Giovedì 23 una telefonata ripetuta, insistente,
mi costrinse a rispondere anche quando non avrei
dovuto. Una voce amica, rotta dall’emozione, mi
avvisava: è morto il Preside. Si, proprio così.
Non serviva il cognome per identificare chi,
nella sua vita, aveva incarnato quella che
dovrebbe essere la figura del Preside: l’ing.
Antonio Ucci, Preside dell’Istituto Carafa di
Cerreto Sannita dall’80 al 93. Rientrato a
Cerreto, mi aspettavo di vedere un paese listato
a lutto: macché, il solito, rituale manifesto
del nostro Istituto, poi nulla. Come sempre
capita a chi fa qualche cosa al di fuori degli
usuali schemi politici, solo per il
piacere-dovere di fare. E’ tutto da dimenticare.
Ma io non dimentico chi ha fatto qualche cosa
per i ragazzi della Valle e, soprattutto, per
Cerreto, e non potendo attribuire altro, gli
dedico un ricordo. Che parte da lontano.
L’attuale sede dell’Istituto tecnico sorge sui
resti di quello che fu il Palazzo Ducale dei
Carafa, la grande famiglia che volle Cerreto,
“TOTIUS SUPERIORIS STATUS METROPOLIS”.
Carlo II Carafa volle il palazzo in periferia,
di fronte alla Cattedrale, pur essa decentra a
vantaggio della orgogliosa Collegiata di S.
Martino. Grande avrebbe dovuto essere il
palazzo, visto le fondazioni che sono state
rinvenute durante i lavori di ampliamento, ma fu
distrutto quasi completamente dal terremoto del
1805. Passato alla Chiesa, fu ristrutturato
subito dopo la II guerra mondiale per essere
adibito a Sede del Liceo Classico.
Nell’ottobre 1984, per consentirne la
ristrutturazione, visto il continuo aumento
della popolazione scolastica dell’Istituto
Tecnico che qui era ospitato dal 1962, il
palazzo fu acquistato dalla Provincia di
Benevento, grazie alla disponibilità di Mons.
Felice Leonardo e del V. Presidente della
Provincia Giacomo Massarelli.
Nell’anno scolastico 1986-87 gli alunni della V
B geometri, guidati dal sottoscritto, docente di
Costruzioni, realizzarono, come esercitazione
scolastica, il progetto dell’ampliamento
dell’Istituto. Il progetto, nel maggio 1987, fu
presentato al Ministro della Pubblica Istruzione
Franca Falcucci, in visita a Cerreto perché qui
eletta come Senatrice. Erano presenti il Sindaco
di allora Avv. Antonio Barbieri ed il Preside
Ucci, ideatore e trascinatore di tutto e tutti.
Il progetto fu apprezzato a tal punto dal
Ministro che, appena rientrato a Roma, emise il
Decreto di finanziamento dei lavori per Lire
3.200.000.000.
La prima pietra fu posta nel marzo 1990 ed i
lavori, attraverso varie vicende burocratiche,
grazie alla continua mobilitazione di docenti ed
alunni ed alla collaborazione dei tecnici della
Provincia nonché di qualche politico sensibile,
furono conclusi nel 1999. Nell’anno 2000, su
proposta della Pro Loco e grazie al voto unanime
del Consiglio d’Istituto, del Collegio dei
Docenti e dell’Amministrazione Comunale,
l’Istituto fu intitolato a Marzio Carafa, il
fondatore di Cerreto. Si concludeva così un
lungo iter che regalò a Cerreto una scuola
supersicura, che io definisco ”la prima
industria per Cerreto”. Il regista però, il
Preside Ucci, non ha mai potuto godersela.
Ricordo però ancora le sue parole quando, tra le
lacrime dell’addio, mi disse”..Le lascio lo
scettro del comando (dei lavori), completi la
mia opera”. E così fu. Da vero dirigente,
spronava, incoraggiava, assillava con la sua
ricerca della perfezione, facendoci pesantemente
lavorare al solo scopo di raggiungere
l’obiettivo. E tutto al di fuori dell’orario
scolastico, senza le prebende dei tanti progetti
scolastici che oggi pretendono di dare di tutto,
di più, a chi è ancora alla ricerca delle
nozioni fondamentali di cultura e di
comportamento.
Grazie, Ucci. Tu non dettavi le regole perché
gli altri le rispettassero, valevano prima per
te. Tu non aspettavi che altri aprissero la
scuola, tu la aprivi e la chiudevi, pur venendo
da Benevento. Tu riuscivi ad avere una scuola
linda anche con poco personale. Tu non riempivi
le carte “perché devono stare a posto”,
tu ti assumevi le responsabilità del “Dirigente”
ante litteram. Tu pretendevi tanto da personale,
alunni e docenti, ma eri capace di viaggiare
tutta la notte per toglierli dai guai durante
una gita. Tu non prendevi lo stipendio, tu
rendevi un servizio impagabile agli alunni, ai
docenti, allo stato.
Giù il cappello, è morto un uomo.
Lorenzo Morone
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