni
MARIA SARA PEDICINI Realizzare una staffetta
perfettamente sincronizzata tra la chiusura del
vecchio ospedale ”San Giovanni di Dio” e
l’apertura del nuovo presidio sanitario di
contrada San Pietro, il ”Sant’Alfonso”. È con
questo obiettivo ben chiaro in mente che il
sindaco di Sant’Agata dei Goti, Carmine
Valentino, è approdato ieri nella sede della
Giunta regionale per incontrare il direttore
generale dell’Asl Bn 1, Bruno De Stefano,
trattenuto a Napoli dagli impegni legati alla
bufera-commissariamento. Al manager Valentino ha
detto: «Non chiediamo un occhio di riguardo ma
rispetto per le aspettative di un territorio
difficilissimo dal punto di vista geomorfologico
e dei collegamenti viari, e per quanto stabilito
dal Consiglio Regionale con la legge 16 del 2008
che prevede l’apertura del nuovo ospedale». De
Stefano, spiega il sindaco, «ha assicurato che,
seppure con attività riorganizzate, che
prediligono ricoveri ed interventi chirurgici
programmati, il ”San Giovanni di Dio” resterà
aperto, salvo una diversa nuova valutazione nel
caso in cui la Regione dovesse imporre all’Asl
un’ulteriore riduzione dei costi». A questo
punto ogni giorno, ogni ora diventano
importanti. Prima il ”Sant’Alfonso” («un
complesso moderno, in linea con i requisiti
prescritti proprio dalla normativa regionale»)
sarà operativo, prima si potrà chiudere il
vecchio ospedale nel modo ”indolore” auspicato
dal primo cittadino, ovvero senza ripercussioni
per la comunità di Sant’Agata e per i residenti
dei paesi vicini per i quali non è un’opzione
comoda raggiungere Benevento o Caserta.
Quel che è certo è che la staffetta San
Giovanni-Sant’Alfonso non sarà affatto indolore
per i cerretesi: anche le sorti del loro
ospedale, il ”Maria delle Grazie” sono legate a
quelle della struttura di contrada San Pietro,
nel senso che il primo chiuderà quando aprirà il
secondo (moderno, efficiente, ma
indiscutibilmente lontano) da cui sarà
accorpato. «È un passaggio reso obbligato dalla
normativa regionale, non certo una nostra
scelta» tiene a sottolineare in proposito il
direttore sanitario dell’Asl Bn1, Tommaso
Zerella. Che assicura: «Stiamo facendo di tutto
per rimuovere rapidamente gli ultimi ostacoli,
logistici e burocratici, all’apertura del nuovo
ospedale». Quanto all’altro fronte caldo della
sanità sannita, quello delle guardie mediche, è
ancora in via di definizione la nuova geografia
dei presidi. «Stiamo valutando - spiega Zerella
- tutti i fattori rilevanti: idoneità delle
sedi, posizione sul territorio, volume di
attività». L’unica notizia rassicurante, per gli
operatori del settore, è che al taglio di 12
sedi su 25 non corrisponderà un
ridimensionamento altrettanto drastico dei
livelli occupazionali, perchè in ogni guardia
medica si alterneranno almeno 8 medici (e forse
qualcuno in più nel capoluogo), in modo che per
ogni turno ne siano presenti almeno 2.
Su
decisioni strategiche come la distribuzione sul
territorio delle guardie mediche sarebbe
auspicabile un confronto tra Asl e Ordine dei
medici. Invece, come spiega il presidente
Vincenzo Luciani, sull’argomento l’organismo di
categoria non ha alcuna voce in capitolo. «Non
pretendiamo — sottolinea il medico - che la
nostra opinione sia resa obbligatoria e magari
vincolante; crediamo però di poter dare
indicazioni importanti, forti della capillare
conoscenza del territorio e della sua domanda di
sanità, fotografata quotidianamente dalla rete
dei medici di base». Dottor Luciani, a suo
avviso quali criteri l’Asl dovrebbe seguire
nello stabilire quali presìdi salvare e quali
chiudere? «Io consiglierei all’Asl di mantenere
i presìdi soprattutto nelle aree un più
periferiche della provincia, o in quelle
comunque distanti o mal collegate con gli
ospedali. È evidente che chi vive a Benevento o
nelle vicinanze può trovare più risposte ad
un’eventuale necessità di cure negli orari in
cui non è disponibile il medico di base. Non può
dirsi certo lo stesso per chi vive a Baselice o
a Montefalcone, solo per citare due esempi».
Al
di là della distribuzione, saranno sufficienti
13 guardie mediche per tenere d’occhio tutto il
Sannio di notte e nei giorni festivi?
«Ovviamente la diminuzione del numero dei
presidi potrà comportare maggiori problemi per
la popolazione. Diventa perciò ancora più
importante studiare con attenzione l’ubicazione
delle sedi e privilegiare le aree più disagiate
dal punto di vista logistico». Cosa accadrà
invece a quei medici, pochi o tanti, che
perderanno il posto a causa di questi tagli?
«Effettivamente per i medici che sono in regime
di convenzione con l’Asl non esistono i
”paracadute” previsti per altri comparti
lavorativi. La situazione contingente però è
resa meno drammatica dal fatto che è stata
recentemente ufficializzata l’esistenza di una
serie di ”carenze”, nel Sannio, sia per la
medicina generale che per la continuità
assistenziale: questo vuol dire che esiste una
concreta possibilità di ricollocazione
lavorativa». Che dire a questi medici? «Mi
appello a tutti i colleghi coinvolti dai tagli,
invitandoli a considerare l’Ordine come il loro
punto di riferimento. Se c’è da combattere,
meglio evitare iniziative isolate: tutti insieme
potremo ottenere risultati senz’altro maggiori.
E come Ordine, vigileremo anche
sull’applicazione omogenea delle norme
restrittive: non consentiremo, cioè, che il
Sannio subisca le conseguenze degli sprechi
altrui. Ci sentiremmo doppiamente defraudati se,
dopo aver operato tagli così pesanti e dolorosi,
in altri territori venissero fatte valere regole
diverse». m.s.p.
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