16 febbraio 2009
Cerreto, padri predicatori e Madonna della Libera
Lorenzo Morone

 

 

Il regalo di un libro edito nel 1715 dall’Ordine dei Padri Predicatori, mi ha offerto lo spunto per ritornare sulla importanza di  Campo di Fiori, in Cerreto Sannita, un sito ove, fino a metà seicento, come leggeremo in seguito, vi era “un’antichissima Chiesa  fabbricata di grosse pietra quadrate, e poste una sopra l’altra senza calcina”, ottenuta trasformando la cella di un tempio Sannita, come da tradizione (basti pensare al Duomo di Siracusa).  Il  libro è titolato: “ Le dodici province del Regno di Napoli” e, uno dei capitoli,  la “Stella XXXII-del segno di Ariete”, è dedicato a S. Maria della Libera nella terra di Cerreto. Allorché, nel 2001, regalai al Comune il progetto per il recupero dell’area circostante la Chiesa, c’era in me l’ansia di ridare dignità ad un luogo bellissimo, ricco di storia, è che è stato, probabilmente, l’avamposto sannita verso la pianura Campana. Ed effettivamente, effettuati i lavori con l’alta sorveglianza della Sovrintendenza Archeologica di Salerno, si è avuta la certezza che “quelle pietre squadrate” non erano lì perché trasportateci, ma erano il podio “interrato” di un antichissimo tempio Sannitico. Certo, se dopo i lavori si fossero li apposti dei pannelli didascalici, probabilmente la gente avrebbe potuto apprezzare di più il sito, che presenta stratificazioni millenarie, e, chissà, qualche appassionato avrebbe potuto spingersi lassù ad arricchirsi sia culturalmente, semplicemente guardandosi intorno, sia materialmente fermandosi a mangiare in uno dei tanti, ottimi locali che punteggiano il territorio. Ma, si sa, non tutti la pensano così, e preferiscono altre iniziative.

Ma leggiamo insieme la descrizione settecentesca della zona.

…In una di queste Province, e precisamente nel Principato Ultra o Ulteriore, con capoluogo Avellino, era la Terra di Cerreto.…poco discosto dalla sopra descritta Terra di Cerreto sollevasi una collina, che ancora porta, e mantiene l’antico nome di Campo di Fiore, che ottenne, come si ha per tradizione antichissima, da un tal Capitano Romano detto Fiore, il quale vi piantò l’esercito, quando guerreggiò con l’Imperadore Licinio, che in una forte, ed inespugnabile Rocca erasi fortificato, e di questa si veggono in piedi alcune reliquie, tenendo ancora l’antico nome di Rocca di Licinio. In questo colle dunque era un’antichissima Chiesa  fabbricata di grosse pietra quadrate, e poste una sopra l’altra senza calcina, delle quali pietre fino a qualche tempo fa ne veggono alcune sparse per quelle campagne. Era nulladimeno la Chiesa assai angusta, e vi si adorava una statua della Vergine scolpita in legno colorito, e il suo titolo era di Santa Maria della Libera. Durò questo culto fino all’anno 1656, quando dilatatosi per tutto il Regno il male epidemico (la peste), attaccossi anche in Cerreto. Intimoriti i Cerretani in vedere tanti portati al sepolcro in pochi giorni, come devotissimi di quell’antica Effigie, per averla più da vicino la portarono alla Chiesa delle Monache di S.Chiara, ove porgevano incessanti suppliche, acciocché il Signore, mediante la intercessione della Sua Santissima Madre, placando il suo sdegno, liberasse quel Popolo dal pestifero male. Non furono vane le loro suppliche, perché dopo alcune settimane cessò il contagio; onde quei Cittadini memori di un tanto beneficio, e grati alla loro sovrana Benefattrice, le donarono tant’oro, argento, denaro, ed animali, che cavandone la somma di settemila, e più scudi, con essi demolita l’antica, edificarono una nuova Chiesa, ma così magnifica, e riguardevole, che degnamente può dirsi unica in quei paesi. Vi sta destinato di continuo un Sacerdote, che con titolo di Cappellano vi celebra ogni festa la Santa Messa coll’assistenza di un Romito, che la custodisce. Il concorso è ammirabile in tutti i giorni dell’anno, vedendo quanto è liberale Maria della Libera nel liberarli da qualsivoglia travaglio, infermità, e miseria.”

La lettura del brano, oltre che rendere evidente la presenza “integra” del tempio nel 1650, suggerisce alcune considerazioni:

  • non c’è da meravigliarsi se, nel 1650, con facilità si distruggeva un monumento per realizzarne un altro: come sappiamo, prima della rivoluzione francese era culturalmente accettato che ogni manifestazione artistica contemporanea fosse superiore a quella precedente, per cui ben si poteva demolire un monumento o devastare una vecchia città. Oggi, per fortuna, nessuno più distruggerebbe un monumento o una vecchia città sepolta.
  • i resti del nostro Tempio, su cui è stata poi edificata l’attuale Chiesa, sono straordinariamente simili, se non uguali, a quelli esistenti e turisticamente valorizzati nel Sannio Molisano. Infatti il Tempio di Cerreto misura, alla base, m 17,92 X 10,81; il tempio piccolo di Pietrabbondante m 17,70 x 12,20, quello di Vastogirardi è praticamente la fotocopia del nostro, misurando m 17,92 x 10,81, con  un'altezza del podio di m 1,83.
  • La Madonna della Libera è al centro di un sito archeologico che comprende a DX La Rocca, a Sx, sulle pendici di Monte Coppe, il Villaggio. E poi, verso Pontelandolfo, la villa Romana. Un pensiero: valorizzando il sito, per aggiungerlo a quanto altro abbiamo, e unendo le nostre forze a quelle del circondario,  non è che potremmo attirare qualche persona in più dalle nostre parti senza …panem et circences?

 

Arch. Lorenzo Morone

 

 

     

 Valle Telesina


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